Il Femminismo dei dominanti per giustificare la erosione del potere di acquisto

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Il Femminismo dei dominanti per giustificare la erosione del potere di acquisto

 

di Federico Giusti

Il divario retributivo  fa notizia  anche tra quanti lo hanno letteralmente ignorato per anni. E' bene soffermarsi intanto sul significato del termine, il dislivello primario andrebbe misurato in base al potere di acquisto confrontando i salari odierni con quelli del passato.
 
Per non cadere nell'ovvietà abbiamo preso le buste paga di alcuni autoferrotranvieri in attività (età anagrafica tra i trenta  e i quaranta) confrontandone il potere di acquisto con i salari (stessa categoria e medesimi profili professionali) di 30 o 40 anni or sono.
 
Senza perderci in annotazioni di varia natura, abbiamo poi raffrontato il salario odierno di un autoferrotranviere  con quello di un  coetaneo che lavora in fabbrica o  dipendente degli enti locali, ebbene saltano agli occhi alcune evidenze ignorate o taciute dai sindacati.
  • I tempi di guida dei tranvieri oggi superano di almeno il 30% quelli dei loro padri, orari spezzati, pause infinite senza retribuzione per non parlare poi del parco vetture avanti con gli anni, dei problemi di salute e dell'insorgere di malattie professionali alcune delle quali ancora non riconosciute. Rispetto al passato poi ci sono i crescenti episodi di aggressione agli autisti che dovrebbero rappresentare un problema sociale al pari di quanto accade a infermieri e insegnanti.
  • Rispetto al passato alcune voci stipendiali sono scomparse alleggerendo le buste paga.
  • la perdita del potere di acquisto, se confrontiamo salari odierni con il passato, nell'arco di 30 anni, supera il 20 per cento
La prima riflessione dovrebbe quindi riguardare il potere di acquisto, dopo anni, dalla assunzione a tempo indeterminato, lavoratori e lavoratrici continuano a percepire salari inferiori ai loro padri oggi in pensione, nei prossimi anni, in virtù del sistema contributivo, la situazione potrebbe capovolgersi ma allora constateremo che la perdita riguarderà tanto i pensionati quanto la popolazione attiva.
 
E' quindi fin troppo comodo parlare di divari di genere, che esistono e vanno sempre combattuti, dell'ascensore sociale fermo senza partire dal problema primario ossia la erosione del potere di acquisto.
 
Recentemente il presidente dell'Aran si è soffermato su due divari nella Pubblica amministrazione, quello di genere e tra i comparti in cui viene suddiviso il lavoro pubblico.
 
Potremmo ironizzare, se ne avessimo la forza, che si va scoprendo l'acqua calda, avere ad esempio potenziato il part time facendo una guerra senza quartiere al decreto dignità  non è stata una scelta felice e favorevole ache per le pari opportunità. 
 
Ma ancora una volta rischiamo di perderci nei meandri di un ragionamento astratto, il ricorso al part time e al tempo determinato sono di grande aiuto quando si tratta di quantificare gli occupati senza considerare le ore lavorate la cui costante diminuzione nell'arco del tempo si è fatta problematica.
 
Se prendiamo in esame la PA non si comprende come sia possibile la sperequazione nel salario accessorio di cui parla il presidente Aran, non sarà che tutto dipenda dagli straordinari distribuiti senza equità e ad appannaggio di chi prolunga l'orario lavorativo non solo per necessità economiche ma anche per avere maggiore tempo a disposizione?
 
E quali sarebbero i sistemi premiali per caratteristiche in cui gli uomini hanno tradizionalmente vantaggi ?
 
I Contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) dovrebbero innanzitutto salvaguardare potere di acquisto e di contrattazione e non perdersi, come l'Aran auspica, nella definizione di principi (mai seguiti da scelte conseguenti e coerenti) di uguaglianza salariale dei quali sentiamo anche noi il bisogno ma la lotta alla disparità arriva dopo avere restituito dignità al salario di base ampliando al contempo le misure di welfare.
 
Tanta attenzione verso  la trasparenza nelle politiche retributive è quindi l'ennesimo specchietto per le allodole finalizzato a non parlare del potere di acquisto dei salari o dei meccanismi che  dividono la forza lavoro attraverso valutazioni farlocche 
 
Una recente direttiva UE prevede che i Ccnl forniscano adeguate informazioni sulla retribuzione iniziale o sulla fascia salariale del ruolo ma la asfittica conoscenza dei propri diritti ci restituirà il potere di acquisto perduto?
 
Non volendo affrontare la questione dirimente  si finisce con perdere tempo dietro all'astratto principio di parità salariale a parità di mansioni  che dovrebbe valere ad esempio per gli appalti e le cooperative, per il lavoro pubblico esternalizzato di cui invece ormai non si fa parola.
 
Tutta questa discussione si prefigge ben altri obiettivi ossia creare ulteriori divisioni e sperequazioni ad esempio quando si ipotizza un futuro nel quale i Ccnl stabliscano "criteri di avanzamento meritocratici e oggettivi, evitando indicatori che possano avvantaggiare indirettamente un genere".
 
La parità di genere non diventa un valore aggiunto ma lo strumento con cui rafforzare i sistemi iniqui che hanno affossato il potere di acquisto dei salariati maschi e femmine e non è casuale che nel mirino del Governo ci siano proprio i meccanismi automatici di carriera tanto nel pubblico quanto nel privato.
 
La battaglia di genere se condotta dai dominanti non si traduce in welfare aggiuntivo e diritti sociali ma in una sorta di livellamento verso il basso accrescendo la ricattabilità della forza lavoro, il peso del salario accessorio e della performance. Per considerare pienamente maternità e congedi parentali ai fini dell’anzianità di servizio non occorre parlare di genere ma semplicemente dei diritti sociali fin oggi negati.
 
Non sappiamo a quali dati facciano riferimento all'Aran ma il nostro dubbio è che l'ennesima campagna contro le disparità non porti benefici alle lavoratrici donne ma sia solo funzionale a potenziare il secondo livello di contrattazione  e quel sistema premiale divisivo ed iniquo accrescendo magari i carichi di lavoro senza assunzioni e senza straordinario adducendo la motivazione che le ore supplementari sono state assegnate in termini discutibili e senza rispettare la uguaglianza di genere. 

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