La finta indipendenza delle Banche centrali
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Il rendimento dei BtP a 10 anni tocca il massimo degli ultimi 2 anni, sfiorando il 2%, così come quello giapponese. Il cui rendimento è però dello 0,2%.
Perché?
Perché mentre la BCE si appresta a terminare il PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme, il programma di acquisto dei titoli di stato varato nel marzo 2020 per contrastare la crisi scatenata dalle politiche adottate per affrontare il Covid), la Bank of Japan si impegna invece a comprare illimitatamente titoli di stato a 10 anni allo 0,25% per mantenere prossimi allo zero i tassi di interesse.
Si impegna a comprare ILLIMITATAMENTE i titoli di stato giapponesi.
Cioè la BC del Sol levante svolge il ruolo di prestatrice di ultima istanza per svolgere il suo ruolo primario che è quello di controllare i tassi di interesse e garantire così la sostenibilità del debito pubblico.
Esattamente quello che non fa la BCE.
Questo perché mentre la BoJ lavora per gli interessi del Paese, la BCE è impegnata da sempre a tutelare altri interessi.
Dietro la tutela della stabilità dei prezzi si nasconde infatti la tutela dei grandi capitali a scapito di occupazione e salari.
Perché l’inflazione (quella endogena) la controlli così: mantenendo a un certo livello la disoccupazione (al 10% circa per l’Italia) e deflazionando – cioè tagliando - i salari.
Intanto, grazie al combinato disposto delle folli politiche energetiche imposte dalla UE e dell’incapacità dell’attuale classe politica italiana, i cittadini si trovano a fare i conti con una pericolosa inflazione (esogena).
Pericolosa perché in mancanza dei necessari adeguamenti salariali (vi ricordate la scala mobile?), l’inflazione riduce davvero il potere di acquisto dei lavoratori.
Un fenomeno particolarmente evidente nell’Unione Europea, ma con differenze marcate da Paese a Paese (e qui, come dicevamo, la differenza la fa la qualità della classe politica).
Mentre gli italiani vengono infatti travolti da aumenti energetici per quanto riguarda l’elettricità del 129%, in Spagna l’aumento è del 71% e in Francia appena del 4%.
Come al solito l’Italia risulta un Paese doppiamente penalizzato: dall’appartenenza all’Unione Europa e dalla peggiore classe politica in circolazione.