Il Piano Cinese per l’Intelligenza Artificiale: superare gli USA entro 7 anni
Il 20 luglio del 2017 il Consiglio di Stato cinese ha pubblicato un Piano di sviluppo dell'intelligenza artificiale di nuova generazione, con obiettivi strategici da raggiungere entro il 2030 (gov.cn).
Si tratta di un piano a vasto raggio, con un impianto che, per certi versi, ricorda l’implementazione del complesso militare-industriale degli Stati Uniti. Complesso con due linee, una linea di produzione civile, commerciale, sostenuta dal consumo di massa, e una linea militare, sostenuta direttamente dal governo. Complesso a porte girevoli, con test e sperimentazione mirata nei teatri di guerra e in contesti civili.
Il Piano cinese prevede l'uso diffuso dell'intelligenza artificiale nell'istruzione, nell'assistenza medica, nelle pensioni, nella protezione ambientale, nelle operazioni urbane, nei servizi giudiziari, nella sicurezza sociale, nella difesa nazionale, per recepire la formazione di coscienza collettiva e i cambiamenti psicologici nella psicologia di massa.
Non bisogna immaginare l’IA come l’umanoide parlante che si vede in Star Wars o l'Androide di Star Trek. Il Piano parla dell’IA come di un motore, di un motore che sostituirà i vecchi motori elettrici o elettronici.
Più precisamente, il Piano dice che questo nuovo motore farà avanzare il rilascio dell'enorme energia immagazzinata dalla precedente rivoluzione scientifica e tecnologica e dalla trasformazione industriale, ricostruendo la produzione, la distribuzione, lo scambio, il consumo, ecc. Produrrà un salto nella produttività del lavoro sociale, migliorando la competitività generale dell’economia cinese.
Questo motore, impiantato sulla filiera medica, sarà in grado di brevettare più principi attivi, di produrre più pillole, a un costo più basso, e distribuirle più velocemente. Richiederà la trasformazione di tutta la filiera scolastica. Ogni segmento dovrà essere Machine-readable. Non sarà l’IA a doversi adattare allo scolaro. Dovrà essere lo scolaro a produrre conoscenze digeribili dalla macchina. Non si scappa. Il filosofo Hume – che ispirò non poco il padre dell’economia Adam Smith – disse che l’idea di una conoscenza che superi gli strumenti e le macchine di cui disponiamo è una finzione tanto inutile quanto incomprensibile. Questa lezione pratica – pragmatica – i cinesi l’hanno imparata bene, e l’hanno imparata proprio dagli anglo-americani.
L’IA, si legge nel Piano, innescherà profondi cambiamenti nei modi di produzione, nello stile di vita e nel pensiero umano.
Entro il 2025, si legge, la Cina raggiungerà importanti progressi nelle teorie di base per l'IA, ed entro il 2030 alcune tecnologie e applicazioni dovranno raggiungere un livello di superiorità sul piano mondiale.
Il 2 febbraio, sul Boston Globe, Will Henshall, mette le mani avanti. L’IA, scrive, potrebbe distruggerci. Gli Stati Uniti e la Cina devono riconsiderare gli investimenti in IA, perché si stanno trasformando in una corsa al riarmo, in stile Guerra Fredda.
Nel 2021, scrive Henshall, il governo degli Stati Uniti ha speso 10,8 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo sull'IA, di cui 9,3 miliardi provenivano dal Dipartimento della Difesa. La spesa pubblica cinese per l'intelligenza artificiale è meno trasparente, ma gli analisti stimano che sia più o meno comparabile.
Uno studio della Walsh School of Foreign Service della Georgetown University (cset.georgetown.edu) dice che il governo cinese probabilmente non sta spendendo molto di più del governo degli Stati Uniti per la ricerca e lo sviluppo dell'IA. I nostri risultati, si legge, indicano che la spesa della Cina nel 2018 era dello stesso ordine di grandezza della spesa pianificata dagli Stati Uniti per l'anno fiscale 2020.
Sia quel che sia, questo nuovo motore di sviluppo della produttività economica fa girare bene pure gli ingranaggi e gli apparati militari. Anche se, al giorno d’oggi, la distinzione tra guerra economia e guerra tout-court è sempre più labile. E le vittime della prima sono di gran lunga superiori a quelle della seconda.