La Cina usa le terre rare per rispondere ai dazi di Trump
L’amministrazione Trump ha lanciato il suo guanto di sfida, la risposta della Cina non si è fatta attendere. Pechino ha annunciato nuove tariffe doganali su tutte le importazioni statunitensi, rispondendo così alle recenti barriere imposte dagli Stati Uniti. Ma la mossa più significativa riguarda un altro fronte: quello delle terre rare, risorse cruciali per la produzione di tecnologie avanzate, armamenti e beni di consumo.
Il Ministero del Commercio cinese ha introdotto ulteriori restrizioni all’export di queste materie prime, colpendo in particolare gli Stati Uniti, che possiedono una sola miniera attiva e dipendono da decenni dalla produzione cinese, che copre circa il 90% del mercato globale. Le nuove misure includono sette categorie di terre rare medie e pesanti, tra cui samario, gadolinio, terbio e disprosio.
Non solo materie prime: sono coinvolti anche prodotti finiti come gli indispensabili magneti permanenti, difficili da sostituire. "Una lista strategica", ha commentato Mel Sanderson di American Rare Earths, sottolineando come Pechino abbia mirato agli elementi fondamentali per l’economia statunitense. L’industria aerospaziale USA è particolarmente preoccupata. Secondo gli analisti, l’Occidente sarà costretto ad accelerare lo sviluppo di filiere alternative, ma il processo sarà lungo e complesso. ù
Intanto, il presidente Trump ha annunciato nuovi dazi contro Pechino, portando le tariffe fino al 54%. La Cina risponde con tariffe del 34% a partire dal 10 aprile, denunciando le pratiche USA come “intimidazioni unilaterali” e invitando a una soluzione negoziata e rispettosa.
*Tratto dalla newsletter quotidiana de l'AntiDiplomatico dedicata ai nostri abbonati