I 4 elementi (inquietanti) dell'insediamento di Trump
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di Alessandro Volpi*
A proposito dell'insediamento di Trump. La cerimonia e il discorso mi sembra suggeriscano quattro elementi.
Il primo. Il capitalismo finanziario ha ormai fagocitato ogni declinazione possibile di destra; dai neocon, ai seguaci di Milei, alle cosiddette destre antisistema, che hanno deciso di soggiacere all'impero di Trump, insieme agli uomini più ricchi del pianeta, combinando in maniera incredibile nella stessa narrazione plutocrazia e ribellione sociale.
Il secondo. La posizione di Giorgia Meloni non è definibile nei termini dell'atlantismo perché la visione di Trump non è atlantista ma caratterizzata da un americanismo assoluto, al di fuori di ogni condivisione con l'Europa e di ogni ostilità nei confronti di "imperi del male", perché per Trump l'unico vero impero del male è individuabile nelle democrazie liberali.
Il terzo. Per Trump il principale valore è individuato in un viscerale nazionalismo, assoluto, che, appunto, non è conciliabile con qualsiasi ipotesi di multiculturalismo tipico delle democrazie liberale. La nazione di Trump non ha nulla a che fare con l'illuminismo, con l'idea di adesione volontaria, e considera proprio le democrazie liberali come il principale avversario della nazione. In questo, il lessico di Trump è quello delle nuove destre e la solitaria presenza di Giorgia Meloni al rito dell'incoronazione testimonia quanto nel suo codice di appartenenza non possa trovare spazio la lealtà nei confronti della Costituzione italiana.
Il quarto. Il discorso di Trump è infarcito di richiami alla libertà che, a differenza del liberalismo, non è coniugabile nella sua visione con la tutela dei diritti individuali. Per il nuovo presidente la libertà vale solo per la nazione identitaria, fondata sul sangue - e sulla ricchezza -, escludendo tutto il resto. La retorica della libertà americana si traduce nel più feroce egoismo in cui il diritto e i diritti non hanno alcuno spazio. Di fronte a questa narrazione ideologica, penso che sarebbe necessario, davvero, attrezzarsi.
Il primo. Il capitalismo finanziario ha ormai fagocitato ogni declinazione possibile di destra; dai neocon, ai seguaci di Milei, alle cosiddette destre antisistema, che hanno deciso di soggiacere all'impero di Trump, insieme agli uomini più ricchi del pianeta, combinando in maniera incredibile nella stessa narrazione plutocrazia e ribellione sociale.
Il secondo. La posizione di Giorgia Meloni non è definibile nei termini dell'atlantismo perché la visione di Trump non è atlantista ma caratterizzata da un americanismo assoluto, al di fuori di ogni condivisione con l'Europa e di ogni ostilità nei confronti di "imperi del male", perché per Trump l'unico vero impero del male è individuabile nelle democrazie liberali.
Il terzo. Per Trump il principale valore è individuato in un viscerale nazionalismo, assoluto, che, appunto, non è conciliabile con qualsiasi ipotesi di multiculturalismo tipico delle democrazie liberale. La nazione di Trump non ha nulla a che fare con l'illuminismo, con l'idea di adesione volontaria, e considera proprio le democrazie liberali come il principale avversario della nazione. In questo, il lessico di Trump è quello delle nuove destre e la solitaria presenza di Giorgia Meloni al rito dell'incoronazione testimonia quanto nel suo codice di appartenenza non possa trovare spazio la lealtà nei confronti della Costituzione italiana.
Il quarto. Il discorso di Trump è infarcito di richiami alla libertà che, a differenza del liberalismo, non è coniugabile nella sua visione con la tutela dei diritti individuali. Per il nuovo presidente la libertà vale solo per la nazione identitaria, fondata sul sangue - e sulla ricchezza -, escludendo tutto il resto. La retorica della libertà americana si traduce nel più feroce egoismo in cui il diritto e i diritti non hanno alcuno spazio. Di fronte a questa narrazione ideologica, penso che sarebbe necessario, davvero, attrezzarsi.
*Post Facebook del 22 gennaio 2025