La frode delle "primarie venezuelane" smontata punto per punto

La frode delle "primarie venezuelane" smontata punto per punto

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!

Volgare, violento, dipinto a colori scuri. Il disegno satirico, diffuso dal fascismo venezuelano, mostra il vicepresidente del Psuv, Diosdado Cabello, impiccato a una corda. Il capitano lo ha fatto vedere durante la trasmissione Con el Mazo dando, provocando nel folto pubblico un moto di raccapriccio. Impossibile non ricordare quanto l’estrema destra abbia cercato di tradurre in pratica quel macabro disegno, rappresentando, oltre a Diosdado, tutte le più alte cariche della rivoluzione bolivariana, che si sono succedute nel corso di questi ultimi 25 anni.

Durante le “guarimbas” del 2014, scendendo da un condominio di Los Ruices, bastione della destra più violenta nell’est dei Caracas, su un filo teso tra un palo e l’altro della luce erano stati “impiccati” manichini rappresentanti il presidente Maduro e la sua equipe di governo. Stesso copione e stesse scene di violenza e devastazione durante le “guarimbas” del 2017. Stessa mistificazione diffusa dai media internazionali, che presentavano i vassalli locali degli Usa come “pacifici manifestanti in lotta contro la dittatura”.

Le stesse facce dal golpe contro Chávez del 2002, con quale new entry, ma per gli stessi scopi e identici interessi: tornare a mettere le mani sulle immense risorse del paese, che la rivoluzione bolivariana ha messo a disposizione del popolo. “È questa la pace di cui parlano”, ha detto Diosdado presentando in dettaglio lo svolgimento e i propositi delle cosiddette primarie. Un “evento” organizzato dalla parte più estremista dell’opposizione venezuelana, fuori dagli organi preposti dalla costituzione bolivariana. Un evento mediatico dal duplice scopo: mettere fuori gioco quella parte dell’opposizione che ha sottoscritto con il governo il recente accordo firmato alle Barbados, e convincere i padrini Usa a riattivare, questa volta al femminile, la farsa dell’”autoproclamazione”, ampiamente fallita nella versione “Guaidó”.

Con video e testimonianze, il capitano ha mostrato l’entità della frode, denunciata anche da numerose voci provenienti dalla stessa “commissione nazionale della primaria”, che ha proclamato vincitrice la quasi unica candidata, Maria Corina Machado: “con oltre il 90% dei voti”, si sono affannati a enfatizzare i media internazionali, presentandola come la “rappresentante anti-Maduro” in corsa per la presidenza, alle prossime elezioni del 2024.

Una corsa che, però, data l’inabilitazione per 15 anni dovuta ai suoi trascorsi golpisti, è destinata a finire su un binario morto, e dimostra solo il reiterato disprezzo di queste frange per le istituzioni elette dal popolo. In tutte le democrazie borghesi che tanto agognano, i crimini che commettono i golpisti venezuelani sarebbero puniti con l’ergastolo o con lunghe condanne, mentre nella Repubblica bolivariana devono essere considerate bazzeccole da cancellare con un tratto di penna per permettere loro di ricominciare a tessere la prossima trama.

Per loro, che preferiscono anteporre la bandiera nordamericana a quella nazionale, o cancellare l’ottava stella dal tricolore, valgono ancora le parole pronunciate da Kissinger cinquant’anni fa, dopo la vittoria elettorale del socialista Salvador Allende in Cile. Torniamo a ricordarle: “Non vedo alcuna ragione per cui a un paese dovrebbe essere permesso di diventare marxista soltanto perché il suo popolo è irresponsabile – disse -. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli”.

Lo schema, proposto al femminile in Venezuela e rilanciato dai media internazionali, è il medesimo che abbiamo visto agitare la scena in Cile, in Ecuador, in Argentina, e in Europa: personaggi torvi, cercano di aggirare i giovani e i settori popolari, provati dalle conseguenze di una situazione che proprio le politiche da loro invocate, mediante aggressioni, ingerenze e “sanzioni”, hanno provocato.

Machado ha dedicato la sua “vittoria” ai militari. Il gruppo di alti ufficiali presenti al Mazo (la promozione Gran Mariscal de Ayacucho) che salutavano con deferenza “il Capitano” pur avendo il grado di generali, ha però mostrato di aver ben presente la trappola filo-atlantica, e di percepirsi come esercito del popolo, parte integrante dell’unione civico-militare creata da Chávez.

Al programma di Diosdado era presente anche il presidente dell’Assemblea, Jorge Rodriguez, che è anche il capo delegazione al tavolo di dialogo con l’opposizione. Brillanti e ironici, i due dirigenti chavisti hanno mostrato l’entità della frode compiuta, la percentuale reale dei votanti – il 3% - e le affermazioni grottesche smentite dai numeri. Una truffa che sta avendo un seguito legale, portato avanti dal Procuratore generale, Tareck William Saab. Il giorno dopo, Rodriguez ha illustrato la realtà delle “primarie” ripercorrendone tappe e incongruenze davanti al Corpo diplomatico presente nel paese.

Citando l’incontro avuto da alcuni di loro con Machado, ha invitato ambasciatori e incaricati d’affari a non interferire con gli affari interni del Venezuela: “Il tempo delle autoproclamazioni e delle ingerenze è finito”, ha detto contestando la versione di comodo fornita dall’opposizione, che ha ripetutamente rifiutato di servirsi del Cne, unico organismo abilitato per organizzate le elezioni, come concordato da uno dei punti dell’accordo alle Barbados. I partiti – ha ricordato Jorge – non sono strutture private, le elezioni non possono svolgersi nel bagno di una casa privata, ma devono presentare precise garanzie di trasparenza e riscontro, totalmente assenti in queste “primarie”.

 Un processo, ha argomentato, che non può essere considerato una elezione, giacché non conta con meccanismi che permettano di verificarne l’affidabilità. Poi, il presidente del Parlamento ha invitato i presenti a immedesimarsi nella situazione. Immaginate – ha detto – se in un’elezione dei vostri paesi, un candidato contestasse i risultati e chiedesse di ricontare i voti, com’è accaduto in passato da noi, e risultasse che le schede elettorali sono state bruciate. Quindi, Rodriguez si è detto disposto a invitare alla verifica qualunque organismo internazionale, “naturalmente accompagnato dal Cne e dal Tribunal Supremo Elettorale”: perché le istituzioni bolivariane sono solide, e lo hanno dimostrato mettendosi permanentemente a verifica durante questi 25 anni di rivoluzione.

 

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

Potrebbe anche interessarti

Il "caso Fassino" e lo squallore della stampa italiana di Paolo Desogus Il "caso Fassino" e lo squallore della stampa italiana

Il "caso Fassino" e lo squallore della stampa italiana

Il Primo Maggio e il mondo multipolare di Fabrizio Verde Il Primo Maggio e il mondo multipolare

Il Primo Maggio e il mondo multipolare

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA" LAD EDIZIONI 3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

3 LIBRI PER "CAPIRE LA PALESTINA"

28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela di Geraldina Colotti 28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela

28 luglio: la (vera) posta in gioco in Venezuela

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino" di Clara Statello Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

Il Congresso Usa ha deciso: "fino all'ultimo ucraino"

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico di Leonardo Sinigaglia 25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico

25 aprile: la vera lotta oggi è contro il nichilismo storico

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso di Giorgio Cremaschi Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il PD e M5S votano per la guerra nel Mar Rosso

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte di Francesco Santoianni Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

Il caso "scientifico" dell'uomo vaccinato 217 volte

Tik Tok. La promessa di Ursula se verrà rieletta di Marinella Mondaini Tik Tok. La promessa di Ursula se verrà rieletta

Tik Tok. La promessa di Ursula se verrà rieletta

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni) di Giuseppe Giannini Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Difendere l'indifendibile (I partiti e le elezioni)

Autonomia differenziata e falsa sinistra di Antonio Di Siena Autonomia differenziata e falsa sinistra

Autonomia differenziata e falsa sinistra

La Festa dei precari e dei sottopagati di Gilberto Trombetta La Festa dei precari e dei sottopagati

La Festa dei precari e dei sottopagati

Libia. 10 anni senza elezioni di Michelangelo Severgnini Libia. 10 anni senza elezioni

Libia. 10 anni senza elezioni

Sussidi pubblici: l'ipocrisia occidentale verso la Cina è nuda di Pasquale Cicalese Sussidi pubblici: l'ipocrisia occidentale verso la Cina è nuda

Sussidi pubblici: l'ipocrisia occidentale verso la Cina è nuda

LA CORTE DI GIUSTIZIA RIGETTA ISTANZA DEL NICARAGUA di Andrea Puccio LA CORTE DI GIUSTIZIA RIGETTA ISTANZA DEL NICARAGUA

LA CORTE DI GIUSTIZIA RIGETTA ISTANZA DEL NICARAGUA

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti