Il virus dei media
Di Francesco Erspamer
I bollettini di guerra sbattuti in prima pagina dai quotidiani sono inutili: pura propaganda, come quelli diffusi durante i conflitti per manipolare l'opinione pubblica. 200 morti, per esempio.
In un colpo sono tanti; distribuiti in alcune settimane farebbero molta meno impressione, e ancora minore se confrontati con il numero di italiani deceduti nello stesso periodo per altre cause, dalla polmonite agli incidenti stradali.
Ogni anno muoiono 650mila italiani: quasi 1800 al giorno. Molti dei quali anziani, come nel caso del coronavirus.
Molti di loro per problemi alle vie respiratorie, come nel caso del coronavirus. O vi eravate scordati che si muore anche quando ai media non importa darne notizia?
Certo non ha senso trascurare un pericolo solo perché ce ne sono altri; ma il panico non è una soluzione. Quante saranno le vittime dirette e indirette del tracollo dell’economia mondiale? Dell’ondata di individualismo che ci sta sommergendo?
C’è un unico dato importante, nei numeri decontestualizzati che vi vengono proposti: quello dei pazienti in terapia intensiva. In Italia in questo momento sono 462. Aumenteranno. Ovunque. Questo è il reale problema del coronavirus, ed è serio: che una significativa percentuale dei malati debba essere ricoverato nei reparti di terapia intensiva. E che in tutti i paesi, Italia inclusa grazie ai governi berlusconiani, renziani e leghisti, la sanità pubblica sia stata massacrata a vantaggio dei privati, che se ne fregano di quel tipo di assistenza. Se ci fossero state strutture adeguate, il coronavirus non sarebbe un’emergenza: alla fine avrebbe provocato un numero di contagi e di vittime simile a quello di un’influenza stagionale. Ma le strutture sono state smantellate per accontentare l’ingordigia dei rampanti nell’indifferenza di popoli drogati di consumismo e pornografia: per cui una diffusione rapida del coronavirus evidenzierebbe il totale fallimento del sistema liberista e globalista. Ciò verrà impedito a qualunque costo: qualunque.
Sarebbe stata la grande occasione di cui una sinistra organizzata e lucida avrebbe potuto approfittare per rovesciare il sistema. Ma ormai la sinistra si occupa solo delle libertà individuali e se ne frega dei diritti collettivi, delle specificità culturali, delle regole (che per esempio impediscano ai miliardari di controllare l’informazione e di usarla per diffondere cazzate o menzogne). È la cosa più urgente da fare: smascherare i radicali e i liberal, fiancheggiatori del peggior neocapitalismo, eliminarli dalla scena politica. E riportare al centro del programma della sinistra il comunismo, inteso come perseguimento del bene comune, del bene delle comunità e delle loro tradizioni, contro Amazon, Apple, Emergency e ogni universalismo imperialista comunque travestito.