La ricetta della Cina per un’AI globale aperta e inclusiva

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La ricetta della Cina per un’AI globale aperta e inclusiva

 


di Fabio Massimo Parenti* - CGTN 

Aperto, inclusivo, cooperativo. Sono queste le tre caratteristiche principali dell’approccio adottato dalla Cina per sviluppare l’intelligenza artificiale (AI) e la sua governance a livello globale. L’esempio più concreto e recente di questo modus operandi coincide con l’avvento di DeepSeek e del suo modello open source. Un modello che ha dimostrato come i progressi del settore cinese dell’AI non abbiano originato una semplice copia del monopolio occidentale basato sul codice di sorgente chiuso, bensì un nuovo percorso plasmato sui pilastri dell’innovazione indipendente e della collaborazione aperta. Il team di DeepSeek è tra l’altro presente alla Global Developer Conference del 2025, inaugurata oggi fino al 23 febbraio a Shanghai, un evento che riunisce circa 100 comunità di sviluppatori da tutto il mondo e organizzato dalla Shanghai AI Industry Association (SAIA). La conferenza si concentra sulle tecnologie all’avanguardia, tra cui modelli di grandi dimensioni, potenza di calcolo e piattaforme software. Le comunità di sviluppatori partecipanti rappresentano diversi campi come sviluppo hardware, cloud computing, big data, Internet of Things, AI, robotica, blockchain e metaverso.

Per tenere il passo con i rapidi progressi tecnologici, la conferenza passerà da un evento annuale a due volte all’anno a partire da quest’anno. Anche perché la Cina, come detto, intende condividere il proprio know-how tecnologico con chiunque voglia cooperare per la creazione di una comunità umana dal futuro condiviso. Da questo punto di vista l’AI è un tema chiave in grado, per esempio, di promuovere lo sviluppo di nazioni e popoli, salvaguardare la sicurezza, promuovere la diversità culturale e gestire disastri naturali. Il governo cinese, basandosi sull’apertura verso l’esterno e sul consolidamento di rapporti win-win, intende costruire un sistema di innovazione dell’AI aperto e collaborativo. La Repubblica Popolare Cinese, infatti, è in prima fila nel proporre regole di governance in materia a livello globale e partecipa alla formulazione del Quadro etico per l’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite. Possiamo citare numerosi esempi che evidenzino la condivisione globale favorita dal governo cinese. Nell’ambito della Belt and Road Initiative, la Cina e i membri dell’Asean hanno già collaborato e intendono istituire un centro di cooperazione Cina-Asean sull’intelligenza artificiale che ospiterà progetti di AI e che guiderà iniziative di trasformazione digitale. E ancora: la società cinese Tencent Cloud ha lanciato la sua prima Middle East Cloud Region in Arabia Saudita, dotata di due zone di disponibilità con ridondanza completa, servizi cloud avanzati e funzionalità di intelligenza artificiale.

Tutto questo è favorito anche dal modus operandi utilizzato dai player tecnologici cinesi. Le aziende come Huawei, Baidu e Ali aprono attivamente i framework AI, come MindSpore e PaddlePaddle, per promuovere l’ecosistema globale degli sviluppatori. Non solo: le tecnologie AI della Cina stanno sbarcando nei Paesi in via di sviluppo e nel Global South. Prendiamo l’Africa: qui, grazie al contributo offerto dal governo cinese, si sono moltiplicate le Smart Cities, ovvero le città intelligenti che integrano la tecnologia nella pianificazione urbana, nello sviluppo delle infrastrutture e nel sistema di governance per migliorare l’efficienza, la sostenibilità e la qualità della vita dei cittadini. Bisogna poi considerare un altro enorme punto di forza del modello di cooperazione proposto dalla Cina: la ricerca collaborativa tra scienziati cinesi e stranieri in settori chiave che consente di far progredire comparti – come quello della salute - fondamentali per il miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità.

Il caso di DeepSeek è dunque soltanto la punta di un iceberg enorme che racchiude il contributo che la Cina può offrire all’intera comunità internazionale su una vasta gamma di tematiche hi-tech, intelligenza artificiale in primis. Ricordiamo, tra l’altro, che la nazione cinese ricopre un ruolo chiave nella catena di fornitura globale dell’AI (a partire dalla lavorazione ed esportazione di terre rare). La Global Developer Conference renderà ancora più evidente tutto questo. Con l’intenzione di concretizzare le applicazioni dell’AI in vari scenari e di promuoverne la commercializzazione, la conferenza di quest’anno prevede una cerimonia di apertura, un incontro di scambio per giovani sviluppatori, forum aziendali e attività per i presenti. Il governo cinese, intanto, continua a sbandierare l’apertura, l’inclusività e i benefici condivisi per aiutare a colmare i divari digitali globali. Secondo l’Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, dal 2014 al 2023, la Cina ha depositato oltre 38.000 domande di brevetto per l’intelligenza artificiale generativa, classificandosi al primo posto a livello mondiale. Finora il Paese ospita oltre 4.500 aziende, con una portata delle sue principali industrie di AI che si avvicina ai 600 miliardi di yuan (83,68 miliardi di dollari).

*L'autore Fabio Massimo Parenti è professore associato di studi internazionali e Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia

Fabio Massimo  Parenti

Fabio Massimo Parenti

L'autore Fabio Massimo Parenti è professore associato di studi internazionali, Ph.D. in Geopolitica e Geoeconomia e membro di Earth Charter International China.
Le sue ultime pubblicazioni sono: La via cinese. Sfida per un futuro condiviso, Meltemi, 2023; Chinese Way: Overcoming Challenges for a Shared Future (English Edition), 2024

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