“La pace attraverso la forza”. L’Occidente ha dichiarato una crociata

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“La pace attraverso la forza”. L’Occidente ha dichiarato una crociata

 

 

di David Narmanija - Ria Novosti

(traduzione a cura di Eliseo Bertolasi)

 

Da quasi una settimana i media russi cercano di approfondire i dettagli su quanti soldi, in particolare, riceverà Kiev in base al disegno di legge adottato dagli americani, quanto rimarrà negli Stati Uniti, quanti missili riceveranno le Forze Armate Ucraine e quanti ne hanno già ricevuti, quante delle nostre riserve può portarci via Washington, e quante Bruxelles, e quale potrà essere la nostra risposta. Nel frattempo, c’è la ferma sensazione che molti, all’inseguimento dei dettagli, non riescano a vedere la “foresta dagli alberi” (il fenomeno nella sua totalità ndr.).

Il fatto è che questa foresta si estende ben oltre l’assistenza militare all’Ucraina, a Israele o a Taiwan, oltre le risorse russe e, per quanto inaspettatamente possa sembrare, oltre l’Operazione Speciale Militare e il destino dell’Ucraina stessa. I progetti di legge esaminati sabato (20 apr. ndr.), uno dei quali porta la denominazione di “Pace attraverso la forza nel 21° secolo”[1], delineano la strategia complessiva di Washington nel turbolento periodo in cui è entrato il pianeta.

A giudicare dal contenuto, il documento, all’incirca, consiste come segue: esiste un certo asse del male, tra cui Russia, Cina, Iran e i cartelli messicani, che interferisce con il dominio americano, e può essere combattuto con qualsiasi mezzo disponibile. In altre parole, dove c’è la possibilità, appariranno fondamenti legali. Vogliamo portare via le riserve auree e valutarie – le portiamo via, vogliamo rimuovere TikTok - sarà fatto, vogliamo interferire nelle relazioni reciproche di paesi terzi - cosa ce lo può impedire? A scelta: condire abbondantemente tutto con la retorica sui diritti umani, la democrazia e altre delizie che la “città sulla collina” porta all’umanità - un pretesto che funziona come un orologio.

In generale, la frase stessa “Peace through strength”, in inglese, è spesso usata con o senza motivo. Ma a questo proposito, c’interessa il fatto che l’anno scorso anche Donald Trump l’abbia innalzata sui suoi vessilli e che le leggi corrispondenti siano state introdotte dai suoi sostenitori repubblicani. Ciò dimostra chiaramente che le decisioni prese dal Congresso erano consensuali. Tuttavia, se le somme che Washington è pronta a strappare dal suo cuore per prolungare la sofferenza degli ucraini in una guerra già persa in partenza possono cambiare, allora l’approccio principale a risolvere i problemi con la forza e non con le parole, rimarrà anche dopo il cambio di proprietario della Casa Bianca.

Certamente, entrando in conflitto con l’Occidente globale, in Ucraina, la Russia era perfettamente consapevole delle conseguenze di un simile passo. Questo confronto riguardava non solo e non tanto il destino dell’ex-repubblica sovietica, ma l’ordine mondiale globale. Una guerra su larga scala di tutti contro tutti è improbabile nelle condizioni attuali, a causa della presenza di armi nucleari. Tuttavia una serie di conflitti in cui si deciderà il destino del nuovo sistema di relazioni internazionali, progettato per sostituire quello post-Yalta, non solo è uno scenario reale, ma è già iniziato. Partendo dall’Ucraina, questa catena continua in Medio Oriente, in Africa e presto, molto probabilmente, continuerà nella regione dell’Asia-Pacifico.

 

Questi attuali progetti di legge ci convincono che in tutti questi confronti gli Stati Uniti contano sulla propria forza. Seppur finora non si sia trattato ovunque di tentativi militari, anche se decisamente rozzi, i tentativi per una soluzione diplomatica al problema globale dell’ingiustizia dell’“ordine mondiale basato sulle regole”, promosso dai neocon, sono fuori discussione.

Washington si affida a metodi collaudati da tempo. Ma il problema è che questi metodi, se prima non funzionavano al meglio, nella nuova epoca che inesorabilmente si avvicina funzioneranno addirittura peggio. Chi crederà ancora agli Stati Uniti, i quali aiutano attivamente Kiev a inscenare Bucha, ma già questa settimana con ostentazione ignorano le fosse comuni di donne e bambini palestinesi con le mani legate, lasciate dietro dai militari di TSAHAL? Dopo le rivoluzioni colorate e la Primavera Araba, chi aderirà al “Mahsa Amini Act”[2]? Chi manterrà la fiducia nel dollaro quando qualsiasi somma di denaro depositata negli Stati Uniti e in Europa potrà essere portata via con un tratto di penna? Su cosa poggerà il potere economico americano in tal caso?

L’élite dominante americana è rimasta sorda ai primi appelli di questa nuova epoca, non solo non è riuscita ad adattarsi a essa, ma ha persino abbandonato i propri principi, un tempo incrollabili, insidiando la vacca sacra del capitalismo: il diritto di proprietà.

Infine, quale dei reali oppositori di Washington sarà intimidito dai suoi formidabili gruppi di portaerei – del valore di decine di miliardi di dollari – dopo l’avvento delle armi ipersoniche? Sì, finora solo la Russia ha effettivamente dimostrato la capacità di utilizzare tali modelli senza ostacoli da parte dei famosi “Patriot” (missile terra-aria statunitense ndr.). Ma la comparsa di suoi analoghi tra gli altri oppositori dell’America è solo questione di tempo e di volontà politica, e più sarà il secondo caso, meno sarà necessario il primo.

Gli Stati Uniti non sono pronti a rinunciare al proprio ruolo di egemonia. Ciò significa che ci aspetta un lungo confronto, dal quale non sarà possibile sottrarsi da nessuna parte: le scosse di assestamento, in un modo o nell’altro, colpiranno ogni angolo del globo. Il mondo nuovo andrà a chi se lo prenderà. Pertanto può darsi che stiamo assistendo agli ultimi momenti di cinquecento anni di dominio occidentale.

 

Note a cura del redattore

[1] Il presidente della commissione per gli affari esteri della Camera USA, Michael McCaul, ha presentato una legislazione che fungerà da quarto pilastro del pacchetto supplementare repubblicano sulla sicurezza nazionale della Camera, il “21st Century Peace through Strength Act”. https://foreignaffairs.house.gov/press-release/mccaul-releases-21st-century-peace-through-strength-act/

[2] Il Mahsa Amini Human Rights and Security Accountability Act ( MAHSA Act ) è un disegno di legge presentato per la prima volta al 117° Congresso USA sulla scia delle proteste per la libertà della vita femminile in Iran. La sua intenzione è imporre sanzioni ai leader della Repubblica islamica dell’Iran. https://www.congress.gov/bill/117th-congress/house-bill/9203

 

Fonte: RIA NOVOSTI https://ria.ru/20240426/zapad-1942368898.html

Traduzione di Eliseo Bertolasi

 

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