In questo mondo “libero”?
di Michele Blanco
L’ USAID è stata l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale, questa agenzia mentre ufficialmente si occupava di aiuti umanitari e assistenza in oltre 100 Paesi nel mondo, con un budget di oltre 46 miliardi di dollari, sembra che era molto impegnata anche in qualcosa di molto diverso. Da tempo numerose inchieste hanno evidenziato come essa sia stata spessissimo utilizzata come strumento dello “stato di sicurezza americano” per operazioni altamente illegali di destabilizzazione, cambi di regime, anche democratici in autoritari, e innumerevoli ingerenze politiche.
Il meccanismo fondamentale di questa strategia mondiale è stato il finanziamento diretto o indiretto di media dichiaratamente indipendenti, agenzie stampa.
Stando a quanto riportato dal Columbia Journalism Review, USAID ha sostenuto finanziariamente più di 6.000 giornalisti, circa 700 redazioni indipendenti e quasi 300 organizzazioni della società civile impegnate nel settore dei media in oltre 30 Paesi.
La situazione risulta chiara nei suoi sviluppi in Ucraina, dove il 90% dei media si sostiene grazie solo a quei finanziamenti. E considerando che i giornalisti europei, con gli italiani sempre in prima fila, in questi anni hanno fatto semplicemente da cassa di risonanza di notizie lanciate da testate gestite da Kiev con i finanziamenti statunitensi. Tutti sappiamo che la prima condizione per far funzionare correttamente una democrazia sono i mezzi di comunicazione indipendenti e veritieri che devono fare in modo che i cittadini possano formarsi una opinione sui fatti non sulle notizie menzioniere. Allora poniamoci una semplice domanda: può davvero definirsi informazione un giornalismo che dipende da fondi governativi stranieri, assolutamente non rispettosi della verita e spesso opachi e assolutamente non trasparenti?
Un’inchiesta del giornalista Lee Fang riportata in Italia da Inside Over ha rivelato il controverso ruolo di USAID nel finanziare testate giornalistiche e iniziative editoriali in tutto il mondo, sollevando dubbi sulla loro effettiva indipendenza e imparzialità sulle notiziediffuse.
Tra i casi più emblematici troviamo Coda Story, un’organizzazione con sede a New York impegnata nella lotta alla disinformazione, in particolare quella proveniente dalla Russia.
Un rapporto di audit ha evidenziato che Coda Story ha ricevuto finanziamenti dalla National Endowment for Democracy (NED), un’organizzazione non profit strettamente legata a USAID, alimentando speculazioni sulla possibile influenza esercitata dai finanziatori sulla linea editoriale.
Un altro caso significativo è l’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP), una rete investigativa coinvolta in scandali come i Panama Papers. Secondo Ryan Grim, OCCRP ha ricevuto 11 milioni di dollari da agenzie statunitensi, di cui 5,7 milioni direttamente da USAID. A questo punto è chiaro che l’influenza dei finanziatori sulla sua politica editoriale, la dipendenza economica da fondi governativi solleva inevitabili interrogativi.
Lee Fang ha evidenziato come USAID operi attraverso appaltatori come Pact, Inc. e l’East West Management Institute, che gestiscono testate giornalistiche in tutto il mondo. Particolarmente controverso è il caso di Internews, un’azienda che riceve fondi USAID per sostenere media ucraini e di altre regioni. Operante in Europa, America Latina, Medio Oriente e Africa, Internews dipende totalmente dai finanziamenti USAID, e il congelamento di questi fondi sta mettendo in crisi diverse redazioni.
Secondo Voice of America, media indipendenti in oltre 30 paesi, tra cui Austria, Ucraina e Myanmar, sono ora a rischio chiusura. Paradossalmente, la stessa Voice of America è finanziata dal governo americano, dimostrando un’evidente contraddizione nell’approccio alla libertà di stampa.
Reporters Without Borders (RSF) ha denunciato il blocco da parte di USAID di 268 milioni di dollari destinati al supporto del giornalismo indipendente. Secondo il Columbia Journalism Review, negli ultimi anni USAID ha finanziato direttamente oltre 6.000 giornalisti, circa 700 redazioni indipendenti e quasi 300 organizzazioni della società civile attive nel settore media.
Il caso USAID solleva una domanda cruciale: un giornale può dirsi veramente indipendente se riceve finanziamenti da un governo straniero? La dipendenza economica da enti come USAID può renderli vulnerabili a pressioni politiche? Mentre l’agenzia afferma di sostenere la libertà di stampa, la sua storia di finanziamenti mirati e condizionati suggerisce una realtà più complessa.
In questo contesto bisogna capire che la corruzione del sistema dell'informazione in Italia è sotto gli occhi di tutti quelli che lo vogliono vedere. Gli esempi più chiari sono come sono state trattate e falsificate le notizie della guerra in Ucraina e in Palestina, la corruzione dell'informazione di molti giornalisti che vediamo tutte le sere in televisione in Italia. La società giornalistica italiana risulta essere la più asservita al potere politico e soprattutto economico visto che le maggiori testate giornalistiche italiane sono di proprietà degli stessi che posseggono l’industria delle armi. I principali giornalisti italiani che parlano in radio e in televisione, che scrivono sui maggiori quotidiani, dichiarano di essere perfettamente liberi di dire quel che vogliono, ma nella realtà difendono l’industria delle armi e propongono l’aumento delle spese militari favorendo, di fatto, minori spese sociali, per la sanità e l’istruzione.
Chi ci viene presentato come “esperto”, spesso è solo un "giornalista" dipendente da giornali i cui proprietari hanno fabbriche di armi. Questi presunti esperti che non ne indovinano una neppure per sbaglio, sono di parte perché sono dipendenti da chi ha interesse che le spese militari aumentino il più possibile.
Noi dovremmo lasciare perdere la propaganda e, per quanto possibile, affidare l’analisi ai veri esperti, la prima esigenza che ha la democrazia è un’informazione libera, autorevole e non in mano ai monopolisti dei poteri economici illimitati.