La violenza imperialista di Israele e come è cambiata la resistenza palestinese

La violenza imperialista di Israele e come è cambiata la resistenza palestinese

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“La realtà ci dice che Israele si sta logorando, che è in atto un costante processo di deterioramento della connessione sociale, che lentamente ma inesorabilmente l'entità sionista occupante si sta disgregando. Hanno trovato sulla loro strada un popolo che è Resistente da sempre, da ancor prima della Nakba del 1948, da fine '800 con le occupazioni inglesi e francesi, dalle quali è derivata la mentalità coloniale dei sionisti”

 

di Massimiliano Calvo* 

 

Il 7 ottobre 2023 la Resistenza Palestinese, per la prima volta dalla Nakba del 1948, quando i 2/3 del popolo palestinese fu cacciato e deportato dalla sua terra, ha attaccato l'entità sionista occupante il territorio palestinese. Mai prima di allora i guerriglieri avevano agito se non in risposta ad azioni di uccisioni e repressioni del popolo effettuate dall'esercito occupante.

La Lotta di Liberazione della Palestina prende forme finora sconosciute.

Si tratta di una novità assoluta che ha colto di sorpresa i soldati sionisti ed ha evidenziato alcuni fattori che smascherano la falsità dell'idea di invincibilità dell'esercito sionista, che evidenziano la sua vulnerabilità, che mostrano al mondo la codardia dei suoi soldati e che fotografano nitidamente la similitudine tra esercito sionista e nazisti ucraini quando, in risposta alle azioni di guerriglia della Resistenza Palestinese, assassina e massacra in maniera indiscriminata la popolazione civile, a Gaza come in Cisgiordania, nella totale e complice indifferenza dei governi degli stati dell'Occidente.

Nel mondo unipolare, nel mondo imperialista guidato da USA e Nato, dei quali siamo ostaggi dal dopoguerra, la rete dei media del mainstream ripete, in una litania paradossale rispetto alla realtà dei fatti, le medesime falsità che dal febbraio 2022 ha profuso a reti e giornali unificati nella narrazione delle vicende del Donbass e dell'Operazione Speciale Militare della Russia messa in atto per demilitarizzare lo stato ucraino quale minaccia per la sicurezza nazionale russa, per denazificare l'esercito ucraino impegnato dal 2014 in un tentativo di genocidio nei confronti delle popolazioni russofone delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk che in 8 anni causò oltre 14.000 morti e 44.000 mutilati permanenti, e per rendere il territorio ucraino uno Stato neutrale, escludendo la presenza di basi, uomini e armi Nato, capace di garantire la stabilità della pace nell'area.



La narrazione riservata ai fatti che riguardano il popolo palestinese ricalca l'impostazione sperimentata in Ucraina. Esiste un buono (Israele) ed un cattivo che identificano in Hamas, come se nella loro visione l'esercito sionista stesse combattendo un esercito organizzato, fatto di bruti e tagliagole assetati di sangue, mentre nella realtà sta bombardando e trucidando la popolazione palestinese di Gaza con le armi e le bombe messe a disposizione in grande quantità dalla Nato e dall'imperialismo.

In base a fonti aggiornate delle Nazioni Unite siamo ad oltre 20.000 morti accertati, dei quali più di un terzo sono bambini e minorenni uccisi nelle loro case, nei loro rifugi, nei loro ospedali, nelle loro scuole, nelle loro moschee, chiese e luoghi di culto che siano, mentre i feriti ufficiali sono 36.350.

Fonti della mezzaluna rossa parlano di almeno altri 7.000 morti sepolti, di cui oltre 4.700 bambini, sotto le macerie della Striscia di Gaza per definiti dispersi, in un conteggio proseguito durante il cessate il fuoco stabilito tra le parti, Resistenza Palestinese ed esercito sionista.

Tutte vittime civili palestinesi

Anche le missioni dell'ONU non sono risparmiate dai bombardamenti a raso delle armi occidentali in mano ad Israele. Sono morti più di 100 addetti del personale UNRWA operante a Gaza e Cisgiordania.

I bambini palestinesi.

I bambini palestinesi saranno il simbolo di questa nuova fase della Lotta di Liberazione della Palestina. I genitori che piangono la morte dei loro piccoli per mano degli assassini sionisti, con grande dignità ed orgoglio, ci parlano dei loro figli caduti come EROI della Palestina, ed ogni famiglia continuerà a lottare fino all'ultimo componente per la loro memoria, per loro che hanno perso la vita per la Liberazione della Palestina.

I media mainstream occidentali ci parlano di diritto all'autodifesa di Israele. Ma come? Rigirano la frittata a loro comodo in base alle geometrie variabili della geopolitica? Ciò che valeva in Ucraina vale per la Palestina ma solo se è esattamente capovolto il ragionamento? Ma quali sforzi di immaginazione dobbiamo esercitare per comprendere quale sia il diritto internazionale per l'imperialismo a guida USA?

La Palestina ha il diritto all'autodifesa e a tutte le azioni necessarie per liberare i propri territori dall'occupazione sionista.

Ecco, il fatto è che dobbiamo smettere di ragionare partendo dal punto di vista dell'Occidente.

I Paesi che stanno costruendo il percorso per la visione di un Mondo Multipolare e di una Comunità Internazionale dal Futuro Condiviso,

che viva lo sviluppo delle relazioni in Armonia, basato su Regole Certe e Condivise per la Sicurezza Globale, senza la presenza di uno sceriffo che la determini in base alla propria legge (variabile in base alla propria convenienza),nel rispetto assoluto della sovranità ed inviolabilità dell'ambito decisionale sulle questioni interne, con la volontà di valorizzare la specificità della cultura di ogni Paese, in un continuo scambio che ne arricchisca le conoscenze e le prospettive, queste Nazioni rappresentano i ¾ della popolazione mondiale e procedono di comune accordo al fine di emanciparsi dal controllo, se non dallo sfruttamento, da parte del “miliardo d'oro” che perde sempre più carati e rispetto, dei quali, come italiani, siamo servi sciocchi.

La tregua è un segnale molto importante di quanto sta accadendo in Palestina. In Occidente la “vendono” come fosse solo una questione umanitaria, con un cessate il fuoco praticamente “confezionato” dai sionisti per ragioni umanitarie, cibo medicine acqua, l'indispensabile per la sopravvivenza della popolazione civile, quasi che 15 mila anziani donne e bambini morti fossero un effetto collaterale della battaglia tra eserciti.

In realtà, come evidenziato da fonti della Resistenza, la tregua pattuita ha una finalità ben precisa: l'esercito occupante è in grave difficoltà.

La battaglia tra sionisti e Resistenza si è spostata sul terreno più congeniale per i guerriglieri. È stata preparata a Gaza una rete di collegamenti occulti che sta mettendo in enorme difficoltà l'esercito “più preparato” del mondo.

Le cifre delle perdite dei soldati sionisti si distanziano totalmente da quelle comunicate da parte del loro ministero della “guerra” che racconta di 392 morti dall'inizio del “conflitto”. Fonti della Resistenza indicano in quasi 4 mila i morti tra gli occupanti, ed una totale incapacità a rispondere agli attacchi veloci e decisi dei guerriglieri che hanno determinato la perdita di oltre un centinaio di blindati e carri armati.

La parola “conflitto” è virgolettata, il popolo palestinese non accetta quel termine quando si parla della vicenda di Gaza. Un conflitto avviene tra 2 eserciti, qui l'esercito è uno solo che combatte contro la Resistenza Palestinese che è formata da giovani e giovanissimi che provengono da tutte le realtà della società palestinese.

Troviamo, fianco a fianco a combattere, persone del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (marxisti), con i laici, con militanti appartenenti ad Hamas, di fede islamica.

L'Islam è parte pregnante della società palestinese, così come lo è per la maggior parte delle società arabe, ma qui non si sta combattendo una “guerra santa”.

In Palestina, il popolo palestinese sta lottando per la Liberazione della Palestina dall'entità sionista occupante.

Non si può scindere la Resistenza Palestinese e farla passare come una congrega di assassini e tagliagole.

Negli stessi termini i palestinesi rifiutano il termine “terrorista” affiancato ai combattenti della Resistenza.

L'Isis in Palestina non esiste.

L'Isis esiste in Siria, è una creazione del mostro imperialista che la sta usando nel tentativo (fallito grazie al pronto intervento della Russia) di rovesciamento del governo laico, di impronta socialista, del Presidente Bashar al-Assad.

Questa pagina della lotta di Liberazione della Palestina sta facendo emergere il nulla su cui si basano alcune affermazioni che descrivono Israele quale “l'unica democrazia del Medio-Oriente”, il Sionismo come una filosofia progressista, i Coloni che occupano il territorio palestinese come eletti del popolo di dio impegnati a far fiorire il deserto. L'economia dello stato ebraico fiorente in tutti i settori, con quello scientifico ai massimi livelli mondiali...

La realtà ci trasmette invece un paese da sempre protetto dall'Occidente, completamente dipendente sotto l'aspetto militare, salvaguardato nelle sedi giuridiche internazionali grazie al veto sistematico degli USA che permettono qualsiasi atrocità dei sionisti sulla popolazione palestinese in barba a tutte le leggi e le regole determinate dalla carta dell'Onu per i diritti umani, e controllato economicamente dalle lobby e dalle corporations statunitensi che ne determinano qualsiasi scelta.

Mese su mese, gli investimenti che ne sostengono l'economia stanno crollando, da un miliardo di dollari sono diventati 234 milioni, la disoccupazione supera il 9%, con il paradosso che i riservisti richiamati ad ottobre costretti a rientrare nelle fabbriche per evitare il blocco della produzione perché tanti israeliani hanno abbandonato il paese. Gli stessi palestinesi residenti, che erano sotto il blocco della possibilità di movimento, iniziano a rientrare nei luoghi di lavoro con un allentamento delle restrizioni per forza di causa maggiore...

L'esercito “più preparato ed efficiente al mondo”, il 7 ottobre ha subito l'attacco di circa 1500 combattenti che sono riusciti a valicare “l'inviolabile” recinzione che chiude Gaza in una gabbia, ad attaccare posti di polizia ed esercito dislocati nei territori palestinesi occupati illegalmente.

Ci sono volute oltre 6 ore per fare in modo che riuscissero a reagire, ad organizzarsi, nonostante la Divisione Gaza dell'esercito sionista, responsabile per il sud della Palestina, armi un contingente fisso di oltre 50 mila uomini addestrati...un esercito di cartone, di uomini codardi incapaci di sostenere il confronto diretto con combattenti motivati da oltre 100 anni di occupazione, da continui arresti immotivati, da confische di beni personali e pubblici, dal furto del territorio dei coloni che continua a crescere, dai morti che ogni famiglia palestinese piange per l'occupazione sionista.

La realtà ci dice che Israele si sta logorando, che è in atto un costante processo di deterioramento della connessione sociale, che lentamente ma inesorabilmente l'entità sionista occupante si sta disgregando. Hanno trovato sulla loro strada un popolo che è Resistente da sempre, da ancor prima della Nakba del 1948, da fine '800 con le occupazioni inglesi e francesi, dalle quali è derivata la mentalità coloniale dei sionisti.

I palestinesi non ripeteranno l'esodo forzato del 1948. La quarta generazione di Palestinesi nata dopo la Nakba sarà, per volontà del popolo palestinese, l'ultima a vivere nelle galere a cielo aperto di Gaza o della Cisgiordania. Unico obiettivo è vincere il nemico sionista, o morire in un giorno e smettere di farlo lentamente in una gabbia.

La forza di questa fase della Lotta per la Liberazione della Palestina è che il popolo palestinese ha già vinto. Ha già vinto perché per la prima volta in tutto il mondo in tutte le capitali del Mondo Multipolare, in tutte le capitali dell'Imperialismo, ci sono cortei che mai come oggi sono imponenti, partecipati e consapevoli, a favore della Resistenza, nonostante il bavaglio della censura dei media del mainstream imperialista.

Anche a livello di embargo, boicottaggio e blocco dei traffici commerciali con Israele, la Resistenza sta ottenendo un grande successo: dal Canale di Suez non passano più navi con merci destinate in Israele. Tutti i Paesi che circondano l'entità sionista stanno sentendo in modo imponente la pressione dei loro popoli, delle loro opinioni pubbliche per arrivare al totale isolamento economico e commerciale.

La lotta di Liberazione si sta estendendo inoltre in modo sempre più ampio a tutta la Cisgiordania, da Jenin e Nablus è iniziata la Resistenza che si sta sviluppando a Ramallah ed in tutte le città fino al confine giordano. Il popolo palestinese denuncia l'Autorità Nazionale Palestinese (ANP) di collaborazionismo con Israele. ANP e Abbas sono minoranza nel popolo Palestinese, non hanno più nessun potere di persuasione e controllo, se non tramite mezzi violenti ad opera del loro braccio armato che è la polizia dell'ANP. A Jenin i primi giorni di ribellione della popolazione sono stati sedati dalla polizia di ANP stessa, che non si è fatta scrupoli ad uccidere. Ora le cose stanno cambiando perché i poliziotti stessi si rifiutano di eseguire gli ordini, in quanto ne potrebbero andare di mezzo le loro famiglie in una sorta di scontro “fratricida” dai contorni imprevedibili.

Nella Striscia di Gaza oltre un milione e mezzo di persone è stato obbligato a spostarsi a sud di Gaza, verso il Sinai ed il confine egiziano chiuso dalle stesse autorità egiziane.

Fino a qualche anno fa, non più di 5, in un patto col diavolo, Giordania, Egitto e Arabia Saudita si erano prestati a fiancheggiare il progetto imperialista di evacuazione del popolo palestinese dai territori palestinesi determinati dagli scellerati Patti di Oslo del 1993 e del 1995, sottoscritti e tutelati da ANP, vero e proprio prodromo della situazione odierna, che hanno dato il via al nuovo processo di colonizzazione dei territori del “possibile stato palestinese”.

Il fallimento è nei numeri che vedono Gaza ingabbiata in meno di 360 kmq e la Cisgiordania che perde oltre il 60% dei territori, ora occupati dai nuovi coloni sionisti, e vede la propria popolazione passare da poco più di 143 mila sionisti a quasi un milione, a fronte di circa 3 milioni di palestinesi residenti, il 25% quando erano meno del 5.

In realtà non sono stati patti favorevoli ai palestinesi, a meno che non si voglia considerare il vantaggio acquisito dai collaborazionisti di ANP.

Oggi, però, quel tacito accordo per lo smembramento dello stato di Palestina, finalizzato alla realizzazione di un secondo canale di collegamento tra mediterraneo Gaza e Mar Rosso nel golfo di Aqaba, sotto il totale controllo di Israele e per estensione dei paesi imperialisti, pare essere tramontato.

Si trattava di un progetto realizzato per fare in modo di contrastare gli sviluppi della Belt and Road Iniziative della Cina.

Se, per di più, consideriamo che a Johannesburg, nel vertice dei BRICS di agosto, è stato determinato l'ampliamento dell'organizzazione con 6 nuovi membri e che tra essi ci sono Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi, oltre all'Iran, ecco che prende forma l'incompatibilità di quel progetto rispetto alla realtà odierna...e sono passati solo 5 anni.

Parlando con i compagni palestinesi, con l'organizzazione dei giovani palestinesi in Italia, il messaggio che ci arriva è chiaro: il Popolo Palestinese è unito con i combattenti della Resistenza per la Liberazione della Palestina.

Tutti i palestinesi si sentono parte integrante di questa lotta e la sostengono in tutti i modi possibili. Le nuove generazioni non hanno una connotazione ideologica o religiosa che antepongono alla lotta per la Liberazione della Palestina, e ci assicurano che quanto è successo fino ad oggi non è che solo l'inizio, la battaglia vedrà un solo vincitore.

*Segreteria Nazionale e Responsabile Esteri del Movimento per la Rinascita Comunista.

Nota dell'autore: Il Movimento per la Rinascita Comunista si è costituito ufficialmente a Roma, presso la Sala “Intifada”, a Termini, lo scorso sabato 11 novembre, in un’Assemblea Nazionale che ha visto un centinaio di delegati, in rappresentanza di gruppi, associazioni, movimenti, siti web, giornali di chiara ispirazione comunista presenti e attivi in Sardegna, Sicilia, Calabria, Abruzzo, Molise, Campania, Marche, Toscana, Liguria, Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino. L’Assemblea costitutiva dell’11 novembre a Roma ha rappresentato il punto di approdo di un lavoro volto all’unità dei comunisti e delle comuniste, durato circa due anni e segnato da tre assemblee nazionali e decine e decine di incontri sui territori. L’Assemblea dello scorso 11 novembre è stata presieduta e aperta da Michelangelo Tripodi, del Movimento per la Rinascita del PCI e per l’unità dei comunisti; la relazione introduttiva è stata svolta da Gianni Favaro, presidente nazionale di “Interstampa” e le conclusioni sono state svolte da 
Fosco Giannini, direttore di “Cumpanis” e presidente dell’Associazione Nazionale “Cumpanis”. Circa quaranta delegati, rappresentanti dei gruppi, dei movimenti, dei giornali comunisti che hanno aderito e si sono sciolti nel Movimento per la Rinascita Comunista (MpRC) sono intervenuti durante i lavori dell’Assemblea. Il MpRC si è già dotato di una propria rivista, dal nome “Futura Società” (link per accedere: futurasocietà.com).

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