La modernizzazione nucleare della Cina

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La modernizzazione nucleare della Cina

Il 16 ottobre 1964 segna una data cruciale nella storia della Repubblica Popolare Cinese: l'ingresso nel club delle potenze nucleari. A 60 anni dal primo test nucleare cinese, il paese asiatico sta lavorando per modernizzare il proprio deterrente, adeguandolo alle nuove minacce strategiche globali.

Il primo test nucleare della Cina, avvenuto a Lop Nur, nella provincia dello Xinjiang, aveva una potenza di 22 kilotoni, simile ai primi test degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, come ricorda Sputnik. Sebbene la Cina avesse ricevuto assistenza dall'URSS nei suoi primi passi nucleari, la sua capacità di portare avanti un programma indipendente, anche dopo la frattura sino-sovietica degli anni '50, colse di sorpresa Washington. Infatti, la capacità cinese di sviluppare una bomba nucleare fu ampiamente sottovalutata dall'intelligence statunitense, che non previde nemmeno l'uso di uranio-235 anziché plutonio nel test del 1964.

Nonostante la capacità di costruire un arsenale nucleare imponente, la Cina scelse una strada diversa rispetto alle superpotenze statunitense e sovietica. Anziché ammassare decine di migliaia di testate, Pechino optò per un deterrente nucleare più ridotto, paragonabile a quello di Francia e Regno Unito. Ancora oggi, la Cina rimane una delle poche potenze nucleari ad adottare una politica di "no first use", impegnandosi a non usare armi nucleari a meno che non venga attaccata per prima con tali armi. Questo atteggiamento prudente riflette un approccio difensivo, pur mantenendo una deterrenza credibile.

La modernizzazione del deterrente nucleare

Negli ultimi anni, la Cina ha accelerato la modernizzazione delle sue forze nucleari, puntando a una triade nucleare che comprenda capacità di attacco da terra, mare e aria. Secondo l’analista militare russo Alexei Leonkov, citato da Sputnik, la Cina sta sostituendo i suoi vecchi sistemi missilistici con nuove piattaforme avanzate. Tra le aggiunte recenti al deterrente strategico figurano i missili Dongfeng-41, capaci di colpire bersagli a una distanza fino a 12.000 km con testate multiple (MIRV), garantendo una maggiore flessibilità nel secondo colpo e rafforzando la capacità di risposta cinese in caso di attacco.

La modernizzazione non si limita solo ai missili terrestri. In mare, la Cina sta sviluppando il nuovo sottomarino di classe Tang Type 096, che sarà dotato di missili Juylang-3 con una gittata di 11.000 km, in grado di trasportare fino a nove testate nucleari. Inoltre, la Cina sta introducendo un nuovo bombardiere strategico, il Xian H-20, che sostituirà gli attuali Xian H-6, utilizzati dalla Cina sin dal suo primo test nucleare.

Implicazioni geopolitiche: la risposta degli alleati degli Stati Uniti

La crescente capacità nucleare della Cina sta provocando preoccupazioni tra gli alleati degli Stati Uniti nell'Asia-Pacifico. Il recente test di un missile intercontinentale (ICBM) cinese ha messo in luce le debolezze nella condivisione delle informazioni all'interno dell'alleanza guidata da Washington. Come riportato dal South China Morning Post, mentre gli Stati Uniti erano stati informati del test, alleati chiave come il Giappone e Taiwan sono rimasti in gran parte all'oscuro, evidenziando la loro dipendenza strategica da Washington.

Il Giappone, in risposta, ha incrementato il proprio budget per la difesa, raggiungendo una cifra record di 7,95 trilioni di yen (circa 53,15 miliardi di dollari), una mossa che riflette il timore per la mancanza di un sistema indipendente di difesa missilistica. Taiwan, d'altro canto, ha faticato a tracciare il missile cinese una volta fuori dalla portata dei suoi radar, evidenziando i limiti della sua autonomia strategica. Questo scenario potrebbe spingere entrambi i paesi a sviluppare capacità di difesa indipendenti, rischiando di frammentare ulteriormente le alleanze regionali guidate dagli Stati Uniti.

Verso un ordine nucleare multipolare

La trasparenza della Cina nel comunicare il test del suo ICBM rappresenta un'importante svolta nella diplomazia nucleare globale. A differenza di altre potenze nucleari che spesso operano nel segreto più assoluto, la Cina ha scelto una strategia di maggiore apertura. Questo potrebbe suggerire un cambiamento verso un quadro di controllo degli armamenti più inclusivo, che tenga conto non solo delle tradizionali potenze nucleari come gli Stati Uniti e la Russia, ma anche di nuovi attori come la Cina e l'India.

Il modello cinese di potenza nucleare "minima ma efficace" potrebbe trovare consenso nel Sud Globale, dove molti paesi vedono in Pechino un contrappeso all'egemonia occidentale. L’approccio cinese, basato su un potere trasparente ma contenuto, potrebbe ispirare altri Stati a cercare una maggiore autonomia strategica rispetto alle norme di sicurezza imposte dall’Occidente.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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