La proposta egiziana a Trump e il futuro di Gaza
Un piano alternativo a quello del presidente statunitense Donald Trump, basato sull’appropriazione della Striscia di Gaza espellendone la popolazione, è stato elaborato dall’Egitto, secondo quando riferito dal media Al-Araby al-Jadeed.
Nell’articolo si precisa che il piano sarà presentato a Trump dopo essere stato discusso e approvato nei due prossimi vertici a Riad e al Cairo.
Secondo le fonti del media arabo “ci sono differenze tra le influenti potenze arabe riguardo ai principi generali … di questo piano”.
Ci sarebbero due fasi in questo piano. La prima prevede la ricostruzione dell’enclave senza lo spostamento dei palestinesi dalla loro terra, la seconda è basata sulla limitazione del flusso di armi in tutta Gaza.
Un diplomatico egiziano ha spiegato che la prima fase "si estende su 10 anni e comprende operazioni di ricostruzione su larga scala, comprese infrastrutture e alloggi, oltre a misure preliminari per una soluzione globale alla questione palestinese".
Inoltre, è prevista la “ridistribuzione” della popolazione per ridurre la densità e fornire “spazi sicuri nelle aree vicine agli insediamenti dell’area di Gaza”.
Le armi della resistenza saranno gestite in modo tale che vengano prese disposizioni per imporre "restrizioni e controlli" sui depositi di armi senza un disarmo completo, tenendo conto delle preoccupazioni e delle richieste dei finanziatori e dei donatori, ma anche del rifiuto delle fazioni armate di rinunciare agli armamenti finché non sarà formato uno Stato palestinese.
Secondo il piano, verrebbero stabiliti luoghi specifici per lo stoccaggio delle armi sotto la supervisione congiunta delle forze egiziane ed europee. Verrebbe inoltre formato un comitato arabo per supervisionare le violazioni e risolvere le controversie.
"Una società di sicurezza americana continuerà a operare nella striscia, ma i suoi compiti saranno limitati a tre sedi principali nei punti di contatto tra Gaza e gli insediamenti. Il suo ruolo sarà limitato a garantire che le aree da ricostruire siano libere da tunnel o da qualsiasi infrastruttura militare", si legge nell’articolo.
La seconda fase dell'accordo stabilirebbe un lasso di tempo per l'attuazione di una soluzione a due Stati.
Una delle fonti ha rivelato che uno stato del Golfo ha tenuto dei colloqui con funzionari statunitensi e israeliani e ha criticato il piano egiziano, in particolare il suo rifiuto di incoraggiare l'emigrazione dei palestinesi da Gaza.
"Il Cairo sta seguendo una politica duale nei suoi rapporti con Hamas, poiché mantiene la presenza di fazioni della resistenza a Gaza in un modo che serve gli interessi egiziani, il che le mantiene un fattore di pressione su Israele e limita le opportunità di investimento nella regione", ha precisato la fonte.
Questo piano pur essendo pronto per essere presentato, incontrerebbe ostacoli dovuti alle obiezioni di Israele e alla sua insistenza nel supervisionare il processo di ricostruzione.
L'Egitto spera di ottenere abbastanza sostegno arabo da convincere gli Stati Uniti a fare pressione su Israele affinché accetti la proposta.
Questo mese si terrà nella capitale saudita un vertice per discutere della situazione di Gaza nel dopoguerra e del piano egiziano.