La Hybris umana e il miraggio della Pace

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La Hybris umana e il miraggio della Pace

 

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico

 

Stringono il cuore i ragionamenti fatti da molti - anche nel variegato e pieno di sfumature ambiente dell'informazione alternativa - secondo i quali le attuali dichiarazioni di molti leader occidentali, su un possibile intervento della Nato in Ucraina, sono nient'altro che la premessa a inevitabili trattative di pace. Insomma, le minacciose dichiarazioni di Emmanuel Macron e Lloyd Austin non sarebbero nient'altro che un bluff per intimorire Putin e indurlo a sedersi al tavolo della pace da una posizione di maggior forza. A rigore il ragionamento non è sbagliato, perché parte dall'ovvia premessa che le potenze – di fatto – belligeranti non potrebbero spingersi oltre sul presupposto che il possesso delle armi nucleari garantisce la cosiddetta “distruzione mutua assicurata” (MAD, mutual assured destruction).

Sfortunatamente quando c'è di mezzo l'uomo le cose sono più complesse e bisogna tener conto di quella connotazione dell'essere umano che i greci chiamavano Hybris, tracotanza, sfida agli dei, all'ordine costituito e al destino. Nel caso specifico la Hybris si sostanzia nella folle convinzione di riuscire a controllare uno scontro diretto tra potenze nucleari nell'ambito delle armi convenzionali o, al massimo, nell'ambito dell'utilizzo dei cosiddetti ordigni nucleari tattici che dovrebbero “limitarsi” a provocare danni all'avversario solo sul campo di battaglia, dunque senza toccare obbiettivi strategici come le capitali, i centri decisionali fondamentali e le infrastrutture vitali.

Lo stesso Putin, nel suo messaggio all'Assemblea Federale del 29 Febbraio ha sottolineato che le armi nucleari strategiche sono in stato di massima prontezza e che, parole testuali: «tutto ciò che stanno inventando ora, spaventando il mondo intero, provoca davvero il rischio di un conflitto con l'uso di armi nucleari e quindi la distruzione della civiltà - non lo capiscono?».

Domanda sconsolata quella che si è posto Putin nel suo discorso a cui solo il concetto di Hybris può dare una risposta. Si, gli occidentali possono porre a rischio la civiltà umana perché sono talmente accecati dalla tracotanza e dalla volontà di potenza da essersi convinti di riuscire a circoscrivere un conflitto tra potenze nucleari in uno spazio geografico limitato che io, già in un articolo dell'anno scorso, ho ipotizzato possa avvenire indicativamente nell'area europea non ricadente nei territori delle tre potenze nucleari del vecchio continente (Francia, UK e Russia). Se non è questa la massima espressione di Hybris della storia umana mi dicano i lettori quale altra possa essere...

In questo contesto le frasi minacciose di Macron e di Austin assumono chiaramente la funzione di fiammella che fa bollire l'acqua dove inconsapevole nuota la rana. Inutile dire che la rana in bollitura siamo noi, opinione pubblica che lentamente deve abituarsi all'ineludibile guerra diretta con la Russia. Chi, appena due anni fa, avrebbe sostenuto che la Nato avrebbe inviato tank, droni d'attacco, aerei F-16, missili da crociera Storm Shadow e sistemi missilistici antiaerei Patriot e Samp-T? Ormai manca solo l'ultimo passo per il superamento dell'ultima linea rossa, l'intervento diretto delle truppe di terra. Sia chiaro, come ha rivelato lo stesso Cancelliere tedesco Scholz personale militare britannico e francese è stato già inviato segretamente in Ucraina come parte di missioni altamente classificate per aiutare le forze ucraine a utilizzare i missili Storm Shadow britannici contro obiettivi russi. Dunque, gli uomini sul campo già ci sono, ma con il paravento della segretezza che ora si vorrebbe far cadere.

Così come hanno, a mio avviso, il compito di creare l'effetto rana bollita nell'opinione pubblica dichiarazioni come quelle del Ministro della Sanità tedesco Lauterbach secondo cui il servizio sanitario tedesco deve essere pronto alla guerra. Non parliamo poi di quella strana registrazione dei generali tedeschi che pianificano l'utilizzo dei missili da crociera Taurus su obbiettivi russi. Certo, è sempre possibile che generali di quel rango si facciano raggirare dai russi ma, lasciatemi dire, è altamente improbabile. Molto più probabile che siano stati i servizi tedeschi a far filtrare questa conversazione con il fine di abituare l'opinione pubblica tedesca all'inaccettabile, ovvero che il proprio paese è in guerra. Le operazioni di manipolazione dell'informazione sono assolutamente all'ordine del giorno in questa fase, ma se ben si guarda non è difficile cogliere il mood di fondo legato alla volontà di preparare l'opinione pubblica, magari anche al costo di sottoporsi a una finta “autoaccusa”.

Lascia ancora più inquieti in questo quadro l'enorme esercitazione “Steady Defender 2024" che durerà complessivamente circa quattro mesi con la partecipazione di 31 paesi che apporteranno alle manovre decine di navi, centinaia di aerei e droni e oltre 1.000 veicoli da combattimento corazzati. Un'enorme macchina da guerra che si posiziona vicino ai confini russi, bielorussi e ucraini e che in un attimo potrebbe oltrepassarli. Del resto, come dimenticare che la stessa Russia prima dell'entrata nel Donbass mascherò il movimento di mezzi, materiali e truppe dietro alle esercitazioni militari.

Altro elemento di preoccupazione è stata la richiesta di aiuto a Mosca da parte della Transnistria, regione secessionista della Moldavia dove peraltro staziona dagli anni '90, su mandato ONU, un contingente di pace russo. Il piccolo paese non riconosciuto accusa la Moldavia di aver posto in essere un blocco economico devastante e comprendente anche i medicinali. Immediatamente Mosca ha risposto alla richiesta di aiuto dei secessionisti dichiarando di aver posto la tutela dei circa 200mila cittadini russi viventi nel paese e di tutti i russofoni tra le priorità. Dal canto suo, la Moldova armata e fiancheggiata dalla Nato, ha già dichiarato ufficialmente che in caso di intervento russo entrerà in guerra. Una situazione che – come si può vedere – ricalca platealmente quella già vista in Donbass.  Non è da escludere che il prossimo innesco del conflitto tra Nato e Russia, che chiaramente si sta svolgendo a ondate, possa partire proprio da questo paese come peraltro avevo già ipotizzato l'anno scorso.

La verità vera è che non può esservi alcuna trattativa concreta di pace per il semplice fatto che le ragioni di fondo del conflitto, che sono di ordine economico, rimangono sul tappeto. Gli USA, così come la Francia e la Gran Bretagna hanno un debito estero impagabile e sono ormai in balia dei cosiddetti investitori internazionali. Nel caso americano e britannico la soluzione prospettata è quella di generare conflitti in Europa e Medio Oriente così da fiaccare la Russia e tenere al guinzaglio stretto la UE  che molto ha lucrato a livello economico dall'ordine post caduta del Muro di Berlino. Mentre la Francia fa un discorso diverso; grazie alla sua forza militare dotata di armi nucleari vorrebbe diventare il dominus europeo scalzando la Germania proprio perché  Parigi può offrire il tanto agognato ombrello nucleare agli indifesi paesi della UE.

Dunque non c'è alcuna prospettiva di trattativa di pace reale, perché le cause economiche e monetarie della crisi non sono neppure poste sul tavolo della discussione. Credete davvero che americani e inglesi si giocherebbero Londra, Manchester, New York e Chicago per Mariupol e Chisinau? E' chiaro che la questione è un'altra.

Rimane solo l'effetto ottico della mano di Washington che muove le pedine una volta in Ucraina, una volta a Gaza, una volta in Moldavia e poi in Yemen e poi ancora a Kiev. E ogni volta noi abbiamo l'impressione che un conflitto si stia raffreddando e che sia pronta la trattativa quando in realtà la mano che muove le pedine sta solo volgendo lo sguardo ad un altro quadrante dello stesso scacchiere. Il miraggio della pace è solo l'effetto ottico della guerra mondiale (fino ad ora) “a pezzi”.

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Giuseppe Masala

Giuseppe Masala

Giuseppe  Masala, nasce in Sardegna nel 25 Avanti Google, si laurea in economia e  si specializza in "finanza etica". Coltiva due passioni, il linguaggio  Python e la  Letteratura.  Ha pubblicato il romanzo (che nelle sue ambizioni dovrebbe  essere il primo di una trilogia), "Una semplice formalità" vincitore  della terza edizione del premio letterario "Città di Dolianova" e  pubblicato anche in Francia con il titolo "Une simple formalité" e un  racconto "Therachia, breve storia di una parola infame" pubblicato in  una raccolta da Historica Edizioni. Si dichiara cybermarxista ma come  Leonardo Sciascia crede che "Non c’è fuga, da Dio; non è possibile.  L’esodo da Dio è una marcia verso Dio”.

 

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