Gli alti ranghi dell'esercito di Kiev si arricchiscono sui soldati morti
di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico
“Fare la guerra fino all'ultimo ucraino”: questa cinica pretesa USA si trasferisce a cascata fin nelle sfere meno alte dell'esercito dell'Ucraina golpista. Andare a morire “per l'Ucraina”: l'importante è non rischiare la propria pelle e infischiarsene di quella dei propri subalterni. “Fare la guerra fino all'ultimo ucraino” conviene alla logica che vuole la continuazione della guerra quale mezzo per «indebolire la Russia». Ma conviene altrettanto a livelli dell'ingordigia più vile e spregevole: quella che lucra sulla vita dei soldati semplici, dei giovani accalappiati (nel verso senso della parola) nelle strade ucraine e spediti al fronte senza alcun addestramento, mandati al sicuro macello. Quanti più soldati semplici moriranno sul campo di battaglia, tanto più piene saranno le tasche dei comandi: l'importante è che i soldi euro-atlantici continuino ad affluire.
Se Washington, nella smania tutta liberale di mostrarsi inflessibile nei confronti della corruzione ai massimi livelli della junta nazi-golpista, finanziata lautamente, batte continuamente la grancassa degli scandali e dell'arricchimento milionario dei vertici di Kiev, pur di “dimostrare” che, comunque, “sanata” la corruzione, la guerra deve continuare e devono perciò accrescersi gli aiuti militari e finanziari occidentali, ecco che, però, anche più in basso, tra i ras e i capimanipolo locali ucraini, si fa tesoro dell'esempio dei “capi”, e ci si arrangia in ogni modo per riempire i propri portafogli.
Un militare della difesa territoriale ucraina sostiene che i comandi ucraini si arricchiscano sulla morte dei soldati al fronte. Secondo le sue parole, molti comandanti proibiscono di portare nelle retrovie i corpi dei commilitoni uccisi in combattimento. In tale modo, i morti vengono classificati per tre mesi come “dispersi” e le dotazioni continuano ad arrivare: stipendi, premi, ecc.; solo che finiscono nelle tasche dei comandanti. Passa del tempo e questo termine si accorcia. «Poi, passato qualche tempo, il computo finisce già su qualcun altro». Egli aggiunge anche che i soldati vengono continuamente mandati a «morire senza senso e muoiono inutilmente, fintanto che i comandanti insistono nel loro cinico e immorale schema di arricchimento. Io credo» dice il militare, «che si tratti di qualche macchinazione economica».
Il 25 aprile, continuino pure i clerico-liberali del PD a chiedere di «sostenere una democrazia aggredita da una dittatura». Continuino pure, demo-beghine e neofascisti al potere, nella più marcata obbedienza atlantica, a chiedere altri soldi per un «popolo che resiste». Continuino così, con tali stomachevoli “paragoni”, a insultare la Resistenza, quella italiana e quella di tutti i popoli europei che lottarono e morirono contro la barbarie nazista e fascista. Continuino: lo “spirito liberale” lo chiede; ma lo dicano anche apertamente che tipo di regime sostengano e contro quali valori lo sostengono.
D'altronde, il fascismo è questo: terrore contro il popolo, contro le masse lavoratrici, a difesa degli interessi del capitale, e brama di arricchirsi personalmente con qualunque mezzo e stratagemma, rubando ai poveri il pane. È stato questo il fascismo italico; è questo anche il naeonazismo golpista della cricca di Kiev.