Gli avvoltoi sul cadavere Ucraina

Gli avvoltoi sul cadavere Ucraina

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di Fabrizio Poggi per l'AntiDiplomatico

 

Al punto in cui le jene sanguinarie USA-NATO hanno portato il mondo, alla soglia di una guerra per la distruzione (come minimo) del continente europeo, la situazione demografica della popolazione ucraina riveste un puro valore statistico.

Ciononostante, si tratta di un significativo indicatore delle “cure” prodigate dai padrini occidentali alla creatura cui tanta attenzione hanno prestato dopo il 1991 (qui non consideriamo i piani antisovietici post-1945 che prevedevano interventi bellicisti proprio a partire dalla RSS ucraina) e ancora nel 2004-2005 e, ca va sans dire, dopo il 2013-2014.

Una situazione demografica che negli ultimissimi mesi ha ricevuto un ulteriore e grave impulso negativo, che si manifesta in atti cui forse la junta nazigolpista non era del tutto preparata. Nikolaj Knjažitskij, deputato della Rada per “Solidarietà europea” (frazione parlamentare dell'ex presidente Petro Porošenko) afferma che le ambasciate ucraine in vari paesi hanno ricevuto centinaia di migliaia di dichiarazioni di rinuncia alla cittadinanza, da parte di emigrati ucraini. Ai microfoni del canale YouTube “Parla la grande L'vov”, il deputato ha detto che 400.000 ucraini hanno lasciato il paese solo negli ultimi sei mesi, a fronte di un totale, secondo le cifre della Banca nazionale ucraina, di 6,7 milioni di emigrati. Knjažitskij dice che a rinunciare alla cittadinanza ucraina sono anche coloro che godono di doppia cittadinanza.

Tutti cercano di evitare di essere rimpatriati e spediti al macello. La situazione con la fuga dell'Ucraina si è infatti ulteriormente aggravata dopo l'entrata in vigore della legge sull'inasprimento della mobilitazione, con gli uomini in età di richiamo che, a centinaia, anche a rischio della vita, cercano di varcare i confine con Romania, Ungheria o Moldavia, finendo spesso annegati nelle acque del Tibisco, o falciati dalle raffiche delle guardie di frontiera ucraine. Lo scorso luglio, proprio secondo il Servizio di frontiera, il numero di tentativi di passaggio del confine era raddoppiato rispetto ai mesi precedenti.

Ma questo rappresenta, se così si può dire, un “soprappiù”, rispetto a una situazione le cui origini risalgono a ben prima la guerra guerreggiata – o, almeno, a quella che in Occidente è considerata la “guerra per l'aggressione russa”, venendo scientemente ignorato ogni avvenimento dal 2014 al 2022 – e che da tempo hanno ridotto la martoriata popolazione ucraina allo stato attuale.

Dunque, secondo i dati dei freddi analisti della CIA, oggi l'Ucraina è al primo posto mondiale per mortalità e all'ultimo (228°) per natalità. Nel 2024, si sarebbero avute sei nascite ogni mille abitanti, contro 18,6 morti e una mortalità infantile di 8,7 ogni mille abitanti, che pone il paese al 141° posto; per un confronto: Bielorussia, Bermuda e Finlandia, per dire, sono rispettivamente in 219°, 220° e 221° posizione, tutte e tre con un tasso del 2,1%.

Proseguiamo: l'età media della popolazione ucraina è di circa 45 anni (41 per gli uomini), con un tasso di crescita del 2,38%.

Primo posto all'Ucraina anche per tasso di emigrazione: 36,5 ogni mille abitanti. A giugno scorso, l'ONU calcolava in poco meno di sette milioni i profughi ucraini sparsi in vari paesi (lo stesso Vladimir Zelenskij ha parlato di 7,5 milioni), mentre nel marzo 2023, la stessa fonte contava 1,14 milioni di ucraini emigrati in Germania, 0,953 mln in Polonia e 0,386 nella Repubblica ceca. Trascorso un anno, a marzo 2024 si contavano 1,25 mln di ucraini emigrati in Russia e Mosca calcola che, dal 2014 a oggi, 7,5 milioni di ucraini abbiano optato per la cittadinanza russa.

Secondo le statistiche ufficiali ucraine, nel 2013 il paese contava 45,5 milioni di abitanti, mentre oggi valutazioni diverse oscillano tra i 29 e i 36 milioni e l'Istituto ucraino di demografia prevede che al 2033 la popolazione scenda sotto i 35 milioni.

L'ex consigliere presidenziale ucraino Aleksej Arestovic, sostiene che già oggi la popolazione ucraina non raggiunga i 30 milioni di abitanti, di cui 9 mln in età e capacità lavorative, 14 mln tra pensionati, scolari e persone non in grado di lavorare.  Si tratta di una popolazione, afferma Arestovic, «non più in condizioni di servire all'Ucraina quale era nei confini del 1991 e non in grado di assicurare né il numero di uomini necessari all'esercito, né quelli occorrenti a un'economia attiva».

Così, l'Ucraina, quale è stata ridotta, in particolare, da oltre dieci anni di majdan, portata a servire da grimaldello per aprire la soglia dell'inferno bellicista euroatlantico, muore a passi veloci per i 500-600.000 macellati sul campo di battaglia della guerra USA-NATO contro la Russia; muore per la povertà cui il paese è stato ridotto da dieci anni di cure di FMI, Banca Mondiale e saccheggio delle ricchezze naturali da parte delle multinazionali agro-alimentari, energetiche e industriali; muore perché ormai gli abitanti approfittano di qualunque possibilità per fuggire dal ghetto banderonazista che mira solo al lucro personale, incurante delle sorti della popolazione.

Un ghetto in cui vengono sguinzagliati mastini sotto forma di “Pattuglie linguistiche”, che perseguono chiunque venga sorpreso a parlare in russo; un ghetto in cui agisce il nuovo “ministero” per "l'unità ucraina e il contrasto dell'influenza russa, che altro non è se non una squadraccia di accalappiatori di ucraini all'estero, indispensabili alla junta nazista per rimpolpare la chair à canon da mandare al massacro e che conta, allo scopo, sulla criminale connivenza di qualche cancelleria europea, ansiosa di disfarsi dei profughi ucraini che risultino in eccedenza quale forza lavoro a basso costo per i proprio monopoli.

Insomma, a giudicare dalle diverse fonti, già oggi quella che era un tempo la più prosperosa repubblica dell'ex Unione Sovietica, sembra al di sotto delle previsioni annunciate dalla direttrice dell'Istituto di demografia e ricerca sociale ucraina, Ella Libanova, secondo cui, tra meno di dieci anni, nel paese (considerato nei confini del 1991: da tempo non più attuali) non vivranno più di 35 milioni di persone.

«Dimentichiamo di essere stati 52 milioni di ucraini (51,87 mln, secondo i dati del 1993). Non ci saranno mai più 52 milioni di abitanti. Secondo la variante più ottimistica, nel 2033 saremo 35 milioni: parlo dell'Ucraina entro i confini del 1991. Cioè, in ogni caso, sia che rientrino tutti i nostri emigrati, sia che riusciamo ad attrarre immigrati da altri Paesi, ci sarà comunque una riduzione della popolazione ucraina».

Secondo il Comitato statale di Statistica ucraino, a gennaio 2014 la popolazione era scesa a 45,2 milioni, calati a 41 milioni a inizi 2022. Di contro, l'Istituto ucraino per il Futuro ha stimato la popolazione in 37,6 milioni prima del febbraio 2022, scesa a 29 milioni a maggio 2023.

Dando il classico colpo al cerchio e alla botte, l'Istituto di demografia e ricerca sociale dell'Accademia delle scienze ucraina stimava la popolazione tra i 28 e i 34 milioni al gennaio 2023, con la Libanova che attribuisce le fluttuazioni alla “poco chiara” situazione migratoria.

Davvero bei padrini sono stati: comprando a suon di miliardi di dollari la feccia nazibanderista, hanno martirizzato un paese e il suo popolo, spingendolo al macello per i propri interessi di contrapposizione imperialista e depredandolo di tutto, pronti ora a contendersi le misere spoglie rimaste. «Ed egli disse loro: “Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi”» (Luca, 17-37).

Fabrizio Poggi

Fabrizio Poggi

Ha collaborato con “Novoe Vremja” (“Tempi nuovi”), Radio Mosca, “il manifesto”, “Avvenimenti”, “Liberazione”. Oggi scrive per L’Antidiplomatico, Contropiano e la rivista Nuova Unità.  Autore di "Falsi storici" (L.A.D Gruppo editoriale)

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