La guerra mondiale e i rapporti di proprietà
di Pasquale Cicalese
C'è la guerra mondiale perché da 50 anni, con la crisi di valorizzazione del capitale occidentale, simboleggiata da Nixon 71 e Piano Werner 72, asset inflation e mercantilismo, c'è la guerra ai salariati, c'è la guerra ai poveri.
In questa guerra vi partecipano padroni, alta dirigenza, caporeparti, politici asserviti a potenze straniere, intellettuali, giornalisti, venduti vari, gente che per quattro lire venderebbe anche sua madre, per massacrare la popolazione salariata e povera. Chi ebbe l'ardire di ribellarsi incontrò la galera, l'eroina, l'isolamento, lo sputtanamento, la distruzione della generazione degli anni settanta.
I 50 enni di adesso, tranne rare eccezioni, non hanno il coraggio innanzitutto di vedere il reale, di vedere il conflitto, che è conflitto di classe, padroni contro salariati. Chi può cerca di salvarsi, anche pestando i piedi ai propri colleghi, ai propri "amici", ai propri credenti. La religione non c'è piu', la controffensiva di classe è stata ammutita da tv e minchiate varie, la sinistra antagonista vi partecipa, forse manco accorgendosene.
Rimangono gli isolati, i diversi, coloro i quali non vogliono perdere dignità, ma sono sempre meno. E tutto un vendere per salvarsi dall'abisso.
Abisso iniziato con la crisi di valorizzazione del capitale, i cui prodromi furono gli attentati a Sarajevo e la prima guerra mondiale. Si ripresero con il riarmo, con il consumo civile, ma alla fine degli anni sessanta si ripresentò la crisi di valorizzazione del capitale occidentale. Nel frattempo entrarono in scena altri attori, che nel giro di 30 anni superarono in tecnologia, organizzazione, economia, sociale, la società occidentale. E' questo che non sopportano i paesi occidentali ed è per questo che si riarmano, bombardano, come accaduto negli ultimi 50 anni, boicottano, tutto in nome della guerra di classe perché c'è un altro mondo, vincente, che non ha crisi di valorizzazione, utilizzando gli strumenti marxiani.
La crisi dell'Occidente, già prefigurata alla fine dell'Ottocento, è tutta qui. Ed in questa crisi coloro i quali si spartiscono anche le briciole sono disposti a calpestare chiunque. E' una guerra di tutti contro tutti, un individualismo sfrenato ed alienante che non ha sbocchi. I burattini politici devono rispondere a Davos, all'èlite transnazionale, facendo propri i loro temi, che siano genocidio, pandemia, eliminazione di popolazione in eccesso, isolamento dei diversi, tutto in nome di un impossibile salvezza dalla crisi di valorizzazione del capitale.
Si esce solo con la lotta di classe, con l'organizzazione proletaria, con il ritrovarsi di chiunque, credente o meno, non sta a questo gioco. C'è chi prega, c'è chi analizza, c'è chi fa volontariato, ma la forza immane dell'èlite transnazionale, volta ad estrarre valore solo utilizzando crisi del lavoro e deflazione salariale, oltre che distruzione del salario sociale di classe, inneggiati dai media controllati da questa èlite, è immane e solo alcuni blocchi di paese li possono fermare. E siccome sono capaci li si fa la guerra. Li si stermina, li si fa terrorismo.
Ci fu il terrorismo pandemico, ora c'è il terrorismo della guerra. La popolazione deve essere umiliata per sempre in nome dell'asset inflation, i valori di borsa devono crescere, i profitti fatti tagliando salari devono continuare in un'assurda corsa contro la crisi di valorizzazione del capitale. Brecht nel 1936 disse: compagni, parliamo dei rapporti di proprietà. Pochissimi ne parlano oggi.