La Russia chiede la neutralità dell'Ucraina. L'UE vota per la guerra

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La Russia chiede la neutralità dell'Ucraina. L'UE vota per la guerra

Un altro giro di colloqui tra le delegazioni russa e ucraina è previsto per domani 2 marzo, secondo quanto riferisce il media ucraino Zerkalo Nedeli. 

Un altro organo d'informazione ucraino, Glavkom, citando fonti della delegazione di Kiev, ha rivelato i termini avanzati dalle parti durante il primo incontro. La Russia ha chiesto all’Ucraina di impegnarsi a mettere su carta il suo status di paese neutrale fuori dalla NATO, con un passaggio a livello parlamentare e di organizzare un referendum su questo argomento. 

Secondo quanto chiede Mosca l’Ucraina dovrebbe diventare un paese neutrale sul modello finlandese.

Oltre a questo, la parte russa ha chiesto all'Ucraina di riconoscere le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk nei confini amministrativi delle regioni corrispondenti, la fine del massacro delle popolazioni di Lugansk e Donestk da parte dell'esercito ucraino; il riconoscimento del Referendum per l'autodeterminazione della Crimea, in cui il 95% degli aventi diritto hanno votato per l'indipendenza.

Mosca avrebbe inoltre chiesto di mettere al bando le organizzazioni naziste e di perseguire penalmente i crimini da questi commessi (come la Strage di Odessa).

Infine il riconoscimento del russo (parlato come lingua madre da un terzo della popolazione a Kiev, nelle zone meridionali dal 70% della popolazione) come seconda lingua ufficiale dell'Ucraina. 

L'Ucraina invece, secondo Glavkom, ha chiesto solamente un cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe dal suo territorio. 

Le delegazioni hanno fatto ritorno nei rispettivi paesi in vista del nuovo round di colloqui, che come abbiamo visto dovrebbero tenersi domani. Lo stesso presidente ucraino Zelensky pur affermando che  i colloqui non hanno portato i risultati sperati, ma che tuttavia l’Ucraina ha tratto alcuni segnali. 

Quindi c’è spazio ancora per la diplomazia, come tra l’altro sottolinea con insistenza Mosca sin da prima che partisse l’operazione speciale per la smilitarizzazione e la denazificazione di Kiev. 

Emerge qui con drammatica forza il ruolo nefasto dell’Unione Europea. Il blocco ha deciso di soffiare sul fuoco armando fino ai denti Kiev, lavorando così al sabotaggio dei colloqui di pace. Evidentemente Bruxelles non cerca la pace, ma vuole sfruttare l’operazione avviata da Mosca per arrivare a una frattura definitiva con la Russia. Nonostante NATO e Stati Uniti, dopo aver alzato la tensione alle stelle, messo la Russia spalle al muro, e spinto Putin a dare il via all’operazione militare.

Lo spazio per la negoziazione c’è, invece il blocco europeo, si conferma composto da falchi guerrafondai. Invocano la pace, ma in realtà lavorano per la guerra. Non hanno per niente a cuore le sorti della popolazione, altrimenti lavorerebbero per dirimere la questione a livello diplomatico. Invece le azioni di Bruxelles spingono verso una guerra generalizzata contro la Russia. 

A confermarlo è una nota dell’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov. Il diplomatico di Mosca afferma che "I cittadini e le strutture della Ue coinvolti nella fornitura di armi letali alle Forze Armate Ucraine saranno ritenuti responsabili di qualsiasi conseguenza di tali azioni nel contesto dell'operazione militare speciale in corso. Non possono non capire il grado di pericolo delle conseguenze”.

"L'Ue si e' definitivamente schierata con il regime di Kiev, che ha scatenato una politica di genocidio contro parte della sua stessa popolazione", aggiunge poi Razov arrivando al nocciolo della questione.

Le proposte russe sono chiare e una base di un negoziato diplomatico possibile. Chiaramente non può essere il regime fantoccio di Kiev a poter garantire la "neutralità" ma chi dal 2014 ha in mano veramente le sorti di Kiev (Usa, Nato e Ue). L'Europa smetta di giocare con una guerra dai risvolti apocalittici per il nostro continente e sieda al tavolo dei negoziati.

 

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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