Il problema dei diritti fondamentali negli Stati Uniti (e non solo)
di Paolo Arigotti
Fabrizio De André, in uno dei suoi pezzi più celebri[1], cantava “Si sa che la gente dà buoni consigli, Sentendosi come Gesù nel tempio, Si sa che la gente dà buoni consigli, Se non può più dare cattivo esempio”.
Se applicassimo lo stesso principio ai rapporti internazionali, allora emergerebbe come in diversi stati, di ieri e di oggi, specialmente tra quelli che si ergono a difensori dei diritti umani – contemplati nella dichiarazione del 10 dicembre 1948, uno dei primi documenti approvati dall’Assemblea generale dell’ONU[2] - magari utilizzando tale scudo per giustificare una serie di azioni discutibili, esistono una serie di problemi di non poco conto: un qualcosa che potremmo facilmente inquadrare in quei “buoni esempi” di cui parlava il famoso cantautore genovese.
In effetti, gli Stati Uniti d’America detengono una serie di poco invidiabili primati sul fronte dei diritti umani.
Se molto si potrebbe dire, ed è stato detto, sulle guerre illegali (secondo lo statuto delle Nazioni Unite) condotte in giro per il mondo[3], magari in nome della presunta “esportazione della democrazia”, oggi preferiamo soffermarci sul versante interno.
Prima di spostare la nostra attenzione sulla realtà degli States, ci sembra importante ricordare come da più parti sul banco degli imputati vengano messe le enormi spese militari, che così tanto incidono sul debito americano, dovute non solo alle operazioni belliche tout court, ma anche al mantenimento di un colossale apparato – composto di basi, installazioni e forze dislocate nei quattro angoli del pianeta – che sottraggono non poche risorse alla cittadinanza. In questo senso, qualunque opinione si possa avere sul personaggio, ben si può comprendere come possa aver fatto breccia lo slogan “America first” incarnato dall’ex presidente, e candidato in pectore per le elezioni di novembre, Donald Trump, che sostiene un contenimento degli oneri militari. Oltretutto, sappiamo come la spirale delle spese di questo tipo, e la contestuale sottrazione di risorse per i servizi alla cittadinanza, non sta interessando solo gli Stati Uniti, ma anche la vecchia Europa, a cominciare dai paesi membri della NATO, invitati a portare il budget per la difesa a una percentuale non inferiore al 2 per cento del PIL, un parametro che il nostro paese non ha ancora conseguito[4]. Non stupisce come sia in costante calo il sostegno verso iniziative o campagne militari all’estero, sempre di più viste come uno spreco di risorse economiche, che meglio sarebbe meglio destinare alle criticità interne[5].
Spostandoci ora verso l’interno, una breve panoramica sarà utile per comprendere di cosa vorremmo parlare.
Il razzismo e la condizione delle carceri, dalla quale, secondo Voltaire, si potrebbe e dovrebbe misurare “Il grado di civiltà di un Paese”, i diritti delle donne e dei bambini, come quelli dei migranti, sono solo alcuni dei nodi della questione, ma che già sarebbero sufficienti per restituire un quadro tutt’altro che idilliaco circa la salvaguardia dei diritti umani all’interno della maggiore potenza del pianeta. E non avremmo risultati migliori se volgessimo lo sguardo al novero dei cosiddetti diritti sociali - come quello alla casa, alla sanità o alla salute – che nel sistema statunitense risultano appannaggio solamente di chi disponga dei mezzi economici necessari.
Per evitare ogni spiacevole malinteso, nel tracciare questo rapido bilancio circa lo stato della democrazia statunitense, non ci avvarremo di pubblicazioni curate da oscuri “complottisti”, ma di quelle edite da alcune tra le maggiori organizzazioni internazionali non governative impegnate sul fronte dei diritti umani, come Amnesty International[6] e Human Rights Watch[7]; a queste affiancheremo quelle diramate negli ultimi anni dal Consiglio di Stato della Repubblica Popolare Cinese, il massimo organo di governo centrale, che ogni anno dedica un report sull’argomento (l’ultimo è riferito al 2023)[8], col malcelato scopo di denunziare la logica dei doppi standard che troppo spesso ha caratterizzato (e caratterizza) la politica dell’Amministrazione americana. Se nessuno dubita che il documento assolva anche a una funzione politica, è altrettanto vero che dati e numeri si basano su ricerche e indagini condotte da organismi internazionali e atenei americani.
Sia ben chiaro, che non siamo qui per sostenere questo o quel regime, meno che mai per affermare che siccome certe violazioni le praticano, chi più chi meno, un po’ tutti, allora occorrerebbe rassegnarsi e accettare passivamente lo stato delle cose. Al contrario, il nostro proposito è esattamente l’opposto, vale a dire denunziare ipocrisie e doppi standard, di modo tale che un minimo di garanzie possano essere rispettate ovunque, secondo i dettami della dichiarazione del 1948 la quale, giova ricordarlo, non ha carattere vincolante. Allo stesso tempo, è necessario scongiurare il pericolo che una battaglia sacrosanta, quale quella per i diritti fondamentali, venga strumentalizzata per altri fini, che poco o nulla hanno a che vedere con i reali obiettivi.
La salvaguardia dei diritti fondamentali – pensiamo solo a lavoro e salute – assume una certa pregnanza anche per il nostro paese che, piaccia o meno, è inserito stabilmente nell’orbita statunitense - in veste di alleato, provincia o protettorato poco importa ai nostri fini – dal che potrebbe derivare che, in una logica di traino (o sudditanza, a seconda delle opinioni) l’Italia potrebbe essere trascinata in una spirale di progressiva erosione di diritti e conquiste sociali. Non si tratta, come sappiamo, di astratta teoria. Il nostro paese negli ultimi decenni, sull’onda di fenomeni come globalizzazione o liberismo, ha già visto una serie di trasformazioni, che hanno prodotto un sempre più marcato avvicinamento al modello d’oltreoceano – pensiamo al crescente precariato del lavoro – e che potrebbe preludere, per esempio sul versante dei servizi sanitari, a ulteriori perdite di diritti.
L’assimilazione a quel sistema, non auspicabile per molte ragioni, cozzerebbe con la nostra Costituzione, ispirata a principi e orientamenti molto diversi, per non dire antitetici, rispetto a quelli statunitensi, ma resta un fatto che l’erosione sia già avvenuta. E come negli Stati Uniti, si tratta di logiche e tendenze che non sempre (per usare un eufemismo) vanno nella direzione auspicata dal cittadino comune.
Tenuto conto dei frequenti paragoni che vengono fatti con un sistema politico ed economico quale quello della Repubblica popolare cinese, distante anni luce dal nostro e che nessuno (si spera) vorrebbe introdurre anche da noi (pensiamo alla sperimentazione in alcuni centri del cosiddetto credito sociale), è pur vero che nessuno dalle parti di Pechino pensa di “esportare” alle nostre latitudini un modello che affonda le radici in prassi e tradizioni millenarie. Proprio in questo punto risiede la differenza che non tutti sanno cogliere. A differenza della Cina, nel caso degli Stati Uniti esiste una tendenza sempre più evidente, tramite il ricorso al cosiddetto soft power (e non solo), a diffondere determinati assetti. L’Unione Europea ne rappresenta uno degli esempi più efficaci.
Fortunatamente questo sinora non è avvenuto, visto che il cosiddetto welfare state, eroso dalle riforme degli ultimi decenni, ancora sopravvive, pur tra mille limiti e difficoltà, ma le spie in quella direzione sono molte e preoccupanti. In tal senso, la consapevolezza dei limiti della democrazia e del modello sociale statunitensi possono essere utili anche per noi.
Prendendo le mosse dal modello cinese, che visto con gli occhi di un occidentale potremmo giudicare antidemocratico e/o liberticida, questo finisce per garantire ai suoi cittadini – con tutti i distinguo tra città e campagna – una rete di diritti sociali e servizi pubblici. Riconoscere questo, insistiamo, non significa vantare un certo assetto di potere, men che mai auspicarne l’introduzione dalle nostre parti, ma prendere atto di alcuni dati di fatto.
Il problema è che negli Stati Uniti (e, di riflesso, nel suo “impero”), che sulla carta sono una democrazia compiuta, ispirata ai principi del pluralismo e rispettosa della libertà di espressione e partecipazione, i diritti fondamentali – politici, economici, sociali – pur riconosciuti in teoria, finiscono per essere appannaggio di una ristretta élite. In quanti, per esempio, conoscono effettivamente i costi di una campagna elettorale presidenziale[9]? Forse si tratta di una delle principali ragioni per le quali ben difficilmente un esponente della cosiddetta classe media (figuriamoci le altre) potrebbe sperare di andare ad abitare alla Casa Bianca.
E non va tanto meglio sul versante economico o della giustizia, dove la mancanza di mezzi adeguati preclude l’accesso ai migliori servizi e/o alla miglior tutela dei propri diritti, senza la quale – l’esperienza insegna – i diritti non vanno molto al di là di una dichiarazione di principio.
Avere più mezzi implica anche maggiore sicurezza personale. Il Gun Violence Archive (dati 2023)[10], archivio online che raccoglie dati da forze dell’ordine, media e altre fonti, per restituire in tempo reale il quadro su episodi e impatto della violenza armata negli Stati Uniti, parla di centinaia di sparatorie, costate la vita a decine di migliaia di persone (la media è di 117 vittime al giorno!), molte delle quali probabilmente non potevano permettersi sufficienti condizioni d’incolumità. E nonostante si faccia un gran parlare di limitare la vendita delle armi, la potentissima lobby[11] – una delle tante che dominano la scena politica a stelle e strisce (altro dato sul quale riflettere) – ostacola qualunque tentativo in tal senso. Per fortuna, almeno su questo aspetto le cose vanno diversamente in Italia, sperando che a nessuno venga mai in mente di cambiare registro.
Per restare in tema di violenza, pensiamo a quella imputata alle forze dell’ordine. Nessuno si sogna di mettere in discussione l’operato degli apparati di sicurezza nella lotta e prevenzione del crimine e per la tutela dell’ordine pubblico, ma denunziare gli abusi commessi da alcune “schegge impazzite” non può e non deve essere letto – in America, come altrove – come una volontà di delegittimarne l’operato. Esiste un altro report molto interessante e costantemente aggiornato online, quello di Mapping Police Violence, il quale procede in autonomia, visto che, come si legge nel sito ufficiale[12], “le forze dell’ordine in tutto il paese non riescono a fornirci nemmeno le informazioni di base sulle vite che uccidono”. E quei dati (riferiti al 2023) parlano di oltre 1.200 persone uccise (la media è di circa tre al giorno). Inoltre, gli Stati Uniti vantano la più cospicua popolazione carceraria del mondo, a fronte di un’incidenza della popolazione statunitense su quella mondiale pari al 5 per cento; inutile aggiungere che i detenuti sono per lo più persone di basso ceto sociale, quelle che non possono permettersi una difesa adeguata, e senza che tutto ciò contrasti realmente i fenomeni criminali[13]. Per la cronaca, la nazione che segue nella classifica mondiale per numero di detenuti è la Cina, ma occorre aver presente che il numero degli abitanti della Repubblica popolare è circa quattro volte superiore a quello statunitense.
Un segnale delle crescenti discriminazioni, non solo dovute al censo, emerge dai dati sulla mortalità materna e infantile[14]: nel 2020 con 24 eventi ogni 100.000 parti, il dato statunitense risultava decisamente superiore rispetto a quello degli altri paesi occidentali[15], mentre la composizione etnica del campione, forse il dato che suscita le maggiori perplessità, vede una netta prevalenza delle donne di colore, ispaniche e caucasiche. Inoltre, il Journal of American Medical Association[16], lo scorso anno, denunziava come il numero delle donne morte per eventi collegati alla gravidanza fosse praticamente raddoppiato negli ultimi vent’anni, con un’incidenza fortissima delle classi meno agiate e/o minoranza etniche, che non si possono permettere cure e controlli adeguati e/o che subiscono pressioni sul lavoro in conseguenza dello stato interessante.
Un trend analogo lo si riscontra per la mortalità perinatale[17]: circa 6 decessi ogni 1.000 parti[18], e anche in questo caso prevalgono le minoranze etniche, così come avviene per l’accesso all’istruzione, dove i percorsi più importanti e prestigiosi (per lo più privati) restano appannaggio semi esclusivo delle classi più agiate, quasi sempre bianchi[19].
Per restare in tema di discriminazioni razziali, una certa tendenza all’acutizzarsi del fenomeno lo si riscontra negli ultimi anni per i cinesi, per via di un clima di sempre maggiore contrapposizione nei riguardi della nazione che sta insidiando il primato americano. Un rapporto datato aprile 2023, pubblicato dalla School of Social Work and Committe (Columbia University)[20] , certificava come negli ultimi dodici mesi 3 cinesi americani su 4 avessero sofferto forme di discriminazione e/o limitazioni alle proprie libertà di studio e movimento, paventando in alcuni casi perfino rischi per la propria sicurezza personale, a causa del crescente clima di tensione.
La discriminazione di genere, pure sul lavoro, è un altro elemento critico della società d’oltreoceano. Una ricerca condotta nel 2022[21] certificava come le donne americane guadagnassero 82 centesimi per ogni dollaro guadagnato dai colleghi uomini, con ulteriori penalizzazioni per le madri, e più in generale per coloro che non possano permettersi adeguati livelli d’istruzione.
In crescita è anche il tasso di povertà, che si traduce in peggiori condizioni di vita, salute e alimentazione: quasi 40 milioni di persone (il 12 per cento della popolazione), con picchi maggiori nelle grandi città e tra le minoranze etniche; i cosiddetti homeless (senzatetto) avrebbero superato i 600mila[22].
A questi numeri fa da pendant l’ineguale distribuzione della ricchezza, se consideriamo che alla fine del 2023 l’un per cento più ricco possedeva il 30 per cento della ricchezza complessiva[23]. Le diseguaglianze sono state accresciute dal costante incremento dei tassi d’interesse[24], che finisce per penalizzare il cittadino medio, a causa dell’incidenza sul costo della vita e dei maggiori oneri per mutui e prestiti. E dovendo tirare la cinghia, persino per la spesa alimentare e per la salute, tutti coloro che non possono permettersi livelli adeguati entrano in una sorta di circolo vizioso: cibi di scarsa qualità e peggiori cure significano più problemi personali e di salute, come la crescente obesità e tassi di diabete, che si ripercuotono persino sull’arruolamento[25]. E quale ulteriore spia del disagio sociale, crescono i suicidi, con nuovi record toccati nel 2022[26].
Non può sorprendere, a questo punto, il crescente tasso di sfiducia verso le istituzioni[27] – e verso l’Amministrazione federale in carica[28] - e non sembra che le prossime elezioni presidenziali suscitino forti aspettative, senza considerare il clima di frattura e contrapposizione sempre più marcato nella società americana.
A questo punto, sorge spontanea una domanda: in questo articolo vi abbiamo parlato per lo più dei problemi del rispetto dei diritti fondamentali all’interno degli Stati Uniti? O forse non solo?
FONTI
www.ohchr.org/sites/default/files/UDHR/Documents/UDHR_Translations/itn.pdf
Le guerre illegali della Nato, di Daniele Ganser, 2022
tg24.sky.it/mondo/2024/06/19/nato-spese-militari-italia#02
www.unibocconi.it/it/news/la-nato-compie-75-anni-ma-avra-un-futuro
www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2023-2024/americhe/stati-uniti-damerica/
www.hrw.org/united-states/democracy
ilmanifesto.it/guerra-civile-strisciante-e-divario-ricchi-poveri-gli-usa-visti-da-pechino
www.thegoodlobby.it/comunicato-stampa/14-miliardi-per-un-presidente/#:~:text=Le%20elezioni%20presidenziali%20americane%20sono,del%20Center%20for%20Responsive%20Politics.
www.gunviolencearchive.org/reports/mass-shooting
www.huffingtonpost.it/blog/2023/07/11/news/politica_americana_e_lobby_delle_armi-12643193/
mappingpoliceviolence.org/
www.nationalreview.com/the-agenda/mike-konczal-incarceration-problem-reihan-salam/
www.msdmanuals.com/it-it/casa/problemi-di-salute-delle-donne/gravidanza-ad-alto-rischio/mortalit%C3%A0-materna-e-mortalit%C3%A0-perinatale
www.saluteinternazionale.info/2023/04/partorire-in-america/
www.scuola.net/news/445/la-scuola-negli-usa-come-funziona
www.committee100.org/media-center/national-survey-data-shows-nearly-3-out-of-every-4-chinese-americans-have-experienced-racial-discrimination-in-the-past-12-months/
www.lasvolta.it/6598/usa-il-divario-retributivo-di-genere-punisce-le-madri#:~:text=Dalla%20ricerca%20risulta%20come%20nel,ogni%20dollaro%20guadagnato%20dagli%20uomini.
www.ilsole24ore.com/art/il-lato-oscuro-stati-uniti-l-esercito-600mila-senza-tetto-grandi-citta-AFLUhYg
www.agi.it/estero/news/2024-03-31/negli-usa-cresce-il-numero-dei-ricchi-25857224/#:~:text=Dal%202020%2C%20la%20ricchezza%20dell,americana%20%C3%A8%20aumentata%20del%2050%25.
www.ilsole24ore.com/art/la-fed-lascia-tassi-invariati-il-525percento-e-550percento-AF6uOyoD
www.limesonline.com/carte/carta-inedita-della-settimana/la-crisi-del-reclutamento-usa-15786072/
www.limesonline.com/rivista/gli-stati-uniti-sono-prossimi-a-un-collasso-interno-14646365/
www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_marzo_16/america-giovane-sfiducia-biden-vero-motivo-non-sua-eta-ae9f8af6-e370-11ee-b959-226e11086b56.shtml
[1] Bocca di Rosa, 1967.
[2] www.ohchr.org/sites/default/files/UDHR/Documents/UDHR_Translations/itn.pdf
[3] Le guerre illegali della Nato, di Daniele Ganser, 2022
[4] tg24.sky.it/mondo/2024/06/19/nato-spese-militari-italia#02
[5] www.unibocconi.it/it/news/la-nato-compie-75-anni-ma-avra-un-futuro
[6] www.amnesty.it/rapporti-annuali/rapporto-2023-2024/americhe/stati-uniti-damerica/
[7] www.hrw.org/united-states/democracy
[8] ilmanifesto.it/guerra-civile-strisciante-e-divario-ricchi-poveri-gli-usa-visti-da-pechino
[9] www.thegoodlobby.it/comunicato-stampa/14-miliardi-per-un-presidente/#:~:text=Le%20elezioni%20presidenziali%20americane%20sono,del%20Center%20for%20Responsive%20Politics.
[10] www.gunviolencearchive.org/reports/mass-shooting
[11] www.huffingtonpost.it/blog/2023/07/11/news/politica_americana_e_lobby_delle_armi-12643193/
[12] mappingpoliceviolence.org/
[13] www.nationalreview.com/the-agenda/mike-konczal-incarceration-problem-reihan-salam/
[14] www.msdmanuals.com/it-it/casa/problemi-di-salute-delle-donne/gravidanza-ad-alto-rischio/mortalit%C3%A0-materna-e-mortalit%C3%A0-perinatale
[15] L'Italia figura tra i Paesi con la più bassa mortalità materna al mondo pari a circa 5 decessi ogni 100mila nati vivi.
[16] www.saluteinternazionale.info/2023/04/partorire-in-america/
[17] Si riferisce alla morte del feto o del neonato dalle 28 settimane di gravidanza fin la prima settimana di vita (7 giorni).
[18] Il dato italiano è di 4 su 1.000.
[19] www.scuola.net/news/445/la-scuola-negli-usa-come-funziona
[20] www.committee100.org/media-center/national-survey-data-shows-nearly-3-out-of-every-4-chinese-americans-have-experienced-racial-discrimination-in-the-past-12-months/
[21] www.lasvolta.it/6598/usa-il-divario-retributivo-di-genere-punisce-le-madri#:~:text=Dalla%20ricerca%20risulta%20come%20nel,ogni%20dollaro%20guadagnato%20dagli%20uomini.
[22] www.ilsole24ore.com/art/il-lato-oscuro-stati-uniti-l-esercito-600mila-senza-tetto-grandi-citta-AFLUhYg
[23] www.agi.it/estero/news/2024-03-31/negli-usa-cresce-il-numero-dei-ricchi-25857224/#:~:text=Dal%202020%2C%20la%20ricchezza%20dell,americana%20%C3%A8%20aumentata%20del%2050%25.
[24] www.ilsole24ore.com/art/la-fed-lascia-tassi-invariati-il-525percento-e-550percento-AF6uOyoD
[25] www.limesonline.com/carte/carta-inedita-della-settimana/la-crisi-del-reclutamento-usa-15786072/
[26] www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2023/11/29/aumentano-i-suicidi-negli-usa-nel-2022-record-da-oltre-80-anni_b5044fe5-e5ae-47cc-9685-6fea15a991ec.html
[27] www.limesonline.com/rivista/gli-stati-uniti-sono-prossimi-a-un-collasso-interno-14646365/
[28] www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_marzo_16/america-giovane-sfiducia-biden-vero-motivo-non-sua-eta-ae9f8af6-e370-11ee-b959-226e11086b56.shtml