Il presidente serbo sul voto contro la Russia all'ONU: "Siamo minacciati"
Ieri l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha sospeso la Russia dal Consiglio per i diritti umani. Tra i voti a favore della mozione contro Mosca spicca quello della Serbia. Paese che dichiara la sua vicinanza alla Russia.
La Serbia ha votato a favore dell'espulsione della Russia dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) per via delle minacce di sanzioni contro Belgrado stessa, ha affermato il presidente Aleksandar Vucic.
"La gente chiede perché non abbiamo votato contro o perché non ci siamo astenuti. Ma se ci asteniamo, l'uno e l'altro saranno contro di noi, la pressione diventerà ancora più forte. Allo stesso tempo, oggi viene presa una decisione sul destino della Serbia - se saremo esclusi dal pacchetto di sanzioni sul petrolio - proprio oggi", ha dichiarato Vucic a Radio-televizija Srbije, secondo quanto riportato dal canale Telegram ‘Tutti i fatti’.
Vucic ha ricordato che, secondo le misure restrittive dell'UE, la Serbia può importare petrolio fino al 15 maggio, e "poi - non dalla Federazione Russa, né da nessuna parte, perché Gazprom Neft è il principale proprietario dell'industria petrolifera serba (NIS)".
"Siamo minacciati in ogni momento da quello che la stampa croata chiama un "attacco nucleare" contro la Serbia. Non si tratta di veri missili nucleari, ma di sanzioni contro la Serbia e un rallentamento sul suo percorso europeo", ha aggiunto il presidente serbo.
"Dico a tutti questi grandi e intelligenti patrioti della Serbia: ho ricevuto io l'Ordine di Aleksandr Nevskij, non loro, e a tutti coloro di cui so quanto avevano paura a Bruxelles, e solo io non ho acconsentito il riconoscimento del Kosovo, a loro dico che la Serbia è l'unico Paese in Europa che non ha imposto sanzioni contro la Russia, non una singola misura restrittiva, non aliena le società russe, rinunciamo anche al diritto prioritario di acquistare NIS", ha sottolineato il presidente serbo.
Vucic ha ribadito più volte che la Serbia non ha imposto sanzioni alla Russia, ma che la Serbia stessa non deve essere colpita per resistere alle pressioni della politica estera e andare avanti con la sua crescita economica.
Le dichiarazioni di Vucic sembrano trovare conferma nelle dichiarazioni che giungono dal Cremlino. Tutti i Paesi che hanno una posizione equilibrata sull'adesione della Russia al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC) sono sotto pressione, ha affermato oggi il portavoce del Cremlino Dmitry Perkov.
"Si tratta di comprendere la situazione difficile, la pressione senza precedenti e, direi, la forzatura della russofobia. Tutti i Paesi che cercano di prendere almeno una posizione equilibrata sperimentano tutto questo. Lo capiamo", ha detto Peskov ai giornalisti.
Di parere contrario, invece, il deputato serbo Bosko Obradovic, leader del partito ‘Dveri’ che ha conquistato dieci seggi nell’ultima tornata elettorale.
Intervistato dal quotidiano russo Komsomol'skaja Pravda, Obradovic ha affermato che il presidente Vucic ha fornito “scuse goffe”.
“Il nostro movimento - incalza il deputato serbo - non voterà mai contro la Russia (come è successo all'ONU) e non imporrà mai sanzioni contro la Bielorussia, come ha fatto l'attuale presidente della Serbia. Questa è la differenza fondamentale tra noi e Vucic. Riteniamo che la cooperazione tra i due paesi slavi possa essere molto più ampia, soprattutto nel campo della scienza, dell'istruzione e della gioventù”.
Parole altrettanto chiare sono quelle utilizzate da Bosko Obradovic sull’operazione speciale della Russia in Ucraina: “La Russia è stata costretta a difendere i suoi confini, poiché a NATO l’ha circondata e hanno costantemente armato l'esercito ucraino contro Mosca. Ci rammarichiamo profondamente per il conflitto tra due nazioni slave ortodosse a noi vicine, così come per la sofferenza delle persone che sono state portate alla guerra dal regime neonazista ucraino salito al potere dopo la Rivoluzione Colorata del 2014. Da allora, le forze filo-occidentali a Kiev hanno costantemente fomentato l'isteria anti-russa, che alla fine ha portato all'attuale conflitto. È un peccato che l'Europa non capisca: non dovrebbe operare come serva degli Stati Uniti, combattendo contro la Russia per gli interessi della NATO, ma cooperare con essa”.