Il leader del Kosovo "sogna la guerra", denuncia il presidente serbo

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Il leader del Kosovo "sogna la guerra", denuncia il presidente serbo

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L'Occidente sa che è stata la Polizia del Kosovo a dare il via lunedì ai disordini nel nord dell'autoproclamata repubblica, dove 30 caschi blu delle forze Nato ivi stanziate sono rimasti feriti in scontri con la popolazione serba locale, ma continua a sostenere Pristina, ha lamentato il presidente serbo Aleksandar Vucic. 

"Gli scontri sono stati avviati dalla cosiddetta polizia del Kosovo, non dalla Nato", ha precisato il presidente in un'intervista all'emittente serba Prva Tv. I soldati di etnia albanese hanno prima catturato due serbi e sparato a un altro, che è sopravvissuto a malapena, ha sottolineato, e ha denunciato che "le uniche immagini che sono state viste erano di soldati della NATO feriti".

"Tutti in Occidente sanno che è stata colpa di Pristina. Ma [il primo ministro del Kosovo Albin] Kurti sa che qualunque cosa faccia, gli americani, i tedeschi e gli inglesi proteggeranno la cosiddetta indipendenza del Kosovo", secondo Vucic.

"[Kurti] non smetterà di inviare polizia speciale" contro la maggioranza serba a nord dell'autoproclamata repubblica, ha aggiunto Vucic. "Oggi ho visto un bell'articolo di un albanese, che ha scritto che Kurti 'sogna la guerra'. Vuole essere come [il presidente ucraino Vladimir] Zelensky", ha avvertito.

Aumento delle tensioni

Lunedì scorso ci sono stati forti scontri  nel nord del Kosovo, tra autorità locali e manifestanti di etnia serba. Gli scontri sono iniziati dopo che la scorsa settimana unità di polizia kosovare hanno fatto irruzione in diversi edifici amministrativi della zona con lo scopo dichiarato di aiutare i nuovi sindaci, di origine albanese, a svolgere le loro funzioni. I residenti locali - la maggior parte dei quali sono di etnia serba - chiedono il ritiro delle forze di sicurezza e la rimozione dei sindaci.

Le forze della NATO, insieme alla polizia locale, hanno disperso violentemente le manifestazioni di protesta che si sono svolte nei pressi degli edifici amministrativi dei comuni a maggioranza serba di Zvecan, Leposavic e Zubin Potok. Secondo quanto riferito, hanno usato gas lacrimogeni e lanciato dozzine di granate stordenti, oltre a sparare. Secondo Belgrado, 52 serbi sono rimasti feriti  e tre di loro versano in gravi condizioni a causa degli scontri. 

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