I nemici di Maradona

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di Modesto Emilio Guerrero - teleSUR

Un migrante venezuelano che lavora in una concessionaria FIAT a Buenos Aires ha detto giovedì 26 novembre che le persone in strada per Maradona assomigliano a quelle che sono andate alla camera ardente di Chávez: Molti vanno perché sono pagati.

Una simile offesa non è rimasta impunita. Mio figlio Nicolás, che gioca a calcio con la passione di un maradoniano, gli ha risposto e lo ha mandato "a freir monos" (a quel paese) altrove, con una reazione rabbiosa proporzionale alla calunnia.

Il senso comune di persone come questo migrante venezuelano è presente in una parte della società argentina, come in qualsiasi società latinoamericana. Persone delle classi alte, borghesi e servi come questo dipendente FIAT, conquistati dall’odio di classe, di razza, di nazione, di etnia e dall'odio di genere. Tutti gli odi del nazifascismo e dell’apartheid, ricreati dalla classe dirigente del nostro tempo e trasmessi a giovani privi di eroismo delle classi medio-basse. Questo spiega l'atteggiamento di questo migrante, ma anche della signora snob del Barrio Norte che sputa quando sente nomi come Maradona, Chávez o Fidel Castro, e vomita ogni volta che la stampa ha dovuto mostrarli insieme a Cuba o Mar del Plata, quando hanno riferito che Diego era anche un uomo di sinistra.

Per più di un secolo e mezzo, le classi dominanti non hanno avuto eroi e hanno perso il senso magico dell'eroismo, quel dispositivo millenario che la fantasia umana attiva per proiettare le richieste sociali e i desideri più profondi delle classi povere.

I detrattori di Maradona usano le sue debolezze e contraddizioni umane, dimenticando che sono stati loro a sfruttare entrambe le condizioni per fare affari con l'eroe del calcio. Lo trasformarono in merce per venderlo al Boca e comprarlo in Francia e Barcellona. Lo hanno inserito nel mondo della droga e gliel’hanno venduta. Lo hanno espulso da quel mondo per condannarlo nei loro media con gli stessi doppi standard che hanno usato per manipolarlo. E sono loro stessi che, ormai morto, lo rendono un idolo per vendere le copertine dei giornali e guadagnare milioni con la pubblicità sui loro canali televisivi.

Questa è la doppia morale della classe dominante. Due agenzie degli Stati Uniti in America Latina, come il quotidiano Clarín e il canale TN, hanno venduto tutto ciò che potevano con l'immagine dello stesso Maradona che avevano condannato quando si era dichiarato: kirchnerista nel 2007, "Chavista fino alla morte nel 2013", e "Soldato di Maduro" nel 2017. Maradona li ha mandati al diavolo e ha negato loro interviste.

Quasi tutti i giornali britannici hanno messo in prima pagina il fotogramma che mostra la mano di Maradona che segna il gol. The Sun, ad esempio, titolava: “E’ morto l’uomo della mano de dios“, lasciando nel vuoto il meta-messaggio che è morto un imbroglione, un uomo terzomondista che aveva bisogno del favore di Dio per batterli. Questa espressione di odio equivale al silenzio totale di Donald Trump, Johnson e Biden, che ignorano la sua morte come se l'autore del gol più elaborato della storia del calcio non fosse morto. Un'opera umana degna solo di geni come Leonardo Da Vinci, Picasso o Mozart.

Il giornalista catalano Sergi Pamies afferma in un articolo del 27/11 che Maradona era un "Profeta dell'eccesso". Due giorni fa, Víctor Hugo Morales ha usato lo stesso aggettivo per spiegare che “Incarnava il sentimento della Patria Grande”. Penso che abbia ragione. Non essendo un uomo di politica, ha avuto la stessa virtù di Hugo Chávez dal 2004, ma su scala più ampia perché Maradona trascende i sentimenti ristretti e sempre fragili della politica. L'ho visto durante la marcia in treno verso Mar del Plata il giorno in cui l'ALCA è stata sconfitta nell'agosto 2004. Vedere Maradona che alza una bandiera venezuelana, gridando "Alca, Alca al carajo" insieme a Chávez allo stadio di Mar del Plata, e mentre come una persona qualunque marciava contro Bush, seguito da migliaia e migliaia di altre persone, come se fosse un militante, ha confermato il senso di classe e latinoamericano che traspariva nella sua vita dentro e fuori dal campo.

Non ha solo ingannato un impero con una mano per vendicare quello che fecero alle Malvinas, è quello che fino all'ultimo giorno è rimasto lo stesso povero ragazzo di quartiere, eccessivo nel comportamento e nell'intelligenza, capace di essere genuino nei fatti e nelle parole.

Qualcuno stamattina in un caffè della città ha detto: "Diego e Chávez sono simili nel loro eccesso con i potenti". È vero, non solo per Chávez, per molti altri che sono morti superando se stessi per diventare indispensabili quando era più necessario: nell'atto finale.

(Traduzione de l’AntiDiplomatico)

 

 

 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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