Il termine "patriota" e la tradizione comunista-socialista

Il termine "patriota" e la tradizione comunista-socialista

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La città di Bologna vieta nella toponomastica resistenziale il termine "patriota". Nei nomi delle strade potrà comparire solo il termine "partigiano" o "partigiana". Antonio Scaravilli diventa così "studente partigiano". Eh sì. questo è quello che passa in questa attuale fase storica. Inutile ricordare che l'attuale Piazza Scaravilli è stata a lui dedicata da una giunta comunista. Chiunque poi si sia imbattuto nella stampa resistenziale, inclusa quella socialista e comunista, troverà molto frequentemente il termina "patria" o "patriota".

Ora, non so se attualmente i termini patria o patriota abbiano veramente una connotazione politica e se questa sia intrinsecamente di destra e violentemente patriarcale. A me pare che una forza o un pensiero politico, capace di elaborare una visione del mondo, sia tale se è in grado di risemantizzare il passato e le sue concrezioni culturali dentro una prospettiva storico-politica.

È sulla base di quest'ottica che comunisti e socialisti della Resistenza non hanno avuto difficoltà a servirsi di un termine ampiamente impiegato anche dal fascismo, come quello di patria. La purga linguistica della giunta Lepore va in tutt'altra direzione. Abbandona la battaglia culturale e regala alla destra tutto un bagaglio lessicale e simbolico seguendo la pratica della censura e della cancellazione.

P.S. Qualcuno dica a Lepore che la segretaria del suo partito è nipote di un grande patriota socialista.
P.P.S. La rivista sell’Anpi si chiama “Patria indipendente”.

Paolo Desogus

Paolo Desogus

Professore associato di letteratura italiana contemporanea alla Sorbonne Université, autore di Laboratorio Pasolini. Teoria del segno e del cinema per Quodlibet.

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