Kazakistan, il panico e l'impotenza dell'occidente

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Kazakistan, il panico e l'impotenza dell'occidente

Il panico dell’Occidente e la sua l’impotenza di fronte all’intervento della Russia e membri dell’CSTO in Kazakhstan.

Gli americani non si danno pace per l’intervento della Russia e degli altri membri del CSTO, l’organizzazione del Trattato per la Sicurezza Collettiva che ha dato prova concreta di non essere una “tigre di carta”.

L’Occidente non si aspettava che la CSTO sarebbe corsa in aiuto, per di più con la rapidità del fulmine: in sole 24 ore.  Eppure la lezione della Crimea doveva aver insegnato qualcosa! L’Occidente, e ubbidientemente anche l’Italia, la presentano come “occupazione del Kazakhstan”. 

Eppure tutto è stato fatto a rigor di legge, chiunque può aprire internet e leggere il testo dell’Accordo sulla Sicurezza Collettiva, dove sono esposti i princìpi, in base ai quali i paesi membri sono fedeli alla sicurezza collettiva. 

Ciò significa che un membro non può costruire la propria sicurezza a discapito di quella degli altri, i paesi si sostengono e aiutano l’un l’altro in caso di minaccia e pericolo per la propria sovranità, stabilità, sicurezza.  La pronta risposta della Russia e degli altri paesi ha mischiato di colpo tutte le figure sulla “grande scacchiera” – termine, impiegato dal grande russofobo Zbigniew Brzezinski, per glorificare l’egemonia degli Stati Uniti e le loro strategie.  Di qui il panico e la dimostrazione della propria impotenza.

L'ex rappresentante della NATO a Mosca, il capitano della Marina Militare statunitense, Gary Tabach, ha dichiarato sconsolato, che “Putin ha vinto, la Russia ha ottenuto una stragrande vittoria sugli Stati Uniti”.  Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken  ha invece affermato di non aver capito perché le autorità del Kazakhstan si sono rivolte alla Russia per chiedere aiuto: " loro avevano tutte le capacità per venire a capo delle proteste, non è chiaro per quale motivo hanno avuto bisogno di chiedere aiuto alla Russia, siamo preoccupati, seguiamo con attenzione gli sviluppi della situazione e abbiamo avvertito le autorità kazake di rispettare i diritti umani e il diritto a protestare”  Ancora la favoletta dei “dimostranti pacifici”!   Il colmo è che esorta a “dare la possibilità ai dimostranti di esprimere la propria volontà” il ministro di un paese che ha chiamato “terroristi” i propri cittadini che un anno fa sono entrati nel Campidoglio di Washington a protestare contro le elezioni truccate, e sottolineo – disarmati -, nessuno di loro ha sparato, (anzi, la polizia americana ha sparato sui manifestanti, uccidendo a freddo una donna “proTrump” - e ferendone molti altri. “Terroristi” interni tuttora sottoposti a processo e persecuzioni). 

E Blinken adesso ha il coraggio di definire “pacifici” coloro che con le armi, armi da guerra -, nel Kazakhstan hanno sparato sui dimostranti, uccidendo e tagliando loro le teste!  In pratica, gli USA sostengono il terrore e il terrorismo. Dappertutto. Hanno le mani sporche di sangue, sulla coscienza hanno milioni di persone uccise!

Quanti terroristi in vari paesi hanno portato al potere? Quanti terroristi hanno addestrato e armato?? Non si contano! Chi ha addestrato Bin Laden??  La CIA e il Mi6 britannico!  Potrebbero invece spiegarci un’altra cosa: cosa ci fanno i laboratori chimici e biologici del Ministero della Difesa degli Stati Uniti nel Kazakhstan?

Nel Kazakhstan diverse forze occidentali hanno sfruttato il malcontento dei kazaki per destabilizzare il paese, portare il caos sulle frontiere russe e nello spazio post sovietico usando proprio i terroristi.  E il pericolo la Russia è costituito anche dal fatto che i quasi 8000 km di frontiera con il Kazakhstan non sono protette, data la loro complessità.

Adesso temono che la Russia non se ne vada più dal Kazakhstan. Ieri Antony Blinken ha fatto una dichiarazione talmente odiosa, da sollevare l’immediata protesta e risposta del Ministero degli Esteri russo.  Blinker ha avuto il fegato di dire, letteralmente: “Una lezione dalla storia passata: quando nella tua casa arrivano i russi, è molto difficile costringerli ad andare via”.   La Russia ha risposto: “Oggi il Segretario di Stato americano Anthony Blinken, con la sua solita maniera villana, si è permesso di scherzare a proposito della tragedia del Kazakhstan. Dato che ama così tanto le lezioni della storia, che tenga in mente questo: quando nella tua casa arrivano gli americani, è molto difficile rimanere vivo, non essere derubato oppure violentato”.

Maria Zacharova ha dichiarato che questa risposta agli Stati Uniti proviene non solo dal Ministero degli Esteri, ma dal cuore di tutto il popolo russo, “perché quando come “ospite non invitato” arrivano i cittadini degli Stati Uniti - sotto forma di esercito statunitense – come mostra non solo la storia recente, ma tutta la storia dei 300 anni di Stato americano – senza violenza, uccisioni, rapine e saccheggi, la cosa non funziona. Questo lo sanno bene i cittadini dell’ex-Jugoslavia, dell’Iraq, Libia, Siria, Corea, Vietnam, (dell’America Latina è meglio non parlarne) e di tutti gli altri paesi dove gli americani si sono infilati come ospiti non invitati”

Sono diversi gli attori sulla scena del Kazakhstan.  Non di poco conto la Turchia, che adesso è pronta a sostenere il Kazakhstan. All’inizio ha taciuto, ora si fanno sentire le agenzie informative: “gli occupanti russi sono di nuovo in Kazakhstan”, e gridano all’”occupazione armeno-russa”. Altri fili conducono alla Germania, kazaki che hanno vissuto in Germania, là hanno aderito alle cellule terroristiche, son tornati in patria e col passaporto UE. Anche la Francia è implicata, a Mukhtar Abljazov, banchiere faccendiere e truffatore, organizzatore delle proteste (come si è autodefinito) – pluricondannato per vari reati, tra cui anche omicidio, truffa di 6 miliardi e mezzo nel Kazakhstan, condannato anche da Russia e Francia. Ma la Francia gli ha dato lo status di rifugiato politico!  Tempo fa anche la Gran Bretagna gli aveva garantito asilo politico. 

Proprio la Gran Bretagna è ritenuta da alcuni politologi russi, la principale organizzatrice della crisi del Kazakhstan. E’ uno dei più grossi investitori nel Kazakhstan, che ora è molto importante anche per la nuova “energia verde”, diventata “politica di grido” essenziale in Europa. 

Le sue compagnie, per fare due esempi, la britannico-olandese “Shell”,  esporta dal Kazakhstan tutti i metalli, gas, petrolio, inoltre si occupa ovviamente dell’istruzione dei giovani con le sue università,  per intenderci “lavaggio dei cervelli”; la compagnia “Yellow Cake PLC”, che è specializzata nella compravendita dell’uranio. La Yellow Cake comprava uranio dalla compagnia kazaka “Kazatomprom” (il più grosso produttore al mondo di uranio), e lo rivendeva al Canada, il quale a sua volta lo piazzava sul mercato.  Ma recentemente, la “Kazatomprom” ha deciso di commerciare l’uranio in maniera indipendente, attentando così a un pezzo della “torta” dei britannici e per il paese sono iniziati i problemi, le proteste. La Gran Bretagna è specialista nel mettere tutti contro tutti, così come ha fatto in India, per puro, meschino guadagno. 

Nel Kazakhstan lavorano inoltre anche le compagnie cinesi, italiane e in maniera meno massiccia quelle russe. Il Kazakhstan è il primo paese nella regione centro asiatica per investimenti stranieri, il secondo nello spazio post Il paese aveva fatto perno per il suo sviluppo sui rapporti commerciali con l’Occidente e ne andava fiero.  Durante il “Forum di Valdaj”, il presidente Tokaev, spiegando la politica e posizione del paese riguardo le armi nucleari, disse “possedere le armi atomiche nel mondo contemporaneo non rappresenta la garanzia di sicurezza, in particolare di prosperità economica. A volte è meglio non avere armi atomiche ma in compenso attirare più investimenti nella propria economia, sostenere e sviluppare buoni rapporti con tutti gli altri paesi del mondo, come fa il Kazakhstan in pratica. E Putin gli rispose con una sola frase: “Anche Saddam Hussein pensava così”. Putin già prevedeva proprio ciò che adesso è accaduto.

Le autorità kazake sono rimaste molto sorprese dall’entità dell’attacco di terroristi e banditi. Per 30 anni hanno avuto la percezione di vivere in condizioni di tranquillità, anche se - come ha aggiunto ieri Ermukhamet Ertysbaev, consigliere dell’ex presidente kazako Nazarbaev, il Comitato di Sicurezza Nazionale, - ogni anno veniva arrestato un gruppo terroristico che saltava fuori, era stato scoperto anche un intero arsenale di armi.”  Non di poca importanza anche il fatto che nel Kazakhstan funzionava da molto tempo il “programma di riabilitazione per gli jihadisti”, che ufficialmente erano ritenute “persone che per sbaglio si sono lasciate reclutare dall’Isis e poi sono passate alla Jihad”.  Adesso una parte di terroristi della Jihad sta tentando di andare in Kirghistan e non è detto che questo paese non diventi il prossimo obiettivo, come l’Uzbekistan. 

Purtroppo con la disintegrazione dell’Unione Sovietica, il Kazakhstan ha raccolto i frutti di una certa islamizzazione.  Al posto del marxismo-leninismo, dell’ateismo è arrivato l’Islam, oltretutto quello di stampo radicale: wahabita e salafita, che sui giovani, nati dopo l’URSS e soprattutto, senza istruzione e lavoro, ha fatto presa.  Il Kazakhstan è uno Stato “giovane”, oltre il 50% è rappresentato da giovani nati dopo l’indipendenza. 

A proposito di “manifestanti pacifici” , il 7 gennaio ad Alma Ata durante le sparatorie è stata uccisa anche una bimba di 4 anni. Pian piano verrà fuori sempre più materiale riguardo questa tragedia. 

Le Forze di pace della CSTO staranno nel Kazakhstan per un periodo delimitato, aveva dichiarato il portavoce del Ministero della difesa russa, e ieri Tokaev ha parlato di una settimana. E’ stato inoltre sottolineato, viste le menzogne diffuse dalla stampa occidentale, che i soldati della CSTO non si occupano di “ripulire” le strade dai terroristi, “sparare a vista” sui manifestanti (come dà da intendere anche quella italiana) ma esclusivamente di presidiare e proteggere i luoghi ed edifici strategici, dando così la possibilità alle forze di polizia kazake di dedicarsi completamente a sgominare terroristi e banditi vari.

Se non fossero intervenute le ex repubbliche sovietiche, le forze dell’ordine kazake avrebbero impiegato molto più tempo, dato che il paese ha 2 milioni e 724.000 km. quadrati di territorio, sarebbero accorsi altri 40.000 terroristi in aiuto e le vittime sarebbero stati molte di più.  Chissà perché non sono andati ad uccidere nell’ovest del paese, dove sono concentrati per esempio gli investimenti nei giacimenti del gas e petrolio degli Stati Uniti: 150 miliardi di dollari! 

Dove sono stati formati i terroristi che hanno messo a ferro e fuoco il Kazakhstan?  Oltre alle montagne Altai del Kazakhstan, anche nei Carpazi (Ucraina occidentale) – (un esempio è Mukhtar Abljazov), istruiti dai servizi segreti britannici, ma ci sono forti tracce anche dei servizi turchi – a giudicare dai materiali confidenziali, legati ai più alti funzionari del Kazakhstan e delle Forze dell’Ordine or ora arrestati in Kazakhstan. 

E’ evidente che il presidente Tokaev era diventato un intralcio per molti. La Gran Bretagna è specialista nel mettere tutti contro tutti, così come ha fatto in India, per puro, meschino interesse economico.

Far scoppiare il Kazakhstan fa molto comodo all’Occidente e il paese non è peggio dell’Ucraina come sottofondo per i colloqui tra Russia e Stati Uniti e Russia-Nato. Ma la Russia non ha alcuna intenzione di discutere il Kazakhstan con gli Stati Uniti. 

Alla riunione di stamattina, Tokaev ha dichiarato che sono stati uccisi 16 rappresentanti delle forze dell’ordine, 1300 di loro sono stati feriti, mentre le vittime e i feriti tra i civili sono ancora da finire di valutare. Il Kazakhstan si è scontrato con un attacco terroristico ibrido, il cui scopo era il colpo di Stato.

La realizzazione di questo piano è stata impedita dal pronto intervento dei paesi del CSTO, che Putin ha definito “tempestivo e legittimo”.  Putin ha sottolineato che “la minaccia allo Stato del Kazakhstan è sorta non per le proteste popolari spontanee riguardo l’aumento dei prezzi dei carburanti, ma per il fatto che di questa situazione hanno approfittato le forze distruttive interne ed esterne”.

Marinella Mondaini

Marinella Mondaini

Scrittrice, giornalista, traduttrice. Vive e lavora a Mosca

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