In Venezuela trionfa la democrazia. L'UE non può accettarlo
Il Partito Socialista Unito del Venzuela insieme alla forze afferenti al chavismo riuniti nel Gran Polo Patriottico ottengono una netta vittoria alle elezioni legislative. Finalmente l’Assemblea Nazionale venezuelana è recuperata alla piena istituzionalità e alla vita democratica del paese. Negli ultimi cinque anni infatti l’organo legislativo del paese è stato nei fatti tenuto in ostaggio di Washington. L’opposizione estremista e golpista di Juan Guaidò e Leopoldo Lopez ha utilizzato su ordine statunitense l’Assemblea Nazionale venezuelana unicamente come una sorta di ariete per abbattere il presidente Maduro. Obiettivo miseramente fallito, così come l’opposizione oltranzista che per non andare incontro a una disfatta ha deciso di non partecipare alla tornata elettorale legislativa.
Il Gran Polo Patriottico, guidato dal Partito Socialista Unito del Venezuela, ha raggiunto il 67,6% con 3.558.320 voti, la coalizione tra Azione Democratica, Copei, Cambiemos, Avanzada Progresista ed El Cambio ha ottenuto il 17,95% con 944.665 voti, l'alleanza Venezuela Unida, Primero Venezuela e Voluntad Popular Activistas ha ottenuto il 4,19% con 220.502 voti, il Partito Comunista del Venezuela ha ottenuto il 2,73% con 143.917 voti e il 6,79% del voti sono andati ad "altri" partiti.
L’affermazione delle forze chaviste rispetto alle opposizioni di destra e sinistra è palese. Curiosamente vediamo quindi i media mainstream italiani sulla scia degli omologhi internazionali evidenziare il dato dall’astensione. L’obiettivo è chiaro: delegittimare la tornata elettorale a cui i settori più oltranzisti dell’opposizione venezuelana non hanno partecipato su ordine diretto degli Stati Uniti d’America. Durante tutta la giornata di domenica Juan Guaidò e i suoi scagnozzi hanno diffuso dati quantomeno fantasiosi circa una partecipazione quasi nulla alle elezioni.
Il dato riguardante l’affluenza, 31%, non è altissimo, ma vi sono alcune questioni da prendere in considerazione. L’affluenza alle elezioni legislative in Venezuela è storicamente inferiore rispetto a presidenziali ed elezioni amministrative dove vengono eletti sindaci e governatori. Come riferimento per questa tornata elettorale possiamo prendere l’anno 2005. Anche allora settori dell’opposizione decisero di non partecipare alla contesa elettorale. L’affluenza fu del 25%. Un vero e proprio deja vù per l’opposizione. Nelle successiva presidenziali il Comandante Chavez ottenne poi una schiacciante vittoria sul candidato dell’opposizione di destra. Successivamente gli oppositori al chavismo ammisero di aver commesso un clamoroso errore non prendendo parte alle elezioni parlamentari del 2005.
Adesso Juan Guaidò come ampiamente prevedibile rivendica una fantomatica vittoria intestandosi il dato dell’astensione. E inoltre rilancia: visto che con il nuovo parlamento viene meno l’ultimo appiglio semi-legale per mantenere in vita la presidenza immaginaria ad interim, Guaidò convoca una ‘consultazione popolare’ tramite app e di persona il giorno 12 di dicembre. Ovviamente dietro questa ennesima mossa dal sapore amaro del golpismo di sono gli Stati Uniti che in maniera bipartisan, chiunque sia l’inquilino della Casa Bianca, vogliono rovesciare Maduro in Venezuela per cancellare la Rivoluzione Bolivariana.
Alla strada democratica della competizione elettorale gli autoproclamati difensori della democrazia in Venezuela hanno ancora una volta preferito la strada delle sanzioni imperiali e della violenza golpista.
Dobbiamo inoltre valutare il contesto in cui si sono svolte queste elezioni. Il Venezuela è un paese schiacciato da criminali e pesanti sanzioni imposte da Stati Uniti ed Unione Europea. Alcuni economisti hanno affermato che l’impatto delle sanzioni sul paese sudamericano è paragonabile a quello di un bombardamento. Se a queste aggiungiamo gli effetti un’inflazione utilizzata come una vera e propria arma di guerra e la crisi economica globale innescata dalla pandemia, possiamo immaginare che le persone siano molto stanche. Tanti cittadini hanno così deciso di non recarsi alle urne come in passato.
Curioso poi notare come l’affluenza in Venezuela sia praticamente identica a quella in Romania. Altro paese chiamato alle urne proprio il 6 dicembre. Bene, in questo caso i media si limitano a registrare il dato senza particolari commenti. La solita doppia morale che ben abbiamo imparato a conoscere.
Queste elezioni parlamentari segnano in ogni caso un nuovo inizio per la democrazia venezuelana. Maggioranza e opposizione democratica potranno lavorare alla risoluzione di alcuni problemi che attanagliano il paese. In primis il blocco economico statunitense. Il principale fattore che va ad impattare sulla qualità di vita dei venezuelani.