LA TRAGEDIA DELLA SIRIA E LA PROSPETTIVA DEL GRANDE CAOS CREATIVO

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LA TRAGEDIA DELLA SIRIA E LA PROSPETTIVA DEL GRANDE CAOS CREATIVO

 

di Vincenzo Brandi
 
La caduta repentina del governo siriano di Assad è stata oggetto di interpretazioni controverse (sia da parte dei soliti giornalisti di regime, ma anche da parte di qualche militante “antimperialista” dalle idee poco chiare). Al di là di qualche errore che il governo di Assad ha potuto compiere (come quello- si dice -di ignorare i consigli di Russia e Iran e di fidarsi delle monarchie arabe), la ragione principale del crollo è chiarissima, e solo chi non la vuol vedere non la vede.
 
La Siria fino al 2011 era un paese laico, tendente al socialismo, autosufficiente sia da un punto di vista energetico che alimentare (erano famosi i silos pieni di grano come scorta e prevenzione per annate difficili). L’istruzione era diffusa, e gratuita fino all’università.Vi era un sistema sanitario efficiente e le donne godevano di pieni diritti. Politicamente la Siria era un bastione antimperialista ed antisionista. Il governo siriano si era sempre rifiutato di riconoscere Israele (a differenza di Giordania ed Egitto) ed aveva mantenuto un atteggiamento tipico del nazionalismo antimperialista arabo. Di conseguenza l’Occidente collettivo, gli USA, la NATO, la UE, le monarchie arabe reazionarie e i movimenti jihadisti si erano posti sempre l’obiettivo di abbattere il governo siriano. Un primo tentativo fu fatto nel 1982 con una sanguinosa rivolta armata dei Fratelli Musulmani che poi furono fatti passare per vittime dopo la sconfitta dei rivoltosi.
 
Nel 2011vi fu l’esplodere delle cosiddette Primavere Arabe, un avvenimento solo in parte spontaneo, su cui molte anime belle e anche molti movimenti di “sinistra” hanno capito molto poco. In realtà le “Primavere”, che vedevano scendere in piazza sia elementi “democratici” filo-occidentali sia settori religiosi fondamentalisti, erano manovrate allo scopo di “ridisegnare il Medio Oriente e il Nord-Africa” e mettere in difficoltà ed eventualmente abbattere una serie di governi non allineati come quelli di Assad e Gheddafi, o altri governi considerati comunque poco funzionali agli interessi occidentali.
 
Così in Siria le prime manifestazioni pacifiche si trasformarono velocemente in azioni armate con armi apparse improvvisamente a profusione, e gruppi armati ben addestrati e organizzati. Comparvero poi potenti gruppi terroristi come l’ISIS, le formazioni dei Fratelli Musulmani, e Al Qaida diventato prima al Nusra e poi l’attuale HTS guidato dal “liberatore” Jolani, Per capire chi ci stava dietro basta guardare le foto dell’inviato USA, il senatore Mc Cain che si intrattiene amabilmente con i capi dell’ISIS. Tutti questi gruppi sono stati sconfitti dopo una guerra feroce, ma intanto i silos erano stati depredati e le fabbriche smantellate per rivendere tutto all’estero. Nel frattempo truppe USA avevano occupato tutta la Siria orientale – ricca di grano e petrolio – con i loro alleati Curdi. Altre truppe USA avevano occupato l’area di Al Tanf al confine della Giordania. Truppe turche avevano invaso il Nord e le formazioni jihadiste si erano ritirate nella provincia di Idlib sotto la protezione turca.
 
La Siria era uscita fuori da questa tragedia distrutta, impoverita, a pezzi, e con il PIL crollato a valori minimi. Ed ecco ora la vera causa del crollo finale: per riprendersi il paese avrebbe avuto bisogno di risorse per i generi di prima necessità, per la ricostruzione, e addirittura per pagare l’esercito. Invece la Siria è stata sottoposta a feroci sanzioni occidentali anche sui generi di prima necessità, per cui i prezzi del cibo erano saliti di 10/20 volte. Si sarebbe potuto ottenere valuta dalla vendita del petrolio, ma USA e Curdi, che occupavano tutti i pozzi, se lo erano rivenduto alla Turchia (e da questa ad Israele) per un valore calcolato in 130 miliardi di dollari. Con questa cifra forse si sarebbe potuto tenere in piedi un governo. Senza di questo il crollo era inevitabile.
 
Che succede ora?
 
La posizione dei vincitori, i jihadisti salafiti, ora spacciati come “liberatori” in Occidente, nonostante che risultino ancora nella lista ufficiale del terrorismo, non è facile. Le truppe USA e turche continuano a occupare zone del paese. Israele ha occupato vaste zone del Sud senza che i nuovi padroni di Damasco abbiano accennato ad alcuna reazione (anzi dicono di voler avere buoni rapporti con Israele). USA e Curdi si preparano a creare un’entità indipendente curda nell’Est sotto protettorato USA, come già successo in Iraq. Gli istigatori dei terroristi si defileranno dopo averli utilizzati (tranne forse la Turchia che ha bisogno di loro per combattere i Curdi). La prospettiva più probabile è quella del caos. D’altra parte l’imperialismo USA-NATO-UE ormai non tende più a conquistare i paesi scomodi, ma piuttosto a farli a pezzi e ingenerare il caos, come già in Libia ed Iraq. Nella mente malata di questi folli dal caos potrebbe essere creato un nuovo riassetto di vaste regioni del mondo secondo i loro voleri. Non è questa la teoria del “Caos creativo”
 
Roma, 15 dicembre 2024, Vincenzo Brandi

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