La crisi del M5S. Il momento di un bilancio spregiudicato
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Non credo che la crisi del M5S sia spiegabile solo attraverso il conflitto tra Conte e Grillo. Vederla in quei termini mi sembra consolatorio. A me pare che sia venuta meno la necessità politica del movimento fondato da Grillo. Del resto il suo contributo all'azione di governo è del tutto marginale nonostante la nutrita compagine parlamentare.
Il M5S è stato la risposta sbagliata a problemi veri, a questioni che nessun altro partito voleva vedere. Ha dato forma alle istanze popolari nate dalla crisi sociale che ha colpito pesantemente l'Italia dal 2008 e che la sinistra di Bersani e poi quella di Renzi si sono rifiutate di affrontare.
Il M5S ha preso il posto della sinistra e rappresentato la richiesta di protezione da parte delle classi popolari escluse dalla globalizzazione con un apparato ideologico e una forma organizzativa del tutto inadeguati. L'antipartitismo, il moralismo giustizialista, l'ecologismo della volontà individuale, la democrazia diretta, il rifiuto di analizzare le contraddizioni del capitalismo hanno funzionato sul piano della propaganda, ma non potevano funzionare sul piano politico. A questo poi si aggiunge l'antiparlamentarismo dell'ultimo referendum, onta politica imperdonabile.
Chi vuole comprendere la crisi di questo movimento dovrebbe non tanto schierarsi con Conte o Grillo, ma avere il coraggio di fare un bilancio spregiudicato.