Il 25 aprile e la sovranità
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di Paolo Desogus*
Guardare l'Italia attraverso il 25 aprile e cioè attraverso l'esperienza resistenziale e i modi in cui questo lascito è stato ripreso, valorizzato e contestato nel corso degli anni anni credo aiuti a fare luce su molti aspetti del nostro presente. Relativamente alla stretta attualità, il disprezzo della compagine meloniana e salviniana dice molto anche di questa destra che si vuole "sovranista", ma che in realtà esprime il più basso e meschino esempio di sudditanza mai visto in tutta la storia repubblicana.
Il 25 aprile costituisce il momento in cui sono state poste le basi della costruzione democratica dell'Italia. Come hanno ripetuto in molti, senza il tributo di sangue dei partigiani, il nostro paese non avrebbe potuto negoziare quei margini di autonomia e indipendenza che, almeno sino ai primi anni Novanta, hanno consentito di ridurre le ingerenze straniere e in special modo americane.
La destra oggi al governo non riesce, non ha gli strumenti per capire che solo il 25 aprile ci ha dato "sovranità", da intendersi secondo i termini della Costituzione, ovvero come esercizio della democrazia attraverso le istituzioni parlamentari e il coinvolgimento delle grandi masse popolari mediato dai partiti politici.
In particolare, questa destra non riesce, non può e non vuole accettare che la nostra democrazia è stata fondata dal grande contributo delle forze socialcomuniste. L'idea che il loro cammino sia stato tracciato anche dal Pci li manda fuori dai gangheri. Il loro sovranismo non è infatti altro che il tentativo di abbattere la nostra democrazia per svenderla ai potenti stranieri di oggi. I fascisti di oggi come quelli di ieri sono fatti così, sono coraggiosi solo quando si mettono dietro le spalle dei forti del momento. Disprezzano il lavoro, odiano le istituzioni, "se ne fregano" delle istanze popolari e si nutrono di classismo e volgarità culturali.
Il carattere vigliacco e miserabile della destra non ci solleva tuttavia dalla necessità di interrogarci su quanti anticorpi democratici dispone oggi l'Italia. A me paiono pochi. Lo dico con grande amarezza: sono pochi. Nei più svariati campi, dal lavoro alla scuola, al modo in cui è concepito il ruolo dello stato nell'economia, tutto lascia intendere che i valori di giustizia sociale, di eguaglianza e di solidarietà comunitaria sono scomparsi o residuali. Eppure il 25 aprile è stato anche quello: non è stato solo un atto politico astratto contro i fascisti. La Liberazione e il 25 aprile hanno rappresentato lo sforzo per una nuova civiltà, per una nuova umanità. La nostra gloriosa Resistenza nasceva dalla consapevolezza che il fascismo e il suo corollario razzista erano radicati nel dominio del capitale sul lavoro, nella prevalenza degli interessi delle classi agiate su quelle lavoratrici.
Non c'è dunque 25 aprile senza aspirazione a una nuova umanità, senza l'irriducibile desiderio di trasformazione dell'attuale presente integralmente amministrato dalla governance tecnocapitalista e condizionato dai rigurgiti neocolonialisti dell'America trumpiana.
*Post Facebook del 25 aprile 2025