Genova, i lavoratori portuali scioperano contro invio armi all'Ucraina
Per fortuna i lavoratori italiani sono altra cosa dai politici che li dovrebbero rappresentare, vivendo sulla loro pelle già le attuali conseguenze del conflitto in Ucraina con rincari di ogni sorti che incidono sulla vita quotidiana, hanno deciso di mobilitarsi.
C'è un vecchio slogan, una lezione che non passa mai di moda: "La guerra è contro i lavoratori".
Così a Genova i lavoratori del porto, iscritti all'Unione sindacale di base, Usb, hanno deciso di organizzare uno sciopero e mobilitazione per il prossimo 31 marzo.
La data della protesta coincide con l'arrivo nel porto di Genova della nave della flotta Bahri carica di armi diretta negli scenari di guerra.
Nella nota dei portuali Usb si legge che “a seguito del continuo ingresso nel porto di navi, nello specifico la Bahri Jeddah, con al proprio interno armamenti diretti in teatri di guerra e in un contesto di guerra internazionale sempre più incentro e pericoloso che rende i porti turistici e commerciali punti sensibili militari con conseguenti rischi per l’incolumità dei lavoratori e della cittadinanza”.
Alle ore 6 del 31 marzo è prevista un'assemblea dei lavoratori che avrà come tema centrale la guerra e le conseguenze sul carovita e l’occupazione.
“Non un centesimo, un fucile o un soldato per la guerra”, hanno avvertito i lavoratori. Tra l’altro hanno annunciato che stanno “denunciando qualsiasi movimento di armamenti, da Genova a Livorno, passando per Trieste e Civitavecchia.”
La scorsa estate i lavoratori del porto di Genova si erano mobilitati contro l’invio di armi all’Arabia Saudita che sta portando avanti una guerra di aggressione contro lo Yemen dal 2015. Il bilancio di questa guerra, dati Onu, è agghiacciante: ci saranno 377.000 vittime se questa aggressione proseguirà per il 2022.
Ottima cosa che di questo conflitto se ne sia parlato, ieri, sul Fatto Quotidiano con apertura in prima pagina, ma di questa guerra e dei suoi numeri orribili, brutto autocitarsi, ma sul nostro giornale ne parliamo da anni, senza che la politica intervenga. Per fortuna ci sono i lavoratori.