Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

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Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE


di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico

Io credo che le prossime elezioni europee andrebbero inquadrate nel modo più corretto possibile. Provo a dare la mia interpretazione.

1 Si dà troppo spazio alla candidatura di quella sciagurata di Ilaria Salis alle elezioni europee. Siamo di fronte alla solita arma di distrazione di massa utile a far distogliere lo sguardo dell'opinione pubblica dai problemi che contano (vedi punto 2). L'unico aspetto interessante della candidatura della Salis è che dimostrano come le elezioni siano solo puro teatro che non influisce sui destini né dei singoli né dei popoli europei. Puro intrattenimento orientato alla distrazione delle masse mentre le élites hanno già deciso i nostri destini nella nostra totale inconsapevolezza.

2 Le élites europee indipendentemente dalla "volontà popolare che verrà espressa nelle elezioni" hanno già deciso il da farsi. Per esporci il progetto hanno messo come front man il miglior cavallo di razza della scuderia: Mario Draghi dal quale il piano prende il nome. Di fatto il cosiddetto "Piano Draghi" non è nient'altro che la evoluzione dell'UE fino alla sua definitiva trasformazione in "Stati Uniti d'Europa". Sia detto per inciso, ma le mosche cocchiere italiane come Renzi (che hanno fiuto e anche accesso alle segrete stanze) questa cosa l'hanno ben capita e infatti chiameranno la loro lista per le elezioni europee "Stati Uniti d'Europa". Andiamo a vedere nel prossimo punto cosa si intende per "Piano Draghi" nello specifico.

3 Per comprendere a fondo il Piano Draghi credo che basti domandarsi cosa manchi all'Unione Europea per considerarsi uno stato federale. La risposta è semplice se si considera che i due aspetti fondamentali che contraddistinguono la sovranità di uno stato sono il conio della moneta e la spada della difesa. Si noti bene che questa non è solo l'opinione di chi scrive, ma anche quella – ben più autorevole – di Romano Prodi. Manco a farlo apposta, puntare tutto sulla costituzione dell'esercito unico europeo permette di risolvere il maggior problema politico dell'Unione Europea che vedremo al prossimo punto.

4? Sappiamo tutti che l'Unione Europea fin dalla sua fondazione si è basata su un asse insostituibile, quello Parigi-Berlino. Il problema è che in questa fase storica quest'asse è assolutamente incrinato per cause materiali. La Francia è la grande malata e grande debitrice dell'Unione Europea. La sua posizione finanziaria netta è negativa per circa mille miliardi di dollari; si tratta di una cifra che porta dritti alla bancarotta e alla reductio ad Argentina. Fino ad ora Parigi è riuscita a rimanere a galla grazie all'Euro che consente ai capitali tedeschi (la Germania è il grande creditore d'Europa con circa tremila miliardi di dollari di posizione finanziaria netta positiva) di fluire liberamente verso la Francia consentendole così di evitare una terribile crisi finanziaria. Il punto è però che gli interessi tedeschi e quelli francesi, in questa fase storica, non sono più mediabili. Se la Grande Debitrice (la Francia) ha interesse ad alleggerire il suo fardello di cambiali, la Grande Creditrice (la Germania) ha l'interesse a farsi pagare e dunque a preservare il proprio capitale.  Come si può capire in una fase storica di enorme crisi geopolitica e di crisi economica incombente le posizioni sono irrimediabilmente opposte. Non casualmente la Germania frena su qualunque possibile intervento diretto europeo nel conflitto ucraino mentre la Francia fa di tutto per creare i presupposti per l'intervento diretto. E' chiaro, il debitore cerca di bruciare il proprio debito impagabile in un conflitto armato mentre il creditore tenta in tutti i modi di evitare l'entrata nel conflitto mettendo così a rischio il proprio capitale. A rafforzare ancora di più questa situazione vi è poi anche il particolare – certamente non ininfluente – che la Grande Debitrice è dotata di armi atomiche e dunque si sente protetta da un attacco di ritorsione diretto al proprio territorio mentre la Grande Creditrice è sostanzialmente disarmata e quindi vede con terrore l'entrata diretta nel conflitto contro la Russia. La proposta dell'esercito unico europeo indicata nel Piano Draghi risolve questa enorme divaricazione di interessi tra Parigi e Berlino che ormai incrina l'architrave franco-tedesco su cui si fonda l'intera costruzione europea. Infatti la Francia ha un forte esercito, dotato peraltro del deterrente nucleare, e conseguentemente ha una forte industria degli armamenti che nelle rilevazioni del SIPRI di Stoccolma nel quinquennio 2018-2023 la pone al secondo posto per export a livello mondiale dopo gli USA  mentre, dall'altro lato, la Germania ha i risparmi in grado di sostenere gli investimenti considerato che ha una posizione finanziaria netta di oltre tremila miliardi di dollari ai quali poi vanno aggiunte le posizioni positive detenute dagli altri paesi della cosiddetta “ex area del Marco”, come l'Olanda, l'Austria, la Danimarca, la Svezia, il Lussemburgo. Insomma la potenza di fuoco dei risparmi nordeuropei messi a disposizione per finanziare gli investimenti necessari al riarmo europeo, dove, ovviamente la Francia ha quel know how che le consentirebbe di avvantaggiarsi a livello di esportazioni riducendo il suo enorme debito estero. Dall'uovo di Colombo all'uovo di Draghi il passo è breve. Se mi è concessa l'ironia bisognerebbe dire, più precisamente, che questo uovo oltre a Draghi lo stava covando (non a caso) anche il ministro dell'economia francese Bruno Le Maire che si era già dimostrato strenuo sostenitore delle posizioni di Draghi durante l'Ecofin di Gend del 24 febbraio ultimo scorso e di cui vi ho già scritto in un articolo per l'AntiDiplomatico. Certo, ancora gli stati e le istituzioni europee si devono mettere d'accordo sulla veste tecnico-finanziaria che dovranno dare all'operazione. Forse faranno un veicolo privato ad hoc (come il MES per intenderci) dove faranno confluire i finanziamenti a fronte dell'emissione di obbligazioni private, oppure potranno far confluire le risorse in una sorta di Ente Europeo per il Riarmo direttamente dagli stati che si saranno finanziati con l'emissione di speciali titoli di stato “di scopo” oppure ancora una soluzione intermedia tra questi due estremi. La fantasia agli sherpa europei non è mai mancata.

5? Dunque tutto bene? Con il Piano Draghi l'Unione Europea ritroverà la prosperità perduta a causa delle rovinose sanzioni alla Russia che ci hanno fatto perdere la competitività nei mercati internazionali? Tornerà finalmente anche la concordia tra gli stati della UE ed in particolare tra Germania e Francia grazie all'utile scambio tra armi francesi e risorse finanziarie tedesche? Io direi di no, ancora qualcosa non torna. E di preciso a non tornare è il fatto che la competitività europea non può tornare senza l'energia e le materie prime a basso costo che la Russia garantiva da trenta anni. E allora qual è il senso profondo del piano? Secondo me sta nel fatto che una volta riarmata, l'Europa potrà scegliere di andarsi a prendere manu militari quelle risorse necessarie al suo benessere lì dove si trovano. Ovvero in Africa e in Russia. Che poi è esattamente quello che ci fanno intendere gli americani quando dicono che l'Europa questa volta dovrà assumersi tutte le sue responsabilità anche perché gli USA saranno impegnati in Estremo Oriente nell'assedio alla Cina e probabilmente anche nel Medio Oriente.

Chi appartiene alla mia generazione e Mario Draghi lo conosce bene sin dai tempi delle folli privatizzazioni italiane sa che i suoi piani hanno sempre una sorpresa finale, peraltro non esattamente piacevole. Timeo Danaos et dona ferentes di Virgilio forse andrebbe aggiornata in Timeo Dracones et dona ferentes.

Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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