Il "cambio di strategia" di Zelensky affossa il Piano Trump
Abdicato il "piano della Vittoria", il leader del regime ucraino annuncia la disponibilità di un cessate il fuoco senza recuperare i territori persi in cambio dell'ingresso nella NATO
di Clara Statello per l'AntiDiplomatico
Zelensky potrebbe accettare la fine dei combattimenti senza aver recuperato i territori sotto il controllo di Mosca, se alle altre regioni verrà offerto l’ombrello della NATO. In un’intervista rilasciata al giornalista Stuart Ramsey di Sky News, per la prima volta il presidente ucraino ha ipotizzato una soluzione che preveda il congelamento della guerra sull’attuale linea del fronte, a patto che l’invito stesso riconosca i confini internazionalmente riconosciuti dell’Ucraina.
Il cessate il fuoco deve essere vincolato all’adesione parziale alla NATO, la deterrenza di cui Kiev ha bisogno per dissuadere Mosca da nuovi attacchi. Ciò, secondo Zelensky, consentirà il passaggio da una “fase calda della guerra” ad una diplomatica, nella quale la Russia dovrà essere costretta a restituire a Kiev i territori conquistati, incluse le Repubbliche popolari di Lugansk e Donetsk e la Crimea.
Zelensky abbandona ufficialmente la sua formula di pace. Fino ad ora Kiev dichiarava che la guerra sarebbe continuata alla riconquista dei territori entro i confini del 1991. Questa posizione era stata assicurata da un decreto firmato dal presidente nell’ottobre del 2022 che vieta per legge di negoziare con Vladimir Putin.
In precedenza Zelensky aveva dichiarato che Kiev non avrebbe potuto accettare un cessate il fuoco con i confini fissati sulla linea del fronte, perché la costituzione ucraina non lo consente. Adesso però l’Ucraina è in svantaggio sul campo di battaglia, in inferiorità numerica e totalmente dipendente dal sostegno politico, finanziario e militare dell’Occidente. L’apertura ad un cessate il fuoco immediato è un messaggio rivolto al prossimo inquilino della Casa Bianca.
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca preannuncia un cambio di strategia nella politica estera statunitense. Durante la campagna elettorale il Tycoon ha promesso che avrebbe posto fine alla guerra in 24 ore con un paio di telefonate, sottolineando la sua amicizia con Putin. Dopo la vittoria ha incluso l’Ucraina tra i punti prioritari dell’”agenda del primo giorno”. Si è circondato di personaggi che Kiev considera pro-Mosca, come J.D. Vance e Tulsi Gabbard, che addirittura è inclusa nella black list ucraina di Myrotvoretz. I vertici designati della diplomazia statunitense, Marco Rubio e Mike Waltz, così come Elon Musk, si sono espressi per l’immediato cessate il fuoco.
Il generale Keith Kellogg è stato nominato inviato speciale per l’Ucraina e la Russia. La scelta, arrivata mercoledì, ha destato sorpresa in quanti ritenevano che il favorito per questa carica fosse Richard Grenell. Trump invece ha preferito un militare in pensione ad un diplomatico.
Nella sua carriera Kellogg ha partecipato alla costruzione della Pax Americana, combattendo nelle principali guerre condotte in nome della democrazia e libertà: Vietnam e nella prima guerra del Golfo. Da membro delle truppe speciali è asceso agli alti gradi dell’esercito fino a diventare capo di stato maggiore dell’82° divisione aviotrasportata durante Desert Storm. Dopo la pensione, ha avuto un ruolo nell’autorità di occupazione dell’Iraq, tra fine 2003 e il 2004, come incaricato, tra le altre cose, alla ricostruzione. Durante lo scorso mandato di Trump, Kellogg ha ricoperto diversi incarichi attinenti alla sicurezza nazionale. Come si può facilmente intuire, è un falco. Ha l’incarico di portare alla fine dei combattimenti e avviare i negoziati di pace tra Mosca e Kiev.
Mentre Grenell proponeva la creazione di zone autonome, Kellogg delinea il suo approccio in un articolo pubblicato ad aprile assieme a Fred Fleitz dal titolo “America First, Russia and Ukraine”.
In estrema sintesi, l’idea è quella di spostare il conflitto dal piano militare a quello diplomatico, assegnando un ruolo centrale a Washington, che costringerà i contendenti a sedere al tavolo dei negoziati ed accettare le condizioni per la cessazione delle ostilità. Il piano prevede il cessate il fuoco lungo i confini attuali per poter avviare i colloqui tra le parti.
Inoltre l’Ucraina continuerà ad avere armi e garanzie per la sicurezza solo se accetterà di prendere parte ai colloqui. L’imminente adesione dell’Ucraina alla NATO verrà tolta dal tavolo, ma se Mosca rifiuterà di negoziare, Washington aumenterà il sostegno a Kiev.
La via per la pace dell’America First risuona come la diplomazia della pistola puntata alla tempia di Donald Rumsfeld. Del resto la politica estera americana, così come più volte ribadito da Trump e dai suoi uomini, si baserà sul concetto di pace attraverso la forza, ovvero l’utilizzo della deterrenza militare per contenere gli attori ostili.
In base a quanto riferisce la stampa statunitense, Waltz ha ancora in valutazione il piano Grenell e un’altra proposta che prevede l’adesione dell’Ucraina nella NATO.
Mentre Washington elabora i suoi piani, Zelensky comunica la sua nuova formula di pace, che include la disponibilità ad un cessate il fuoco, in cambio di un’adesione parziale alla NATO come garanzia di sicurezza. In questo senso, le azioni spregiudicate del presidente Biden (l’autorizzazione a colpire la Russia con gli ATACMS, l’invio di mine antiuomo, l’approvazione urgente di pacchetti di assistenza militare) vanno intese come leve negoziali consegnate a Kiev.
Tuttavia, alcuni osservatori ritengono che Putin non accetterà mai un cessate il fuoco a queste condizioni. La neutralità dell’Ucraina è un obiettivo strategico dichiarato del Cremlino. L’impressione, dunque, è che la mossa di Zelensky serva ad affossare il piano di Trump, facendo ricadere su Mosca la responsabilità di un fallimento. Ovvero a continuare la guerra.