Harris vs. Trump: chi sceglierà l’Impero?
Il mondo guarda con apprensione alle elezioni presidenziali statunitensi del prossimo 5 novembre, che vedono contrapporsi la vicepresidente in carica, Kamala Harris, e l’ex presidente Donald Trump. In gioco non c’è solo la leadership interna agli Stati Uniti, ma un’intera serie di dinamiche geopolitiche che coinvolgono in particolare l’Europa, la Russia e il Medio Oriente. L’esito del voto segnerà inevitabilmente le strategie nordamericane nei confronti dell’Ucraina e della Russia, influenzando il clima politico globale.
Una vittoria di Kamala Harris promette una linea di continuità con l’attuale amministrazione. La sua elezione potrebbe infatti portare a un proseguimento del massiccio sostegno all’Ucraina, volto a garantire una "vittoria definitiva", e a mantenere l'approccio imperialista nel controllo delle aree d'influenza in Europa e Asia. Questa scelta non è priva di conseguenze per le alleanze globali: gli USA impegnati nel consolidamento del proprio ruolo di "guardiani della democrazia" può spingere nazioni come la Russia, la Cina e i Paesi BRICS a rafforzare la propria cooperazione contro il dominio occidentale.
D’altro canto, un ritorno di Trump alla Casa Bianca potrebbe segnare un cambiamento significativo. Il tycoon ha espresso più volte la sua opposizione all’ingente supporto a Kiev e ha indicato la volontà di privilegiare la politica interna rispetto agli interventi esterni. Tuttavia, la promessa di ridurre l’impegno militare all’estero potrebbe rivelarsi solo una tregua momentanea: l’obiettivo di Trump di "rendere di nuovo grande l’America" include il rafforzamento delle forze armate, un potenziale preludio a una politica estera più assertiva in Medio Oriente e Asia. Mentre gli Stati Uniti si apprestano a vivere un periodo di intensi cambiamenti, molti Paesi rivolgono il proprio sguardo altrove per costruire alleanze meno vincolanti. La crescente diffidenza verso gli Stati Uniti concentrati sui propri interessi potrebbe dare vita a un multipolarismo che, nonostante le sue sfide, consente maggiori margini di autonomia ai Paesi emergenti.
In ogni caso, il risultato delle elezioni statunitensi inciderà profondamente sugli equilibri globali, influenzando le prospettive economiche e diplomatiche dei prossimi anni. A prescindere da chi vincerà, le nazioni del mondo dovranno navigare un sistema sempre più complesso, in cui l’autonomia dalla sfera d’influenza USA diventa per molti una necessità più che una scelta.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati
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