I giovani e la corsa al vaccino

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I giovani e la corsa al vaccino

"Cosa non fare" da protocollo per prevenire l'effetto avverso di trombosi a seguito del vaccino?
Accertarsi che si possa essere a rischio trombotico.
Non è una barzelletta, non è una bufala.
È il protocollo, aggiornato, della Regione Emilia Romagna.

Perché rischiare di rallentare la corsa forsennata alla vaccinazione di massa, con qualche esame preventivo e far nascere qualche esitazione?
No.
Bisogna andare dritti e ciechi dietro il novello pifferaio di Hamelin.
Così come hanno fatto, d'altronde proprio a Bologna i giovani e giovanissimi che hanno dormito nei sacchi a pelo davanti all’hub per l’Open Day e si sono spintonati all'ammasso per farsi vaccinare per primi, senza alcuna precauzione, come se vaccinarsi fosse oggi la nuova sfida da affrontare per mostrare al gruppo di pari lo sprezzo del pericolo, una sorta di nuovo rituale di passaggio per essere accettato dalla società e conquistare l'agognata "libertà".

Sono questi i "valori" che stiamo trasmettendo alle nuove generazioni?
Quella libertà che i nostri padri conquistarono con il fucile, lottando, oggi si è trasformata nell'agognato green pass (che di verde non ha nulla), in  una concessione con il ricatto continuo del vaccino, discriminante più di una vacatio legis contro il razzismo o l'omotransfobia.

E osano anche regalare la Costituzione a questi ragazzi...

Non sono le patatine ad attirarli, non è il biglietto scontato del concerto, non è la possibilità di andare, forse, in discoteca.
No.

È proprio un passaggio sociologicamente fondamentale quello che si sta verificando.
In quella società sempre più liquida, analizzata da Bauman, dove l'incertezza, la perdita di radici, la "vetrina delle solitudini" dei social, si sono acuiti con la pandemia e il lockdown, l'identità sociale riconosciuta non poteva più essere rappresentata da uno ‘status symbol’ come il possesso dell'ultimo iPhone.

Senza scuola, senza prospettive future, senza più un riconoscimento "di classe", senza alcun supporto psicopedagogico, addirittura additati come untori, criminalizzati nella loro voglia di vivere, la nuova etichetta sarà la spilletta "sono vaccinato", magari da tatuare sul braccio.
E, mi raccomando, niente analisi per accertare possibili predisposizioni alla trombosi, niente integratori per ridurre il pericolo di coagulazione.
Dritti alla meta: libro, moschetto e puntura.

Agata Iacono

Agata Iacono

Sociologa e antropologa

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