La vittoria dell'India sui marò
Palazzo Chigi cede nella controversia e rimanda i due militari a Nuova Delhi
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Continuano i colpi di scena nella controversia tra Italia ed India sulla vicenda del processo ai due marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori al largo delle coste del Kerala.
Con una nota di Palazzo Chigi giovedì sera, il governo di Roma ha annunciato che i due soldati torneranno in India per sottoporsi al processo a Nuova Delhi. Saranno accompagnati dal sottosegretario agli esteri Staffan De Mistura, che ha promesso che avranno libertà di movimento all'interno del territorio indiano. Il procuratore generale indiano, Ge Vahanvati ha assicurato all'Italia che i due militari non saranno arrestati al loro arrivo in India e non rischiano la pena di morte.
La decisione italiana è arrivata a ridosso dell'ultimatum del ministro della Giustizia indiano Ashwani Kumar fissato per il 22 marzo. Durante un vertice del partito del Congresso di questa settimana, Sonia Gandhi aveva confermato come il governo appoggiasse la linea dura scelta sulla vicenda dalla Corte Suprema, che, da quando Palazzo Chigi ha deciso di non rispettare gli accrodi sul permesso temporaneo ai du e militari per esercitare il loro diritto di voto, ha tenuto sotto ostaggio l'ambasciatore italiano Daniele Mancini, impedendogli di lasciare il paese.
La Cnn-Ibn, uno dei più influenti mezzi di comunicazione indiana, ha anticipato un possibile accordo intercorso tra i due paesi: i due fucilieri del battaglione San Marco, se condannati, potrebbero scontare la pena in un carcere italiano. Il leader del partito nazionalista indù, Bharatiya Janata Party, Rajiv Pratap Rudy, plaude la pressione di governo e Corte suprema per la decisione italiana, che considera una chiara vittoria indiana.