Groenlandia: il 57% dei residenti favorevole all'annessione agli Stati Uniti

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Groenlandia: il 57% dei residenti favorevole all'annessione agli Stati Uniti

 

di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

Prima devono essere ascoltati i groenlandesi. Così il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha commentato la possibilità di un’annessione/acquisto statunitense della Groenlandia, durante la conferenza stampa sui risultati della diplomazia russa nel 2024, tenuta martedì 14 gennaio.

Lavrov ritiene che i residenti dell’isola amministrata dalla Danimarca debbano potersi autodeterminare attraverso un referendum, come in Crimea, Donbass e Novorossiya. L’annessione sarebbe un duro colpo per Mosca: il confronto con Washington si tramuterebbe in un faccia a faccia sull’Artico, considerata una delle rotte più strategiche su cui si giocheranno le future partite geopolitiche delle grandi potenze.

Le pressioni esercitate dal futuro presidente statunitense Donald Trump da Mar-a-Lago iniziano a dare risultati. Copenaghen apre all’indipendenza, presupposto per aumentare il peso degli Stati Uniti, già presenti in territorio Inuit con un contingente militare.

“Spetta alla Groenlandia stessa prendere una decisione sull'indipendenza”, ha detto ieri il primo ministro danese Mette Frederiksen al telefono con il leader statunitense.

Intanto in vista dell’insediamento di Trump, i repubblicani al Congresso degli Stati Uniti hanno già preparato un disegno di legge per l’acquisto della Groenlandia, ha riferito lunedì Reuters.

Il documento è stato chiamato Make Greenland Great Again Act e 10 membri del Congresso sono elencati come coautori. Se il progetto verrà accettato, Trump potrà avviare i negoziati con la Danimarca per l’acquisto della Groenlandia lo stesso lunedì 20 gennaio.

"Entro e non oltre 5 giorni di calendario dal raggiungimento di un accordo con il Regno di Danimarca in merito all'acquisizione della Groenlandia da parte degli Stati Uniti, il Presidente trasmetterà alle commissioni congressuali competenti l'accordo, compresi tutti i materiali e gli allegati correlati", riporta Reuters.

Il primo ministro della Groenlandia, Mute Børup Egede, eletto nel 2021 con il partito di sinistra ecologista e indipendentista Inuit Ataqatigiit, ha detto molto chiaramente nei giorni scorsi di comprendere l’interesse di Trump per l’isola, data la sua posizione strategica, ma la “Groenlandia appartiene ai groenlandesi, a nessun altro”.

Dopo la visita di suo figlio nell’isola, Trump aveva diffuso il video di un gruppo di residenti Inuit che accoglievano con le bandiere americane l’aereo di Don jr. Indossavano il cappellino rosso MAGA, chiedevano al presidente eletto di salvare la Groenlandia, manifestando il proprio desiderio di unirsi agli Stati Uniti. Nei giorni seguenti, il sito di sondaggi Patriot Polling aveva realizzato un’indagine su un campione di 416 groenlandesi, per testare l’opinione in merito a una possibile adesione agli Stati Uniti.

Il 57,3% degli intervistati si era detto favorevole, il 37,4% contrario.

Il presidente della commissione parlamentare groenlandese per la politica estera e la sicurezza, Pipaluk Linge, ha definito la visita "una messa in scena".

“È stato tutto inscenato per far sembrare che noi – i groenlandesi – fossimo MAGA e amassimo far parte degli Stati Uniti”, ha detto Lynge, sottolineando che molti residenti, invece, manifestavano la propria contrarietà alla visita scrivendo sui social “Yankee go home”, il noto slogan dei movimenti antimperialisti dell’America Latina e non solo.

Un reportage pubblicato martedì da Ria Novosti, l’agenzia russa recentemente oscurata su Telegram, rafforza quanto espresso dal rappresentante groenlandese. La stragrande maggioranza delle persone si è rifiutata di rispondere apertamente al corrispondente su questo argomento, ma chi lo ha fatto ha espresso la sua totale contrarietà.

"Sono sbalordito, non so nemmeno cosa dire. Questo va contro tutte le regole e i valori. Con alleati così non hai bisogno di nemici", ha detto Eric, 70 anni. Un’altra residente invece ha detto che Trump non può comprare i groenlandesi “come fossero delle pecore”. “Non so se il risultato sarà positivo o meno per il popolo groenlandese, ma sono sicuro che gli Stati Uniti non rinunceranno a questa idea. Questa non è un’invenzione di Trump, il piano americano per acquisire la Groenlandia è più profondo. In ogni caso gli abitanti dell'isola non avranno diritto di voto, tutto sarà deciso a Washington», dice Justin, 40 anni.

La Groenlandia è la più grande isola non continentale al mondo e la terza area più grande del Nord America, dopo Canada e Stati Uniti. Con meno di 57.000 abitanti, per una superficie totale di 2.1milioni di kmq, è la nazione meno densamente popolata della terra.

Le mire espansionistiche di Trump si spiegano per almeno tre motivi:

  1. Oro blu: la calotta glacialedella Groenlandia contiene circa il 6,5 per cento dell'acqua dolce del mondo;
  2. L’isola del tesoro: sotto gli strati di ghiaccio si nascondono giacimenti immensi di diamanti, oro, uranio, petrolio, zinco e terre rare, per lo più ancora vergini. Il sito di Kvanefjeld si ritiene sia il sesto per uranio e il secondo al mondo per terre rare, in particolare neodimio.
  3. Posizione strategica: il controllo della Groenlandia consentirebbe agli Stati Uniti di avere un maggior vantaggio nella competizione con la Federazione Russa per il dominio delle rotte dell’Artico, che in vista dello scioglimento dei ghiacciai saranno navigabili.

  

Si capisce dunque che nella nuova dottrina “Donroe”, la dottrina Monroe del 21° secolo, l’isola è un tassello fondamentale per la costruzione della “Fortezza America”. Per averla Trump non esclude l’uso della forza, costringendo Copenaghen a trattare per rafforzare la presenza statunitense sull’isola. Il ministro degli esteri Rasmussen, mercoledì 15 gennaio, ha assicurato che la Danimarca, in stretta cooperazione con la Groenlandia, è pronta a continuare i colloqui con il presidente entrante per garantire “i legittimi interessi americani”.

Anche perché un’invasione degli Stati Uniti in Groenlandia, oltre a mettere in ridicolo la NATO, sarebbe la guerra più rapida del mondo. Le forze armate danesi contano di appena 17.000 soldati e la maggior parte del suo equipaggiamento pesante per la guerra terrestre è stato donato all'Ucraina, scrive Politico che arriva ad ironizzare sulla faccenda: “la Danimarca potrebbe avere maggiori possibilità se si rivolgesse a degli avvocati”.

L’Economist suggerisce una soluzione che potrebbe mettere d’accordo tutti: comprare l’isola al prezzo di 50miliardi di dollari, un ventesimo della spesa annuale per la difesa degli Stati Uniti. Ogni residente riceverebbe circa un milione di dollari.

“Considerata la ricchezza e l'importanza del territorio, l'America probabilmente potrebbe rendere ogni groenlandese un multimilionario e trarre comunque enormi benefici dall'acquisto”, scrive la rivista.

La cifra andrebbe offerta direttamente agli abitanti, che poi sarebbero chiamati a esprimersi per referendum. “Metti un po’ di carne davanti all’orso polare”, scrive la rivista inglese, con toni piuttosto razzisti.  

O con le buone o con le cattive, Washington dovrà avere il controllo militare ed economico dell’isola. Trump ha più volte offerto al Canada di diventare la 51° stella della bandiera americana. Non ha fatto la stessa offerta a Nuuk, quindi non è chiaro che forma di dominio abbia in mente. Quello che è chiaro è che la Groenlandia, con le sue immense risorse naturali e la sua posizione strategica, sarà al centro delle politiche strategiche statunitensi, con buona pace di chi, nel democratico Occidente, da quasi tre anni parla del principio di integrità territoriale come del Sacro Dogma su cui si fonda l’ordine internazionale basato sulle regole. Principio che evidentemente vale solo quando conviene a Washington o a Israele.    

Clara Statello

Clara Statello

Clara Statello, laureata in Economia Politica, ha lavorato come corrispondente e autrice per Sputnik Italia, occupandosi principalmente di Sicilia, Mezzogiorno, Mediterraneo, lavoro, mafia, antimafia e militarizzazione del territorio. Appassionata di politica internazionale, collabora con L'Antidiplomatico, Pressenza e Marx21, con l'obiettivo di mostrare quella pluralità di voci, visioni e fatti che non trovano spazio nella stampa mainstream e nella "libera informazione".

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