La furia iconoclasta è utile solo per un autospot sui social network
di Paolo Desogus*
Mi sbaglierò, ma a me pare che la furia iconoclasta delle recenti manifestazioni negli USA e in alcuni paesi europei sia dovuta all’incapacità dei gruppi sociali di dare vita a forme organizzate e centralizzate di lotta politica. Il conflitto attraverso i partiti e i sindacati è stato sostituito da un conflitto simbolico che unisce in modo fittizio volontà individuali incapaci di elaborare una visione del mondo unitaria e una volontà politica orientata all’interesse generale.
Senza politica organizzata, senza la mediazione dei soggetti collettivi la lotta diventa estetica, apparenza, auto promozione individuale per mezzo dei socialnetwork e dei media tradizionali.
La furia iconoclasta non è allora altro che la forma più estrema di comportamenti apparentemente più accettabili e infantili, quelli della disobbedienza civile, dell’antagonismo gestuale di chi si fa fotografare con la maglietta rossa, col pesce in testa o con la mano in bocca.
La furia iconoclasta è una pseudo lotta che si gioca dentro il simbolico, non sul terreno dei rapporti di forza.
Ma allo stesso tempo è una pratica che cerca (fallendo) di diventare reale e di superare il carattere effimero e meramente estetico del simbolico attraverso la distruzione di quegli oggetti culturali che esprimono un punto di vista sul mondo diverso - con gli strumenti adeguati criticabilissimo, sia chiaro - ma legato ad epoche passate.
*Professore all'Università Sorbona