Imamoglu in manette: tensioni politiche in Turchia
La Turchia è attualmente al centro di forti tensioni politiche dopo l'arresto di Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul e figura di spicco dell'opposizione. Imamoglu, considerato uno dei principali rivali politici del presidente Recep Tayyip Erdogan, è stato accusato di corruzione, frode, manipolazione di appalti e legami con organizzazioni terroristiche, tra cui il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). L'arresto ha scatenato una serie di reazioni a catena, tra cui proteste, restrizioni sui social media e turbolenze nei mercati finanziari.
Secondo quanto riportato da CNN Turk, Imamoglu è stato detenuto dalla polizia turca con l'accusa di aver guidato un'organizzazione criminale, aver partecipato a frodi negli appalti pubblici e aver sostenuto gruppi terroristici. L'arresto è avvenuto poco prima che il Partito Repubblicano del Popolo (CHP), principale partito di opposizione, lo nominasse ufficialmente come candidato alle elezioni presidenziali del 2028. Imamoglu, che nel 2019 ha conquistato la carica di sindaco di Istanbul ponendo fine a oltre due decenni di controllo del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) di Erdogan, è considerato un forte contendente per la presidenza.
In un ulteriore colpo alla carriera politica di Imamoglu, l'Università di Istanbul ha revocato la sua laurea, sostenendo che il titolo fosse stato ottenuto in modo fraudolento. Secondo la costituzione turca, un candidato alla presidenza deve possedere un titolo di istruzione superiore. Imamoglu ha definito la decisione "illegale" e ha promesso di contestarla in tribunale. "Combatteremo questa decisione illegittima in tribunale", ha dichiarato il sindaco, aggiungendo che "costruiremo un sistema che cancellerà l'ingiustizia dalla memoria di questo paese".
L'arresto di Imamoglu ha suscitato forti reazioni sia all'interno del paese che a livello internazionale. Ozgur Ozel, leader del CHP, ha condannato l'arresto definendolo "un colpo di Stato contro il nostro prossimo presidente". Nonostante la detenzione, il CHP ha annunciato che procederà con le primarie programmate per il 23 marzo. Nel frattempo, il sindaco di Ankara, Mansur Yavas (CHP), ha annunciato la sospensione della propria possibile candidatura presidenziale in segno di solidarietà con Imamoglu.
Le proteste sono scoppiate in diverse parti di Istanbul, con le autorità che hanno risposto vietando le manifestazioni per quattro giorni e limitando l'accesso a piattaforme social come X, YouTube, Instagram e TikTok. Secondo NetBlocks, osservatorio che monitora l'accesso a internet, queste restrizioni sono state attuate immediatamente dopo l'arresto di Imamoglu.
L'arresto ha anche avuto un impatto significativo sui mercati finanziari turchi. La lira turca ha perso fino al 14,5% del suo valore rispetto al dollaro statunitense, mentre l'indice azionario BIST 100 è crollato del 5,9%.
Tra le reazioni internazionali c'è quella del Cremlino, che attraverso il portavoce Dmitriy Peskov ha dichiarato di non voler interferire negli affari interni della Turchia, ribadendo che la questione è una "materia di sovranità turca". Peskov ha anche confermato che il presidente russo Vladimir Putin ha accettato un invito a visitare la Turchia, ma le date non sono ancora state concordate.
L'arresto di Imamoglu e le accuse contro di lui rappresentano un momento sicuramente importante per la politica turca. Con le prossime elezioni presidenziali previste per il 2028, Erdogan, che ha raggiunto il limite di due mandati, non potrà candidarsi a meno che non venga modificata la costituzione o indette elezioni anticipate. La detenzione di Imamoglu e la revoca della sua laurea potrebbero essere viste come tentativi di indebolire l'opposizione in vista di queste elezioni.