L'AD al 2024 "Media Cooperation Belt and Road Forum" di Chengdu

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L'AD al 2024 "Media Cooperation Belt and Road Forum" di Chengdu


di Alessandro Bianchi



Nel marzo del 2023, Xi Jinping usava queste parole nel presentare a Pechino l’”Iniziativa di Civiltà Globale: “Il futuro di tutti i paesi è legato strettamente. Le diverse civiltà convivono in modo inclusivo e si scambiano e apprendono, ciò valorizza un ruolo insostituibile nella promozione del processo della modernizzazione sociale dell'umanità e prosperità del giardino delle civiltà mondiali”.

Si tratta della perfetta sintesi dello spirito che ha mosso fin dall’inizio quello straordinario progetto che è la Belt and Road Initiative. Al contrario di quell’occidente, che basa da secoli il suo sviluppo sulla sopraffazione, sul colonialismo, sulle guerre dirette o per procura, al fine di depredare le risorse del Sud del mondo; il governo cinese è impegnato a portare avanti un percorso di pace, non ingerenza, cooperazione e rispetto della sovranità altrui, per la prosperità del “giardino delle civiltà mondiali”.

Una rivoluzione copernicana nelle relazioni internazionali.

Il successo straordinario nei suoi 11 anni in termini di progetti e paesi coinvolti da parte della BRI è la prova più grande di come la maggioranza dei popoli del mondo vuole questo cambiamento.

E' stato, per questo, motivo di grande onore per noi ricevere l'invito e poter partecipare come l’AntiDiplomatico al 2024 Media Cooperation Belt and Road Forum, che si è svolto nella città di Chengdu il 28 e 29 agosto scorso.

Organizzato dal Quotidiano del Popolo, dal Comitato provinciale del Sichuan del Partito comunista cinese e dal governo della provincia del Sichuan, il Forum ha visto la presenza di oltre 200 rappresentanti di 191 organi di stampa di 76 Paesi e regioni diverse. “Abbiamo beneficiato di tanti progetti, non solo scuole e ospedali”, ha dichiarato al forum Sharachchandra Bhandary, direttore esecutivo della National News Agency del Nepal nel presentare il significato della BRI per il suo paese. 

Yong Hong Han, redattrice del Singapore Lianhe Zaobao, ha precisato nel suo intervento che, esaminando i resoconti dei media sulla BRI, l'iniziativa si sia ormai spostata sulle interazioni tra le persone (people to people), a vantaggio della popolazione e della comunità locale. Negasi Ambaye Abay, vice direttore generale dell'Ethiopian News Agency, ha spiegato come: “Data la posizione geografica senza sbocco sul mare dell'Etiopia, iniziative come il progetto Belt and Road sono fondamentali per rafforzare le infrastrutture e la connettività ai mercati internazionali. Sia i media pubblici che quelli privati nel nostro Paese considerano l'iniziativa come fondamentale per la riduzione della povertà e lo sviluppo”.

Il ruolo dei media e think tank è sempre più rilevante nella costruzione della nuova piattaforma delle relazioni internazionali. Lo ha precisato il presidente Xi nel suo discorso per i 10 anni della BRI nel delineare le sfide del futuro. Sfide che non mancano, come ha brillantemente illustrato Stephen Brawer, presidente del Belt and Road Institute in Svezia. "I media occidentali e la narrativa tossica che producono per mettere in cattiva luce la BRI con notizie palesemente false sono oggi il nostro principale avversario". 


I prossimi 10 anni della BRI: il ruolo dei media

I 4 pilastri della “modernizzazione in stile cinese” hanno come obiettivo quello di conciliare lo sviluppo ad alta qualità (il primo punto delineato dal Presidente XI nell’ottobre del 2023 nel forum che celebrava il decimo anniversario della BRI), con la convivenza armoniosa tra uomo e natura, costruendo un destino comune dell’umanità. Si tratta di uno sforzo immane come è emerso nei due giorni di convegno dove si sono alternati interventi volti a delineare un “destino comune” dell’umanità pacifico, solidale, basato su commercio, cultura e sviluppo dei popoli.

Tutto questo richiede la condivisione di impegni e responsabilità.

Occidente e Oriente devono farlo insieme e la BRI è la piattaforma giusta per costruire questi ponti. L’Italia aveva preso la giusta direzione firmando nel marzo del 2019 il Memorandum di adesione sulla nuova via della seta, unico paese del G7. Su decisione imposta dagli Stati Uniti, il nuovo governo italiano non lo ha rinnovato, nonostante gli ottimi risultati in termini di scambi commerciali, turismo ed eventi culturali. La lungimiranza del governo cinese non ha portato a ritorsioni, ma anzi al rafforzamento del partenariato strategico che nel 2024 sta festeggiando i suoi 20 anni, in parallelo ad una data molto importante per le nostre culture millenarie: l’anniversario dei 700 anni della morte di Marco Polo.  

Cultura, pace, sviluppo, rispetto delle diverse civilizzazioni di ogni popolo. “La storia è la migliore insegnante”, affermava il presidente Xi al 1° Belt and Road Forum per la cooperazione internazionale che si è tenuto dal 14 al 15 maggio 2017 a Pechino. E precisava: “Nel perseguire l'Iniziativa Belt and Road, dovremmo fare in modo che, quando si tratta di civiltà diverse, lo scambio sostituisca l'allontanamento, l'apprendimento reciproco sostituisca gli scontri e la coesistenza sostituisca il senso di superiorità. Ciò favorirà la comprensione reciproca, il rispetto reciproco e la fiducia reciproca tra i diversi Paesi.” Arroganza, pregiudizio e odio si innestano quando si vuole imporre la propria storia e cultura agli altri popoli.

I media hanno un ruolo determinante nel trasformare lo scontro ideologico, la rivalità geopolitica e l’odio in pace, cultura, commercio e sviluppo. Questo è il messaggio principale che è uscito dal Forum di Chengdu.



Il percorso che ci aspetta è complesso. In Italia esiste un’agenzia statunitense - Newsguard - che ha il potere di dare bollini rossi a testate regolarmente registrate come l’AntiDiplomatico, determinando la nostra impossibilità di diffondere i nostri articoli su browser, social e motori di ricerca (sempre statunitensi!). Il nostro “crimine”? Non arrenderci all’idea che esista solo la versione del Washington consensus da diffondere, ma voler dare voce ai protagonisti del nuovo mondo multipolare, che vede nella BRI un pilastro fondamentale.  

La narrativa dominante imposta dalle corporazioni mediatiche occidentali, come brillantemente illustrato da Brawer nel suo intervento al Forum di Chendun, non lo rende possibile ed è per questo oggi il più grande ostacolo ad un futuro di relazioni pacifiche nella costruzione del “giardino delle civiltà mondiali”. Ma una buona notizia c’è ed è stato il messaggio che abbiamo ripetuto con forza al convegno di Chengdu nel nostro intervento. I popoli europei sono stanchi delle fake news con cui si cerca di tenere in piedi un sistema fallito e fallimentare. La maggioranza dei cittadini in Europa non vuole guerre, sanzioni, blocchi, ma cultura, pace e sviluppo.  



L’AntiDiplomatico come media partner della BRNN - The Belt and Road News Network - intensificherà la collaborazione con tutti i media del network della BRI nella convinzione che sia la piattaforma giusta per creare la necessaria “cintura mediatica” di protezione contro le menzogne dei media corporativi occidentali. Fake news da cui nascono le guerre ibride e le rivoluzioni colorate contro governi e popoli che non si arrendono alle barbarie del neoliberismo.





L’occidente ha mostrato una via di sviluppo che è risultata iniqua, immorale, inefficace, deprecabile e che ha portato il mondo in un precipizio del quale non vediamo ancora la fine. Nello sviluppo del “giardino delle civiltà mondiali”, abbiamo un’unica via di redenzione possibile: il silenzio. La silente comprensione di quello che sta avvenendo nel resto del mondo è il primo necessario passo da compiere per accedere alla rivoluzione copernicana in atto nel nuovo mondo multipolare, con la BRI piattaforma fondante e fondamentale. 


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