I numeri dell'infamia: la guerra di Israele contro i bambini palestinesi

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I numeri dell'infamia: la guerra di Israele contro i bambini palestinesi


di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

Il Giorno della Terra in Palestina, con più di 2 milioni di persone intrappolate a Gaza e oltre 32mila vittime dei bombardamenti israeliani: mai come adesso la vittoria nella lotta per il diritto al ritorno dei palestinesi è l’unica alternativa al genocidio.

La morte a Gaza non è solo l’odore acre del piombo fuso che piove dal cielo, le macerie che seppelliscono i corpi. E’ il volto scavato dei bambini denutriti, ridotti a scheletri viventi. Nei loro occhi è scritto un destino imminente: la morte per fame. Israele è accusato di utilizzare la fame come arma di guerra, una grave violazione del diritto internazionale umanitario, un atto genocidario secondo la Corte di giustizia internazionale dell’Aja (ICJ).

Sull’orlo della carestia catastrofica

Gaza è ad un passo dalla carestia, prevista tra ora e metà marzo. L’intera popolazione dell’enclave affronta un periodo di insicurezza alimentare, mentre la metà (circa 1,1 milioni di abitanti, prevalentemente del Nord di Gaza) sarà in una condizione di carestia catastrofica, secondo uno studio pubblicato a marzo da IPC, sostenuto dalle Nazioni Unite.

A soffrire per la mancanza di cibo sono soprattutto i bambini piccoli. Un lattante su tre è denutrito a causa dell’assenza totale di latte formula da sostituire al latte materno. Anche le neomamme soffrono la fame. Al Jazeera segnala che ogni giorno a Gaza partoriscono in media 180 donne. I neonati hanno peso e statura inferiori a quelle dei bambini normali, riferiscono i medici.

Le piccole vittime della fame

"Ogni notte vado a dormire con la paura di svegliarmi e trovare uno dei miei figli morto", dice Nermeen Tafesh. E’ rimasta a Gaza Nord con i suoi cinque figli, dopo le notizie dei raid israeliani contro gli sfollati, mentre fuggivano a Khan Younis. Il maggiore ha 14 anni, il più piccolo ne ha 4. E’ quello che soffre più la fame.

Almeno 27 bambini sono morti per malnutrizione e disidratazione a Gaza, su un totale di 30 vittime, ma il numero potrebbe essere più alto, dato che la maggior parte della popolazione non ha accesso agli ospedali (molti dei quali sotto assedio o distrutti).

Quando Laila Junaid è stata portata all'ospedale Kamal Adwan nella città di Beit Lahiya, nel nord di Gaza pesava meno della metà della media di un bambino della sua età. Laila a due mesi pesa solo due chili, meno un neonato appena dato alla luce. Il suo peso non è compatibile con la sua età e nemmeno con la possibilità di continuare a vivere.

Al-Akid Ahmed Al Alì, giovane medico dell’ospedale, dice ad Al Jazeera che ogni giorno ricevono 2-3 casi di bambini sottopeso. La denutrizione è causata dalla mancanza totale di latte formula. Israele blocca gli aiuti ai valichi, impedendo l’ingresso di alimenti e medicine salvavita nel Nord di Gaza. Malnutrizione acuta e grave disidratazione, prosegue il medico, colpisce particolarmente i bambini appena nati che prima finiscono in terapia intensiva e poi muoiono. La media è catastrofica: un lattante su tre soffre la fame.

La malnutrizione colpisce i bambini già nel ventre materno. Puerpere malnutrite partoriscono figli malnutriti, alcuni con gravi immunodeficienze provocate dalla carenza di sostanze nutritive vitali. I medici sono disperati perché non sono in grado di fornire le cure necessarie per salvarli.

“Diamo loro soluzione salina o zucchero” ,  spiega un pediatra dell’ospedale Kamal Adwan ad Al Jazeera.

Il  piccolo Mohammed Najjar  è morto per fame a 6 anni.

"Cosa abbiamo fatto per meritarci questo! Stava morendo davanti ai nostri occhi. È morto davanti ai nostri occhi", ha detto il padre Naim Al-Najjar dall'ospedale Kamal Adwan, nel nord di Gaza, in un video ottenuto dalla CNN. "Se avessimo trovato cibo e acqua, oltre ai farmaci prescritti, si sarebbe potuto riprendere".

Maram Mansour, 4 anni, sta morendo di fame e di assenza di cure. Ricoverata nel reparto di terapia intensiva pediatrico dello stesso ospedale, lotta contro gravi complicazioni di salute dovute alla malnutrizione, tra cui calcificazioni renali, acidosi del sangue e anemia.

Nel Nord di Gaza non si trova più cibo, anche a causa della speculazione che ha portato alle stelle i prezzi dei beni primari, come farina, riso e latte.  Secondo le testimonianze riportate, in mancanza di alimenti , alberi e vegetazione, tutto diventa cibo, persino il mangime per gli animali e le piante grasse.

La carestia incombe non soltanto al Nord, riguarda l’intera enclave, anche Rafah. In caso di attacco israeliano a quello che era stato indicato come l’ultimo posto sicuro di Gaza, sarebbero a rischio 600.000 minori. 

L’ONU afferma che la malnutrizione nei bambini a Gaza sta raggiungendo livelli senza precedenti. L’Unicef ha dichiarato che questa situazione poteva del tutto essere evitata.

La guerra contro di Israele contro i bambini

I minori uccisi dalle bombe israeliane a Gaza sono almeno 13.000 anche se in realtà non è possibile fornire neanche una stima approssimativa. La morte non è l’unica minaccia per i bambini dell’enclave. Strazianti risultano le parole di James Elder portavoce dell’Unicef. In un documento pubblicato nei giorni scorsi, afferma che tanti bambini, rimasti orfani, sperano di essere uccisi dall’esercito israeliano.

“L’indicibile viene regolarmente detto a Gaza. Dalle ragazzine che sperano di essere uccise fino a sapere che un bambino è l'ultimo sopravvissuto dell'intera famiglia. Tale orrore è frequente”

Il terrore della vita supera il terrore della morte. L’infanzia è semplicemente negata, perché Israele distrugge tutto ciò di cui i bambini hanno bisogno: la mamma e il papà, i fratellini, i parenti, la casa, le scuole.

Circa il 38% di tutti gli edifici scolastici di Gaza, 212, sono stati “colpiti direttamente” dall’esercito israeliano dal 7 ottobre. Almeno il 67% delle scuole dovrà essere interamente o parzialmente ricostruito, in seguito agli attacchi israeliani. E poi ci sono i cecchini, che mirano deliberatamente contro i bambini, per strada o nelle loro case.

Secondo quanto riporta la ong Euromed Monitor, l'esercito israeliano in una settimana ha giustiziato 13 bambini mediante fucilazione diretta, durante l’assedio dell’ospedale Al-Shifa a Gaza City. Le squadra sul campo dell’organizzazione ha ricevuto testimonianze identiche sugli omicidi e sulle esecuzioni di bambini palestinesi di età compresa tra i quattro e i 16 anni attorno al complesso medico.

La nuova decisione dell’ICJ

La Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di fornire immediatamente aiuti umanitari immediati e senza ostacoli a Gaza, tra cui alimenti, medicine, carburante, acqua, elettricità, indumenti, alloggi, etc. “anche aumentando la capacità e il numero dei valichi di frontiera terrestri e mantenendoli aperti per tutto il tempo necessario”. Il provvedimento, votato all’unanimità è arrivato giovedì come parte di nuove misure provvisorie emesse nel caso di genocidio presentato dal Sudafrica. Inoltre, con voto di 15 a 1, si impone a Israele di impedire al proprio esercito di ostacolare l’ingresso alle forniture, in conformità con la disciplina su prevenzione e punizione del crimine di genocidio.

“Israele deve smettere di affamare i civili e bambini”, ha affermato Caroline Gennez, ministro belga per la cooperazione allo sviluppo e la politica urbana, a commento della decisione dell’ICJm puntando il dito contro l’utilizzo della “fame come arma di guerra” da parte di Israele, una “flagrante violazione del diritto internazionale”.

La carestia a Gaza non è un evento naturale, ma è provocata da Israele che non consente l’ingresso via terra degli aiuti umanitari. Solo 155 camion al giorno riescono a superare il valico di Rafah, secondo quanto riporta la portavoce dell’UNRWA Tamara Alrifai, specificando che si tratta di un numero ben lontano dai 500 camion stimati dalle Nazioni Unite come il minimo richiesto date le circostanze a Gaza.

Gaza City è “l’epicentro della crisi”. Solo 11 convogli di aiuti alimentari del Programma Alimentare Mondiale (WFP) hanno raggiunto il nord del territorio palestinese dall'inizio di quest'anno, ha affermato l'agenzia delle Nazioni Unite.

La scelta è chiara: o “un'ondata” di aiuti umanitari a Gaza oppure si soffrirà la fame, avverte il WFP.

"Non c'è nessun'altra parte del mondo dove così tante persone affrontano una carestia imminente".

Se Israele non si fermerà, se non riconoscerà il diritto di esistenza della Palestina come Stato, i palestinesi andranno incontro alla pulizia etnica o al genocidio. Ed è chiaro che le principali vittime delle azioni genocidarie dell’esercito israeliano sono i bambini.

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