Il prossimo, vero, primo ministro francese

Il prossimo, vero, primo ministro francese

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di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico 

 

“L’inesorabilità di Anankei ci ricorda che nulla è casuale nella vita.”

Sofocle

 

Molti nutrono speranze di un cambiamento nell'orientamento politico (soprattutto in politica estera) della Francia sia che vinca l'esponente di destra Bardella o quello di sinistra Mélenchon. Purtroppo, a mio modo di vedere, sono solo belle speranze, destinate ad andare in fumo di fronte all'inesorabile condizione reale in cui versa l'economia francese.

La situazione della Francia è di bancarotta come ampiamente attestato dalla posizione finanziaria netta del paese. Conseguentemente chiunque andrà all'Hôtel de Matignon si dovrà aspettare una visitina da parte del Governatore della Banque de France, François Villeroy de Galhau ("e tutt'cose" direbbero i napoletani con la loro capacità unica di irridere i potenti) che dirà all'incirca; «Caro Presidente, la nostra posizione finanziaria netta è peggiorata negli ultimi 3 anni di circa 100 miliardi di euro all'anno, superando ormai la cifra 900 miliardi di euro di passivo. Ciò significa che siamo completamente dipendenti dai capitali esteri che affluiscono nel sistema-paese sia sotto forma di prestiti che sotto forma di investimenti. E' essenziale affinché la situazione non precipiti che l'Euro rimanga in vita e dunque che i tedeschi e nord europei possano continuare a riversare sulla Francia i capitali in eccesso così necessari alla nostra sopravvivenza e al mantenimento del nostro standard di vita. Allo stesso tempo è indispensabile che i ricchi emirati petroliferi del Medio Oriente, a partire dal Qatar, non riversino i loro capitali in eccesso fuori dall'Occidente e dunque anche fuori dalla Francia. Infine è altresì necessario ristabilire un controllo, almeno parziale, sulla Françafrique affinché il meccanismo del Franco CFA continui a finanziare la Francia e l'imprenditoria francese non perda quei mercati di sbocco essenziali per non veder peggiorare la bilancia commerciale...».

A questo punto il nuovo Capo del Governo francese convocherà uno stuolo di diplomatici e generali e illustrerà loro quanto gli ha spiegato il Governatore della Banque de France. Gli astanti a loro volta gli risponderanno che:

1) Per mantenere l'Euro in vita è necessario mantenere in vita la UE e la Nato. Per mantenere in vita la UE e la Nato sarà necessario vincere la guerra in Ucraina altrimenti la disgregazione sarà inevitabile. Questo anche a causa di sanzioni devastanti che hanno colpito in particolar modo i paesi commercialmente legati alla Russia, in particolare la Germania che è risultata la nazione maggiormente colpita sia a livello di costi energetici che di perdita di quote di mercato e che rischia in futuro di subire anche l'esproprio degli enormi investimenti tedeschi in Russia come rappresaglia causata della volontà di sequestrare gli investimenti russi in EU, per non parlare poi del sabotaggio del gasdotto russo-tedesco NorthStream. Episodi che in caso di sconfitta dell'Ucraina (e con essa della Nato e dell'Occidente) spingeranno Berlino a tagliare la corda e ad uscire definitivamente dall'orbita occidentale (l'AfD di fatto giò propone questo sbocco) segnando in definitiva la fine della UE e dell'Euro.

2) Per mantenere inalterati gli investimenti dei “sultanati petroliferi” del Medio Oriente in Occidente e, dunque, anche in Francia, bisognerà bloccare la penetrazione cinese e russa nell'area che ha già raggiunto livelli di assoluto allarme con l'entrata degli Emirati Arabi Uniti e dell'Arabia Saudita nel BRICS. Senza contare peraltro che in questi anni sono già stati segnati accordi tra Arabia Saudita e Cina per il pagamento del petrolio in yuan anziché in dollari: un vero e proprio colpo mortale per il petrodollaro e conseguentemente per il dollaro come moneta standard per gli scambi internazionali. Per fermare questo fenomeno è necessario in tutti i modi destabilizzare il Medio Oriente così da favorire il regime change in Arabia Saudita, disarcionando il Principe reggente Mohammad bin Salman con uno più fedele agli Stati Uniti e all'Occidente. Destabilizzazione del Medio Oriente già ampiamente in atto grazie al Mastino della Guerra israeliano che sta attuando qualsiasi tipo di provocazione a partire dalla crudele guerra a Gaza, per continuare con il folle bombardamento del consolato iraniano a Damasco e, per finire, con la probabile invasione del Libano prossima ventura. Tutti atti dannosi per Israele (che sta ponendo le premesse per altri 100 anni di ostilità con gli arabi) ma della massima importanza per Washington, Londra e Parigi, le quali grazie al caos generato contano di bloccare la penetrazione russa e cinese nell'area.

3) Per mantenere l'egemonia nella Françafrique e dunque il meccanismo del Franco CFA bisognerà destabilizzare i paesi ribelli (filorussi e filocinesi, come Mali, Burkina Faso, Niger e Algeria) armando guerriglieri e se necessario intervenire direttamente o attraverso stati ancora amici (come il Marocco e la Tripolitania ovvero la parte di Libia fedele all'Occidente).

In una parola il prossimo capo del governo francese (chiunque sarà) dovrà continuare a fare tutto ciò che sta facendo ora Macron, l'unica cosa che può cambiare è la strategia comunicativa e qualche misura di facciata in politica interna per tenere buoni gli elettori.

La verità è che la situazione materiale di “pre” bancarotta (bisogna guardare i “conti nazionali”, non i “conti dello stato”, sono due cose diverse...) che come una spada di Damocle pende su Washington, Parigi e Londra porta questi tre paesi ad avere le medesime politiche. Non c'è miglior alleanza di ferro di quella dettata da Ananke, la dea della necessità e del fato.

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