Il paradosso di Porto Rico: cittadini americani ma senza diritto al voto

Il paradosso di Porto Rico: cittadini americani ma senza diritto al voto

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I portoricani appaiono spesso in film e serie televisive americani, e pur se vi sono tra loro attori del calibro di Benicio del Toro e Joaquin Phoenix, sono raffigurati spesso come gang di malviventi e malavitosi. Ma non è questa la unica ingiustizia che gli Stati uniti riservano agli abitanti di Puerto Rico, isola caraibica. Innanzitutto, Puerto Rico è un territorio statunitense “non incorporato”: soggetto a un retaggio colonialista e imperialista, non fa parte di alcuno Stato e non è esso stesso uno Stato – insieme alle Isole Marianne Settentrionali, le Samoa Americane, Guam e le Isole Vergini degli Stati Uniti.

Pur se i suoi abitanti sono cittadini americani dal 1917, non hanno diritto di voto al Congresso degli Stati Uniti e non hanno diritto a votare per il Presidente.  Tanto è vero che, in concomitanza con le elezioni presidenziali 2024, saranno tenuti “impegnati”, per così dire, dalle elezioni per il nuovo “Governatore” di Puerto Rico il prossimo 5 novembre. Inoltre c’è a Porto Rico una buona parte, un 15% circa in base ad alcune stime, di popolazione nativa americana di discendenza Taìno  – il popolo caraibico che ebbe la grande sfortuna di “essere scoperto” da Colombo – che non è riconosciuta e non ha alcuna sorta di diritto o supporto. E se pensiamo ai diritti dei nativi in suolo statunitense, già martoriati in molti modi, come abbiamo visto negli articoli scorsi di questa rubrica, possiamo immaginare cosa voglia dire non avere diritto alcuno.




Implicazioni dello status politico di Porto Rico

 Il particolare status politico di Porto Rico ha ramificazioni in molte sfere della vita portoricana, visti i limiti alla autonomia del Governo portoricano. Ad esempio, il governo dell'Isola non è completamente autonomo e la presenza federale nell'Isola è diffusa, compresa una sezione della Corte distrettuale federale degli Stati Uniti.

Ci sono anche implicazioni relative alla cittadinanza americana delle persone nate a Porto Rico. In particolare, sebbene le persone nate nel Commonwealth di Porto Rico siano cittadini statunitensi naturali, la loro cittadinanza non è protetta dalla Clausola di Cittadinanza del 14° Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. In quanto tale, la cittadinanza americana dei portoricani può essere tolta dal Congresso degli Stati Uniti unilateralmente. I portoricani sono anche coperti da un gruppo di “diritti civili fondamentali” ma, poiché Porto Rico non è uno Stato, non sono coperti dall'intero Bill of Rights americano. Per quanto riguarda la rappresentanza, i portoricani non hanno un rappresentante con diritto di voto al Congresso degli Stati Uniti, bensì un Commissario residente che ha voce in capitolo al Congresso (ma non vota, tranne che a livello di commissione).

I portoricani devono anche prestare servizio nell'esercito degli Stati Uniti ogni volta che viene ordinato il servizio di leva, con gli stessi doveri di un cittadino statunitense residente nei 50 Stati. Per quanto riguarda la tassazione, i portoricani pagano le tasse federali degli Stati Uniti. I residenti sono tenuti a pagare le imposte federali sui salari (Social Security e Medicare), nonché le imposte sul reddito del Commonwealth di Porto Rico. Nel 2009, Porto Rico ha versato 3,742 miliardi di dollari al Tesoro degli Stati Uniti: un importo uguale a quello versato dagli Stati del Wyoming, Montana e North Dakota. Tuttavia, i portoricani ricevono meno del 15% dei fondi Medicaid che normalmente riceverebbero  se fossero cittadini di uno Stato americano.

Ovviamente non sono mancate, negli anni, né le proteste e le cause intentate perché i portoricani avessero il diritto di voto (vedere ad esempio Igartúa de la Rosa v. Stati Uniti) nè i movimenti perché Puerto Rico diventasse uno Stato americano con una posizione di diritto regolare sia amministrativa che di cittadinanza ( Movimiento estadista de Puerto Rico).   



Referendum

La statalizzazione è una delle diverse opzioni in competizione per il futuro status politico di Porto Rico, tra cui: mantenere il suo status attuale, diventare completamente indipendente o diventare uno Stato liberamente associato. Porto Rico ha tenuto sei referendum sull'argomento. Questi non sono vincolanti, in quanto il potere di concedere la statalizzazione spetta al Congresso degli Stati Uniti. Il referendum più recente si è tenuto nel novembre 2020, con una maggioranza (52,52%) di coloro che hanno votato che hanno optato per diventare uno Stato americano. Sebbene anche i due referendum precedenti (novembre 2012 e giugno 2017) avessero avuto esiti apparentemente favorevoli, il New York Times li ha descritti come “falsati, con un linguaggio elettorale formulato per favorire il partito in carica”. Evidentemente il trattamento di disparità, che aveva già visto Puerto Rico ceduta dagli spagnoli agli Stati Uniti con il Trattato di Parigi del 1898, non è destinato ancora a finire.



Gli indigeni Taìno

La composizione della cittadinanza sull’isola, che ovviamente ha avuto forti influssi dalla dominazione spagnola e dal traffico di schiavi dei secoli scorsi, pare che nel frattempo abbia perso una fetta ragguardevole di “bianchi”, che sono passati dal 75,8% nel Census del 2010 al 17,1% nel 2020. Un calo notevolissimo. Anche se, nei censimenti su base razziale, a cui gli Stati Uniti sono molto affezionati (che assurdità! ne abbiamo parlato in più di un articolo), ha sempre molta influenza come un cittadino si autoidentifichi, cioè come percepisca se stesso. Se volessimo essere ottimisti e idealisti, potremmo pensare che molti che si sono identificati come “solo bianchi” nel 2010 abbiano deciso fieramente di riconoscersi come “etnicità mista” vantando una nonna Taìno o  un antenato deportato dall’Africa (per approfondire: https://centropr.hunter.cuny.edu/reports/puerto-ricos-2020-decennial-analysis-datasheet-series/#:~:text=In%202010%2C%2075.8%25%20of%20those,is%20too%20significant%20to%20miss. ).

Il popolo Taíno è originario dei Caraibi e vive a Porto Rico, Cuba, Giamaica, Repubblica Dominicana, Isole Vergini americane e altro ancora. Come dicevamo prima, gli abitanti originari di Porto Rico, i Taìno, rappresentano circa un 15% della popolazione, anche se nel censimento figurano tra le voci “other races”, altre razze. Quello che i Taìnò lamentano a gran voce, come hanno fatto anche all’United Nations Permanent Forum on Indigenous Issues (UNPFII), in sostanza, è di essere invisibili. In un’epoca in cui i Nativi Americani lottano per fare progressi nei loro diritti politici e civili – lentamente, molto lentamente – questo popolo si vede negata una identità, una rappresentanza, un territorio, una cultura (che molte tribù native americane hanno conservato, anche se in condizioni critiche). Un movimento nato nel 1998 per  promuovere l'autodeterminazione e la protezione dei diritti umani, della cultura, delle tradizioni e delle terre sacre dei Taíno e di altri Popoli Indigeni dei Caraibi è la United Confederation Of Taíno People (UCTP), che ha sede a New York.

Andrea Carmen, della Nazione Yaqui, è Direttore Esecutivo dell’International Indian Treaty Council (IITC):  un'organizzazione di Popoli Indigeni del Nord, Centro, Sud America, Caraibi, Artico e Pacifico che lavora per la Sovranità e l'Autodeterminazione dei Popoli Indigeni e per il riconoscimento e la protezione dei loro Diritti, Trattati, Culture Tradizionali, Terre Sacre e Acque. Carmen afferma che per i Taíno lo status politico di Porto Rico presenta delle sfide. “Ciò che li rende unici è che sono ancora residenti di una colonia”, ha detto.

Torniamo al concetto della invisibilità. Come abbiamo visto in alcuni articoli precedenti, nel mondo – ma anche negli Stati Uniti stessi – molti credono che i Nativi Americani siano estinti. La stessa cosa succede per  i Taìno. L’incontro del 1492 con Cristoforo Colombo mise in moto un'invasione di soldati, sacerdoti e coloni spagnoli che devastò la civiltà Taino e ne decimò la popolazione. Già nel 1550, i funzionari coloniali credettero che i popoli Taíno fossero già estinti. In realtà, i Taíno e la loro cultura hanno resistito, sono sopravvissuti e continuano ad avere un impatto anche oggi. Un piccolo risultato: la Guainía Taíno Tribe, nelle US Virgin Islands, è stata riconosciuta dal Governatore  Albert Bryan Jr. come entità indigena, “ tribù indiana d’America” discendente dal popolo Taìno. Altre sette comunità a Porto Rico, invece, hanno fatto richiesta di riconoscimento, finora negato dal Governatore. Prima di essere riconosciute a livello federale, la strada è incredibilmente lunga.

Raffaella Milandri

Raffaella Milandri

 

Scrittrice e giornalista, attivista per i diritti umani dei Popoli Indigeni, è esperta studiosa dei Nativi Americani e laureata in Antropologia.
Membro onorario della Four Winds Cherokee Tribe in Louisiana e della tribù Crow in Montana. Ha pubblicato oltre dieci libri, tutti sui Nativi Americani e sui Popoli Indigeni, con particolare attenzione ai diritti umani, in un contesto sia storico che contemporaneo. Si occupa della divulgazione della cultura e letteratura nativa americana in Italia e attualmente si sta dedicando alla cura e traduzione di opere di autori nativi. Attualmente conduce un programma radiofonico sulla musica nativa americana, "Nativi Americani ieri e oggi" e cura la riubrica "Nativi" su L'AntiDiplomatico.

 

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