Il MES e la disonestà intellettuale di Zingaretti
di Paolo Desogus
Ho letto i dieci punti con cui Zingaretti, sul Corriere della sera, chiede l'attivazione del MES. Ora, lasciamo perdere la profonda disonestà intellettuale di questo segretario da strapazzo. A leggerli con attenzione emerge infatti che i punti di Zingaretti consistono quasi tutti in provvedimenti strutturali, che necessitano di un costante intervento delle finanze pubbliche. Il segretario del PD chiede dunque un finanziamento una tantum che, però una volta finiti gli aiuti europei, faranno aumentare la spesa pubblica.
Per carità, lungi da me demonizzare la spesa pubblica. È chiaro tuttavia che dentro l'austerity europea, in cui Zingaretti desidera che il paese permanga eternamente, quell'aumento sia incompatibile con il nostro bilancio. Le finanze pubbliche sotto regime di Maastricht non lo consentono e ben presto lo stato si troverebbe costretto ad operare dei tagli e in definitiva a privatizzare.
Accedere al MES è di per sé un errore politico per tante ragioni. Lo sarebbe però ancor più se si seguissero i punti di Zingaretti il quale vuole servirsi di questo prestito proprio per portare avanti il processo di privatizzazione della sanità. E non è un caso se nelle ultime settimane sia nato un movimento di sostegno a Bonaccini per la segreteria nazionale del PD. Il grande capitale ha fretta di chiudere l'affare. Non può farsi sfuggire l'occasione di partecipare al grande banchetto delle privatizzazioni. E Boncaccini, con la politica della sussidiarietà, ha dimostrato in Emilia-Romagna di essere molto più affidabile di Zingaretti.