La mano degli Stati Uniti dietro il conflitto tra Armenia e Azerbaigian?

10872
La mano degli Stati Uniti dietro il conflitto tra Armenia e Azerbaigian?



di Fabrizio Verde

 

Sono tornate alle stelle e sfociate in scontri le tensioni tra Armenia e Azerbaigian nella regione occupata del Nagorno-Karabakh. 

 

Le tensioni sono aumentate in maniera esponenziale nel Caucaso meridionale tra Armenia e Azerbaigian domenica mattina, fino ad arrivare allo scontro armato in cui Yerevan afferma che le forze azere hanno bombardato la regione del Nagorno-Karabakh mentre Baku ha accusato le forze armene di bombardare posizioni militari e civili azere.

 

In un comunicato diffuso dal governo azero l’Armenia viene definita come il più grande ostacolo alla pace e alla stabilità nella regione. Baku afferma di avere il diritto di autodifesa per proteggere la sua gente e il suo territorio. 

 

Le relazioni tra le due nazioni ex sovietiche sono rimaste tese dal 1991, quando l'esercito armeno occupò l'Alto Karabakh, o Nagorno-Karabakh, un territorio dell'Azerbaigian riconosciuto a livello internazionale.

 

Quattro risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e due dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nonché molte organizzazioni internazionali, chiedono il ritiro delle forze di occupazione dell'Armenia.

 

Il Gruppo OSCE di Minsk, co-presieduto da Francia, Russia e Stati Uniti, è stato costituito nel 1992 per trovare una soluzione pacifica al conflitto, ma senza giungere ad alcun risultato.

 

Dalla Turchia, intanto, arriva un’accusa precisa nei confronti di Yerevan. Secondo quanto afferma il Vatan Partisi - partito patriottico e di ispirazione socialista - dietro l’Armenia vi sarebbero gli Stati Uniti che aizzano il governo armeno per creare destabilizzazione nella regione. 

 

In una dichiarazione riportata dal quotidiano Aydinlik il Vatan condanna quelle che vengono definite come «continue provocazioni». 

 

Il Vatan poi osserva che le «provocazioni» di Yerevan sono legate ai tentativi degli Stati Uniti di portare lo scompiglio nella regione. 

 

«Questo attacco dell'Armenia è una grande provocazione e una minaccia non solo contro l'Azerbaigian, ma contro la vita pacifica e amichevole dei paesi della regione». 

 

Nel comunicato del partito turco si legge che «il governo di Pashinyan in Armenia persegue politiche filo-americane e pro-UE, lontano dalla Russia» quindi «l'amministrazione armena aumenta la sua aggressività man mano che si avvicina all'Atlantico».

 

Per superare tensioni e divisioni, secondo la formazione politica turca, i paesi della regione come «Turchia, Russia, Azerbaigian, Iran, Iraq, Siria e Cipro Nord devono rafforzare la loro cooperazione strategica» in modo da contrastare le minacce portate dagli Stati Uniti.

 

Dalla Russia arriva un appello alla moderazione rivolto a entrambe le parti in conflitto. «Chiediamo alle parti di fermare immediatamente il fuoco e di avviare colloqui per stabilizzare la situazione», ha esortato il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov. 

 

Altri attori restano sullo sfondo. Il quotidiano turco Cumhuriyet osserva che Israele e Azerbaigian hanno stretti legami da molti anni. «George Deek, uno dei diplomatici più talentuosi di Israele, è il nuovo ambasciatore di Israele in Azerbaigian. Tel Aviv realizza anche scambi di difesa con Baku. L'Azerbaigian è un paese musulmano e uno dei più aperti a Israele, ma queste relazioni sono molto complesse. Israele non ha alcun interesse storico nei conflitti tra Armenia e Azerbaigian».

 

Negli ultimi tempi però Israele vede con preoccupazione il rafforzamento delle relazioni tra Azerbaigian e Turchia. Una situazione, che nella visione di Tel Aviv potrebbe danneggiare la posizione di Israele nella regione. 

 

L’Iran - segnala il più antico giornale turco - «è uno degli attori che segue da vicino la geografia del Caucaso. Da tempo gestisce un nuovo progetto ferroviario con l'Azerbaigian. L'obiettivo principale dell'Iran coincide anche con la Russia: stabilire relazioni più strette con Cina e Russia nel desiderio di creare un mondo multipolare». 

 

Inoltre in Iran nella regione dell’Azerbaigian persiano vive una molto popolosa comunità azera. Addirittura il numero di azeri che vive in Iran sarebbe di gran lunga superiore a quelli che vivono nella stessa Repubblica dell’Azerbaigian, che ha una popolazione di circa 10 milioni di persone. Ma non ci sono numeri precisi a tal proposito. Si stima che il numero di azeri in Iran oscilli tra i 15 e i 20 milioni di persone.

 

Insomma, possiamo affermare che i principali attori regionali quantomeno non auspichino un aumento delle tensioni foriero solo di caos e destabilizzazione. A chi gioverebbe?

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

La strategia del riccio di Trump di Giuseppe Masala La strategia del riccio di Trump

La strategia del riccio di Trump

Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita   Una finestra aperta Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita

Macao celebra 25 anni di sviluppo e crescita

Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo di Francesco Erspamer  Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo

Non è solo Facebook.. E' lo specchio del mondo che ci stanno imponendo

Siria. Israele, jihadisti e noi... di Paolo Desogus Siria. Israele, jihadisti e noi...

Siria. Israele, jihadisti e noi...

Venezuela, il calendario dei popoli e l'agenda di chi li opprime di Geraldina Colotti Venezuela, il calendario dei popoli e l'agenda di chi li opprime

Venezuela, il calendario dei popoli e l'agenda di chi li opprime

Israele, la nuova frontiera del terrorismo di Clara Statello Israele, la nuova frontiera del terrorismo

Israele, la nuova frontiera del terrorismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo di Leonardo Sinigaglia La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

La retorica "no border" e Salvini: due facce dello stesso imperialismo

Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio di Marinella Mondaini Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio

Transito di gas russo dall'Ucraina: l'UE ad un bivio

Professioni e privilegi di Giuseppe Giannini Professioni e privilegi

Professioni e privilegi

72 ore di bipensiero oltre Orwell di Antonio Di Siena 72 ore di bipensiero oltre Orwell

72 ore di bipensiero oltre Orwell

IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA di Gilberto Trombetta IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA

IL RITORNO DEL VILE AFFARISTA

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione di Michelangelo Severgnini La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La politica turca in Siria: traiettoria di collisione

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

Tempi duri per i poveri di Michele Blanco Tempi duri per i poveri

Tempi duri per i poveri

Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis di Giorgio Cremaschi Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis

Il ragionier Fracchia Urso e le "promesse" di Stellantis

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti