Genocidio, il tabù della parola

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Genocidio, il tabù della parola

 

Quando ad inizio gennaio l'ONU, attraverso la Corte Internazionale di Giustizia, e su sollecitazione del Sudafrica, ha messo in evidenza il rischio di un genocidio a seguito dello sproporzionato e continuato intervento militare israeliano, in tanti si sono irritati.

La doppia morale della comunità internazionale è un classico della realpolitik ogni qualvolta viene messo in discussione l'operato di un Paese amico.

Subito sono stati mobilitati gli esperti: giuristi, diplomatici, linguisti, a voler sottolineare l'uso inappropriato del termine.

"Le violenze sono una conseguenza della strage precedente".Una legittima difesa, magari eccessiva dicono, ma che nulla attiene con il voler eliminare su base etnica o religiosa una determinata nazionalità.Bisognerà aspettare la fine delle ostilità per una pronuncia definitiva.Nel frattempo, poco importa se continueranno le violenze.

E quanto sangue dovrà scorrere? Dopo mesi di distruzione e trentamila vittime qualcuno fra gli alleati di Israele inizia a farsi l'esame di coscienza?

Oggi essere pacifisti è diventato scomodo.L'esempio del conflitto Ucraina/Nato – Russia è li a dimostrarlo.In tanti hanno provato a cercare una soluzione diplomatica, reclamando il cessate il fuoco.Richiedere un coinvolgimento di tutti gli attori, una tregua, da fastidio a chi intende sfruttare l'occasione (l'imperialismo americano, la destra israeliana e i sionisti) al fine di portare a termine gli obiettivi prefissati (l'allargamento dell'area Nato, l'espulsione dei palestinesi).Dire stop al massacro equivale a passare per filoputiniani o pro Hamas.

Già in passato, chiunque abbia provato a criticare le politiche discriminatorie dello Stato d'Israele è stato accusato di antisemitismo.Israele è diventato intoccabile.

Gran parte dei paesi del Sud del mondo hanno deciso di seguire il Sudafrica; altri, per diversi o sopraggiunti motivi, hanno preferito l'astensione.

Vi sono quelli legati da rapporti commerciali con lo Stato ebraico come il Marocco, il Camerun, il Senegal.

La posizione di Cina e Russia è diversa rispetto all'alleato BRICS, perchè esse stesse sotto accusa di genocidio (per i crimini in Ucraina; per le deportazioni degli Uiguri).

E' suggestivo come nel caso russo non si è perso tempo nel pronunciare l'accusa di genocidio.

La Corte penale internazionale, la stessa che ha condannato Putin, ora non ritiene sufficiente le prove acquisite.Invece, risultano attendibili le documentazioni fornite dall'intelligence israeliana su decapitazioni e stupri, che giornalisti indipendenti hanno messo in serio dubbio.Continuano le ricostruzioni farlocche, i video montati ad arte o estrapolati da altri contesti, come nel caso ucraino.

Ribadiamo la condanna dell'invasione russa e la barbarie di Hamas, ma deconstualizzarli non giova alla libera informazione.

Ciò a cui assistiamo è lo stesso atteggiamento di parte ad opera della comunità occidentale.

Dopo la russofobia, causa del boicottaggio di intellettuali, artisti, imprese, siamo arrivati a silenziare i palestinesi e tutti coloro che esprimono solidarietà.In Europa le manifestazioni vengono vietate.Cittadini russi e mediorientali esclusi dalla partecipazione ad eventi pur non avendo legami con Putin o Hamas.

Emblematica la situzione della Germania, ossequiosa dei diktat Nato, la quale, evidentemente, deve ancora superare il debito morale nei confronti del popolo ebraico.

Negli USA, da sempre tra i maggiori alleati di Israele, mentre la destra e gli evangelici spingono per il sostegno a Netanyahu, all'interno dei democratici e della comunità ebraica la condanna è ferma, anche perchè il timore è di una radicalizzazione o di una escalation intorno all'area.

L'ambiguo ed instabile Biden sa bene che in gioco c'è la sua riconferma, perchè il potere di pressione delle lobby ebraiche sui media, nelle università ed in determinati settori dell'economia incide sui consensi.

I sionisti, il leader israeliano ed i coloni vogliono una nuova Nakba.

Dopo aver occupato per 75 anni i territori palestinesi, consentito l'insediamento e i soprusi dei coloni, l'intento è il trasferimento di massa in Egitto o altro Paese africano.

Alla fine, tutte le destre di governo e quelle estreme seppur contigue ad un certo antisemitismo difendono l'alleato assassino e corrotto Netanyahu, mica gli interessi del popolo ebraico.Un non paradosso confermato dal Presidente del Senato italiano, il quale ritiene un vanto tenere a casa il busto di Mussolini.

Quindi lo sterminio di vittime civili è qualcosa di diverso dal genocidio, lo stesso dicasi con riguardo ai diecimila bambini morti o le bombe sugli ospedali. I bombardamenti relativi agli edifici sono premeditati, anche perchè la tecnologia di cui dispone l'esercito israeliano è tra le più sviluppate al mondo, come i sistemi di intelligence ed i software spia del tipo Pegasus.Chissà come mai abbiano mal funzionato durante l'attacco di Hamas.

Nel frattempo continuano le angherie verso la popolazione (il blocco degli aiuti umanitari, la sospensione del rifornimento idrico ed energetico, come durante il covid, le carcerazioni arbirarie) e le umiliazioni nei confronti dei prigionieri palestinesi (denudati, picchiati,torturati).

La violazione del diritto internazionale è un semplice effetto collaterale che l'Occidente ben conosce.

L'importante è non usare quella parola.

 

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