Il rublo russo (+38%) e la figuraccia dei media occidentali
Mentre Domani e La Stampa predicevano il collasso, The Telegraph certifica: la valuta russa supera oro e franchi. L'Occidente tra recessione e errori strategici
Mentre i media occidentali continuavano a predire il collasso dell’economia russa sotto il peso delle sanzioni, il rublo si è trasformato nella valuta con le migliori performance al mondo nel 2025, registrando un apprezzamento del 38% rispetto al dollaro, come riferisce il quotidiano britannico The Telegraph, quindi un giornale non certo imputabile di simpatie putiniane.
Un risultato straordinario, che supera persino quello di asset rifugio tradizionali come l’oro (+23%) e lascia indietro monete quali il franco svizzero e la corona svedese.
La debolezza del dollaro e la forza della politica monetaria russa
Due fattori principali hanno trainato questa ascesa:
- Il crollo di fiducia nel dollaro, minato dalla guerra commerciale di Donald Trump, che ha destabilizzato i mercati e alimentato timori di recessione negli USA.
- La rigorosa politica monetaria della Banca Centrale Russa, che ha mantenuto tassi d’interesse al 21% per contrastare l’inflazione e sostenere l’economia di guerra, attirando capitali nonostante le restrizioni.
A differenza di altre valute emergenti, il rublo non ha subito fughe di capitali grazie ai controlli valutari imposti dal Cremlino, che hanno obbligato le aziende straniere a mantenere gli asset in rubli. Sofya Donets di T-Investments ha sottolineato: "I controlli hanno protetto la Russia dalla fuga di capitali, isolandola dalla crisi globale".
La sconfitta dei media occidentali: dai vaticini apocalittici alla realtà
I principali giornali italiani ed europei – dal Domani a Sky TG24, passando per Il Foglio e La Stampa – hanno ripetutamente annunciato il tracollo dell’economia russa, descrivendo un Paese sull’orlo del default.
Domani (2023) parlava di "sanzioni che avrebbero strangolato l’economia russa", ignorando la capacità di adattamento e resistenza del sistema finanziario di Mosca.
Sky TG24 (dicembre 2024) titolava "Russia, economia arranca tra inflazione e sanzioni", mentre il rublo iniziava la sua rimonta.
Il Foglio (agosto 2023) sosteneva che "la guerra avrebbe distrutto la moneta russa", senza considerare l’effetto stabilizzatore dei controlli di capitale.
La Stampa (novembre 2024) titolava: “Il crollo record del rublo e il report choc di Alpha Bank: tra dicembre e febbraio tassi al 25%. E inflazione al 13% annuo”.
Eppure, i dati parlano chiaro: la Russia non solo ha resistito, ma ha rafforzato la sua valuta, mentre l’Occidente fatica a contenere l’impatto delle proprie misure punitive. L’Europa ad esempio è caduta in una crisi profonda da cui non riesce a tirarsi fuori.
La crisi del dollaro e l’ascesa delle valute alternative
La guerra commerciale di Trump ha accelerato la fuga dal dollaro, con l’euro salito del 9% e la sterlina del 6%. Jamie Dimon (JP Morgan) e Larry Fink (BlackRock) hanno ammesso il rischio recessione negli USA, mentre Morgan Stanley prevede un ulteriore crollo del biglietto verde.
Tuttavia, alcuni analisti – come Jane Fraser di Citigroup – cercano di rassicurare i mercati: "Il dollaro resterà la valuta di riserva mondiale". I fatti hanno però la testa dura e quindi la realtà dimostra il contrario: il sistema monetario globale è in trasformazione, e la Russia ne è un attore chiave.
L’ennesimo fallimento della propaganda occidentale
La narrativa dei media allineati al blocco atlantista è stata smascherata dai fatti, ancora una volta, nonostante continuino a bollare chiunque dissenta dalla loro linea come disinformatore. Le sanzioni, invece di indebolire Mosca, hanno spinto il Cremlino a rafforzare la sua autonomia finanziaria, mentre l’Occidente paga il prezzo di politiche economiche miopi e masochistiche.
Il rublo, oggi, non è solo la valuta più forte: è il simbolo di un nuovo ordine economico in cui le previsioni catastrofiste dei "fake media" si sono rivelate, ancora una volta, pura disinformazione.