Il ruolo della Russia nei negoziati in Medio Oriente

Il Times Of Israel riporta come il ministro degli Affari strategici Ron Dermer ha visitato segretamente la Russia la scorsa settimana

2203
Il ruolo della Russia nei negoziati in Medio Oriente


PICCOLE NOTE

Il nuovo ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, che ha preso il posto del dimissionato Yoav Gallant, ha dichiarato che il suo Paese ha sconfitto Hezbollah e che il proseguimento delle operazioni militari ha solo lo scopo di far pressione sul nemico per raccogliere i frutti di questa vittoria, aggiungendo che Tel Aviv non si intrometterà nella politica interna del Paese, avendo “imparato le lezioni del passato” (US news).

Israel Defence Minister Katz Says Israel Has Defeated Hezbollah

Presa d’atto, quest’ultima, alla quale ha aggiunto che spetta ad altri cogliere l’occasione per cambiare il volto politico del Paese dei cedri e portarlo a normalizzare le sue relazioni con Israele, ma questa è più una vana speranza che altro, dal momento che sa bene che le pressioni Usa volte a eliminare Hezbollah non stanno dando alcun frutto.

Il difficile negoziato 

Quel che importa sottolineare è che, secondo Katz, la guerra si è conclusa, una dichiarazione in linea con quanto comunicato agli Usa dall’alto Comando dell’esercito israeliano e che è sintetizzata in altro modo da Amos Harel su Haaretz, quando scrive che si è conclusa la missione principale dell’esercito, quella di “controllare e distruggere le infrastrutture terroristiche nella prima linea di villaggi fino a 5 chilometri dal confine”.

Netanyahu Pushes on With Occupying Gaza, but Trump May Force a Change in the War

Certo, aleggia una seconda fase, prosegue, che comporta la penetrazione in profondità dell’esercito, ma ad oggi si tratta di un’opzione rischiosa, secondo Harel, perché incombe l’inverno e dovrebbero essere richiamati alla leva altri riservisti. Harel omette di dire che i rischi di un’incursione in profondità sono molto alti, forse troppo, come denota il fatto che l’esercito israeliano ha dovuto ripiegare all’interno dei confini del proprio Paese e che i suoi soldati e le sue basi sono bersagliati continuamente, ma è inutile aggiungere.

Di interesse, invece, un altro cenno di Harel: “L’ufficio di Netanyahu sta diffondendo ottimismo sulle possibilità di raggiungere presto una soluzione diplomatica e un cessate il fuoco in Libano, anche se non è chiaro su cosa si basi tale previsione”.

Israel Is Running Out the Clock in Lebanon and Gaza - It Ticks for the Hostages Too


La Russia entra nel caos mediorientale

Sul punto, però, una rivelazione di rilevanza primaria da parte del Timesofisrael: “Il ministro degli Affari strategici Ron Dermer ha visitato segretamente la Russia la scorsa settimana, ha riferito domenica la radio dell’esercito, in quella che sembra parte di una iniziativa di Israele per raggiungere un cessate il fuoco in Libano”. Rivelazione alla quale aggiunge che sabato sera Dermer è volato negli Stati Uniti… Dermer è un consigliere chiave di Netanyahu, particolare che accredita maggiore importanza ai suoi viaggi.

Top Netanyahu confidant visited Russia last week amid Lebanon ceasefire efforts — report

Di interesse il fatto che il Timesofisrael ricorda anche la visita della delegazione russa in Israele del 24 ottobre e aggiunge che non era collegata a un accordo con Hamas per liberare due ostaggi russi, come accreditato al tempo (spiegazione che anche a noi era apparsa fallace).

Insomma, sembra che la Russia sia entrata nella trattativa mediorientale, cosa che il Segretario di Stato Tony Blinken, il quale ha coordinato la politica estera degli Usa verso la regione, ha finora contrastato in tutti i modi perché voleva imporre la sua soluzione, che poi corrispondeva a quella dell’establishment israeliano.

Una pretesa che ha ingarbugliato ancor più il già complesso puzzle regionale, volendo Blinken imporre la normalizzazione degli Stati arabo-sunniti con Israele assecondando il genocidio in corso, cosa inaccettabile anche per i cinici reali sauditi.

L’imprevedibile Trump

La possibile svolta si deve alla vittoria di Trump, che depotenzia l’attivismo di Blinken e del suo sodale Amos Hochstein, l’inviato Usa per il Libano, feroce sostenitore della causa anti-russa (in precedenza, ad esempio, fu inviato in Germania per convincere i tedeschi a rinunciare al Nord Stream 2, poi sabotato).

Ma la necessità di esplorare nuove vie è data anche dall’incertezza che nutre la leadership israeliana riguardo l’approccio alla regione della nuova amministrazione Usa. Nell’articolo di Harel citato, ad esempio, si spiega che Trump potrebbe “forzare” un cambiamento, facendo “uscire Israele dalla sua lunga guerra di logoramento su più fronti”. E un concetto analogo è espresso, in parallelo, da Yossi Melmam in un altro articolo di Haaretz dal titolo: “L’imprevedibile Trump non è in mano a Netanyahu”.

Unpredictable Trump Is Not in Netanyahu's Pocket

Sul punto, riportiamo un altro cenno del Timesofisrael succitato: “Donald Trump ha informato l’amministrazione Biden che si aspetta progressi negli sforzi per raggiungere un cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah”.

Il media libanese al Akhbar riferisce che tale sollecitazione sarebbe stata formalizzata tramite missiva. Sempre sul punto, al Akhbar rilancia un cenno del media israeliano Channel 12: “I negoziati sul Libano si stanno svolgendo con la partecipazione di Israele, Libano, Russia, America e Iran, e il calendario è sviluppato in vista della sostituzione del governo alla Casa Bianca”.

La forzatura degli accordi di Abramo

Peraltro, l’annuncio che Jared Kushner, patron degli Accordi di Abramo (cioè il progetto per normalizzare i rapporti tra Israele e Paesi arabo-sunniti lanciato dalla scorsa presidenza Trump) non farà parte della nuova amministrazione, potrebbe indicare che il neopresidente Usa non voglia perseguire tale prospettiva con l’attuale perniciosa ossessione.

Trump son-in-law Kushner rules out joining next administration, FT says

Prospettiva, peraltro, che, nonostante non possa dirlo apertamente, non è attualmente nelle corde del Regno saudita, sia a motivo del genocidio di Gaza, contro il quale il suo establishment si è espresso duramente, sia perché non vuole intrupparsi nella crociata anti-Iran sottesa a tali Accordi, come denotano alcune iniziative recenti, ad esempio le esercitazioni navali congiunte tra flotta saudita e quella iraniana del mese scorso e l’incontro di ieri dei più alti gradi militari dei due Paesi avvenuto a Teheran.

Si tratta di segnali timidi, come sospese sono le prospettive della nuova amministrazione americana. Ma di momentaneo sollievo. Da ultimo, un cenno sul titolo dell’articolo: in realtà Mosca ha conservato i suoi rapporti in Medioriente durante il conflitto, ma sembra che per la prima volta il dialogo con Israele si sia fatto meno arduo.

 Piccole Note

Piccole Note

 

Piccole Note è un blog a cura di Davide Malacaria. Questo il suo canale Telegram per tutti gli aggiornamenti: https://t.me/PiccoleNoteTelegram

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Come la post-verità diventa post-realtà di Giuseppe Masala Come la post-verità diventa post-realtà

Come la post-verità diventa post-realtà

Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita   Una finestra aperta Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita

Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita

Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo di Francesco Erspamer  Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo

Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo

Siria. Israele, jihadisti e noi... di Paolo Desogus Siria. Israele, jihadisti e noi...

Siria. Israele, jihadisti e noi...

Caracas contro il fascismo e per la Palestina di Geraldina Colotti Caracas contro il fascismo e per la Palestina

Caracas contro il fascismo e per la Palestina

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio di Marinella Mondaini Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio

Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio

Professioni e privilegi di Giuseppe Giannini Professioni e privilegi

Professioni e privilegi

72 ore di bipensiero oltre Orwell di Antonio Di Siena 72 ore di bipensiero oltre Orwell

72 ore di bipensiero oltre Orwell

IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA di Gilberto Trombetta IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA

IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione di Michelangelo Severgnini La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

Tempi duri per i poveri di Michele Blanco Tempi duri per i poveri

Tempi duri per i poveri

Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis di Giorgio Cremaschi Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis

Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti