Il “mercato dei derivati” e la finanza di guerra
1904
di Alessandro Volpi*
Finanza di guerra. Una questione particolarmente rilevante, soprattutto in prospettiva futura, è rappresentata dagli Etf che replicano indici legati al settore delle armi, a cui si affianca la partita, vastissima, degli strumenti della finanza derivata, dove compaiono opzioni e futures su azioni di aziende legate agli armamenti: si tratta, come è noto, di contratti destinati a speculare sull'andamento delle azioni di società presenti nel settore della difesa e dell'industria bellica. Sono molto diffusi quelli relativi a Lockheed Martin, BAE Systems, Northrop Grumman e Leonardo.
Il “mercato dei derivati” costruiti sui titoli delle industrie belliche è decisamente coltivato da grandi fondi, da hedge fund, e da banche d'investimento, che utilizzano questi strumenti per coprire i rischi o speculare su fluttuazioni economiche globali. In tal senso, il tema della “tracciabilità” dell’impiego del risparmio gestito diventa sempre più cruciale, ma, al tempo stesso, sempre più difficile. La complessità dell’ingegneria finanziaria, in particolare proprio con Etf e con strumenti derivati, tende a rendere quasi illeggibile la destinazione degli impieghi finanziari, con l' evidente possibilità di una vera e propria trasmigrazione di massa di un risparmio dai tratti assai diffusi verso settori pericolosissimi. I grandi fondi, infatti, rastrellano decine di migliaia di miliardi di dollari che provengono, in modo sempre più marcato, anche da fasce di popolazione con redditi bassi, a cui servono polizze previdenziali e sanitarie per supplire alla ritirata del Welfare. In una simile ottica l’opacità finanziaria diventa davvero un’insidia colossale, destinata a generare un fiume di liquidità in direzioni che certo alimentano i grandi conflitti globali. In una direzione analoga si muove l’ampio utilizzo della ricordata finanza derivata per “coprire” gli investitori dal rischio della volatilità; un impiego tanto più adoperato quanto più le guerre si moltiplicano e la loro proliferazione le rende un terreno molto favorevole alle speculazioni.
*Post Facebook del 2 gennaio 2025
Il “mercato dei derivati” costruiti sui titoli delle industrie belliche è decisamente coltivato da grandi fondi, da hedge fund, e da banche d'investimento, che utilizzano questi strumenti per coprire i rischi o speculare su fluttuazioni economiche globali. In tal senso, il tema della “tracciabilità” dell’impiego del risparmio gestito diventa sempre più cruciale, ma, al tempo stesso, sempre più difficile. La complessità dell’ingegneria finanziaria, in particolare proprio con Etf e con strumenti derivati, tende a rendere quasi illeggibile la destinazione degli impieghi finanziari, con l' evidente possibilità di una vera e propria trasmigrazione di massa di un risparmio dai tratti assai diffusi verso settori pericolosissimi. I grandi fondi, infatti, rastrellano decine di migliaia di miliardi di dollari che provengono, in modo sempre più marcato, anche da fasce di popolazione con redditi bassi, a cui servono polizze previdenziali e sanitarie per supplire alla ritirata del Welfare. In una simile ottica l’opacità finanziaria diventa davvero un’insidia colossale, destinata a generare un fiume di liquidità in direzioni che certo alimentano i grandi conflitti globali. In una direzione analoga si muove l’ampio utilizzo della ricordata finanza derivata per “coprire” gli investitori dal rischio della volatilità; un impiego tanto più adoperato quanto più le guerre si moltiplicano e la loro proliferazione le rende un terreno molto favorevole alle speculazioni.
*Post Facebook del 2 gennaio 2025