Il caso Ilaria Salis e le inopportune speculazioni politiche

Il caso Ilaria Salis e le inopportune speculazioni politiche

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di Giuseppe Giannini

 

La triste vicenda di Ilaria Salis, al di là delle inopportune speculazioni politiche da parte dei soliti noti ed inqualificabili soggetti – mr.Papeete, la sora Giorgia e i fascistelli reazionari, che si atteggiano, a seconda della convenienza del momento a nazionalisti (la retorica delle frontiere) o globalisti (il dogma del “libero mercato” e la sudditanza verso le istituzioni del capitale finanziario e dell’imperialismo USA/Nato) mette in luce tutta l’ipocrisia di coloro che cercano di arrampicarsi sugli specchi per giustificare questa barbarie. Si tirano in ballo tante questioni, come l’eventuale commissione del reato o l’appartenenza politica, pur di sviare il nocciolo del problema: la tenuta dei sistemi democratici e la credibilità dello Stato di diritto. 

Ad esempio, negli USA, che dal secolo scorso si sono arrogati il diritto di esportare (con la violenza) la loro idea di democrazia (capitalistica) vi sono tanti Stati in cui la pena di morte è contemplata, e si fa business con le armi e le carceri. Ancora una volta è la stessa credibilità dell’UE che viene messa in discussione.

Lo Stato di diritto si basa su un insieme di principi, consolidatisi grazie a secoli di storia, e che tutti hanno fatto propri: la separazione dei poteri, l’indipendenza della magistratura, e dei media, e l’esercizio del diritto di difesa.

In linea di massima, nel rispetto dei diversi regimi sanzionatori nei vari Paesi, vi è un insieme di regole uguali in quelli di civil law , riguardanti chi è sottoposto ad accusa e/o alla detenzione e cioè: la garanzia di un contraddittorio, l’imparzialità del giudice, la parità con l’accusa, una sanzione adeguata e proporzionata.

Invece, vi sono Paesi membri della Nato come la Turchia, o dell’UE – il gruppo di Visegrad (Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca), in cui quest’insieme di regole non sempre trovano applicazione. Essi hanno fatto del potere di ricatto e di veto l’arma con cui rendere impotenti queste istituzioni.

Ed altri prossimi ad entrare, l’Ucraina del macho e corrotto Zelensky, in cui gli oppositori politici e i dissidenti sono in galera. L’Ungheria alleata dei nostri conservatori italioti fa parte di quel gruppo sovranista internazionale che sovvenziona Trump,Putin e le forze di ultradestra xenofobe, razziste e sessiste.

Dietro la retorica dell’attacco all’UE o al Papa l’intento è solo la presa del potere, per imporre la mano dura all’interno delle singole nazioni (suprematisti e neofascisti) ma sempre sudditi del capitale globale.

D’altronde è la storia stessa di Orban che lo dimostra, avendo in passato approfittato dei fondi europei per l’agricoltura per spartirseli con i suoi amici. Cosi abbiamo assistito ad un’immagine raccapricciante, che non ammette giustificazioni. Si è mai visto una persona accusata o condannata per qualsiasi reato in quelle condizioni? Forse a Guantanamo o nei campi di rieducazione.

I nostri finti garantisti al governo ribadiscono come la legge sia uguale per tutti i potenti.Ci si accanisce con i deboli, i dissidenti e non allineati – gli sgomberi degli occupanti, il decreto rave, l’inasprimento di pene verso i manifestanti, mentre si condonano i reati delle élite – i reati fiscali di imprenditori, le immunità di politici – a conferma che il potere, più o meno autoritario, abbisogna di sudditi da disciplinare ed addomesticare,In perfetta continuità con il regime dell’amico della donna al governo che si dice madre e cristiana.

Quindi, in definitiva, questa questione, che richiama altri detenuti recenti -  Zaki, Regeni - , ma anche scomodi – Silvia Baraldini, Barghuti, Ocalan, Assange -  mette in discussione i rapporti paritari fra Stati, gli ordinamenti giuridici, il sistema delle alleanze e le partnership. Ci sono detenuti eccellenti da far tacere. Ed altri meno noti da nascondere, sopraffare, violare nel corpo e nella psiche. Un pericoloso ripensamento di quelli che una volta erano definiti i diritti dell'uomo.

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