'L'alternativa c'è': il manifesto politico dell'opposizione a Draghi
Una vera e forte opposizione parlamentare a Draghi? Adesso c’è. Ed è una gran bella notizia per tutti quelli che hanno a cuore il futuro dell’Italia, non si arrendono alla deriva neoliberista e vogliono che il paese torni ad essere pienamente sovrano.
E’ stato presentato oggi alla Camera il gruppo di opposizione ‘L’alternativa c’è’, creato dai parlamentari espulsi dal Movimento 5 Stelle perché hanno votato No alla fiducia al Governo Draghi.
Nel rispetto del mandato elettorale vincolato al programma del Movimento 5 Stelle del 2018 votato su Rousseau, piuttosto che restare nel misto senza possibilità di incidere nelle commissioni, hanno scelto di essere "la sponda parlamentare di un più ampio movimento civile e sociale e costituire un cantiere di discussione e azione con formazioni sociali, rappresentanti della società civile, corpi intermedi, associazioni di categoria e mondo del lavoro e dell'impresa".
Aperti dunque alla società civile e punto di riferimento di un confronto sui "temi chiave dell'opposizione" ad un governo che di fatto fino ad oggi non ha opposizione parlamentare tranne quella di FdI. Un’opposizione che si annuncia strumentale agli interessi elettorali del partito guidato da Giorgia Meloni. Un’opposizione che possiamo definire di cartone.
Pino Cabras, Andrea Colletti e Raffaele Trano, durante la conferenza stampa a Montecitorio hanno presentato il loro primo Manifesto, che riportiamo qui di seguito.
‘L’alternativa c’è’ parte dai principi fondanti del Movimento 5 Stelle "delle origini", aprendosi anche fuori dal Parlamento a tutti coloro "che non vogliono morire moderati” e liberali.
Di fatto la nuova componente politica, che si sta strutturando in queste settimane, colma un vuoto democratico di strategica importanza e, al tempo stesso, si assume la responsabilità storica di non consegnare l'Italia a chi vorrà cavalcare strumentalmente la disperata reazione della popolazione ormai allo stremo socioeconomico e psichico.
Altro che TINA (There Is No Alternative) o Mario Draghi; ‘L’alternativa c’è’.
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Primo Manifesto de “L’Alternativa c’è”
I NOSTRI PRINCÌPI
* Ci sentiamo ancora collegati al programma elettorale col quale siamo stati eletti nel marzo 2018 nel M5S di allora e per il quale i cittadini ci hanno accordato la loro fiducia e riposto in noi la speranza di un cambiamento. Vogliamo restare fedeli a tutto questo e considerare il programma del 2018 come base di partenza per ogni ulteriore sviluppo.
* La nostra azione nasce in opposizione al governo Draghi, ma esprime una più generale opposizione ai governi ‘tecnici’ e al ‘vincolo esterno’ dietro cui si nascondono politiche neoliberiste che applicano il darwinismo sociale all’economia e alla vita delle persone.
* Mettiamo al centro della politica la persona, la comunità e l'ambiente, non il mero profitto. La politica, e dunque il controllo democratico, deve tornare a governare la cosa pubblica.
* La nostra collocazione è oltre gli schieramenti di destra e sinistra storicamente determinati, che non bastano più a interpretare la realtà, la cultura e i processi economici e sociali, né la geopolitica. Non ci interessano le vecchie etichette e le finte contrapposizioni che nascondono compromessi, interessi trasversali e grandi ammucchiate. Vale ancora il concetto: “Un'idea non è di destra né di sinistra. È un'idea, buona o cattiva”. Il nostro programma ha come riferimento il popolo sovrano - che è il primo attore dell’articolo 1 e dell’articolo 3 della Costituzione - e crede in un forte intervento dello Stato nella sfera economica e sociale. La libera iniziativa economica è vitale per la nostra economia e va valorizzata, tutelata da monopoli ed eccessive concentrazioni di potere e sostenuta anche tramite il recupero della spesa per investimenti pubblici produttivi, così pesantemente ridotti dai pesanti tagli attuati dai vari governi.
* Nel volere fino in fondo che la nostra Repubblica rimuova gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana, intendiamo fare nostre le migliori acquisizioni culturali, politiche e giuridiche in tema di pari opportunità e di vita indipendente, dalla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità alle strategie che promuovono attivamente la parità di genere, fino alla solidarietà nel rapporto fra generazioni e fra territori.
* Vogliamo essere la sponda parlamentare di un più ampio movimento civile e sociale, per costituire un cantiere di discussione e azione con formazioni sociali, rappresentanti della società civile, corpi intermedi, associazioni di categoria del mondo del lavoro, dell’impresa, dei consumatori e del terzo settore. Un laboratorio di idee ed azioni che abbia sempre al centro l'essere umano quale entità civile e spirituale. Puntiamo a individuare, assieme ad altri soggetti, gruppi di persone autorevoli che compongano dei Comitati dei saggi sui temi chiave dell’opposizione. “L’Alternativa c’è” parte da punti fermi per aprirsi al dialogo libero anche con mondi lontani dal suo luogo di partenza, con chiunque voglia dare piena attuazione ai principi della Costituzione.
I NOSTRI OBIETTIVI
1. Vogliamo un’economia rinnovata, solidale e orientata al benessere umano, materiale, spirituale, e all’interesse pubblico così come a quello privato, purché questo non sia in contrasto con l'utilità sociale e non rechi danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
2. Chiediamo un piano straordinario di indennizzi, riqualificazione e defiscalizzazione in favore di tutte le piccole e medie imprese colpite dalle restrizioni Covid-19, il salario minimo garantito, la lotta al precariato e l’istituzione del reddito universale. Il traguardo è la crescita dell’occupazione, soprattutto giovanile, attraverso lo sviluppo di un servizio ambientale e della digitalizzazione. Particolare cura va rivolta al lavoro delle donne, particolarmente penalizzate dalla Crisi Covid.
3. Siamo per una politica ispirata a un genuino ambientalismo orientato all’armonia, fino a mettere in discussione i dominanti modelli di sviluppo. Il cosiddetto ‘New green deal’ tanto in voga è per molti un “green-washing” che perpetua l’approccio usa-e-getta e il consumo di risorse, la produzione di rifiuti, l’inquinamento e l’entropia dell’ecosistema. Inoltre: massimizzare l’efficientamento energetico, le comunità energetiche e l’indipendenza energetica, la decarbonizzazione, nonché l’economia circolare e gli investimenti per rendere i rifiuti una risorsa. Rilanciare l’impegno per l’acqua pubblica. Zero consumo di suolo e recupero degli edifici abbandonati in tutta Italia. Vivere in armonia con la natura vuol dire avere stili di vita più salutari. Va rispettata profondamente l’interdipendenza tra l’uomo e le altre componenti dell’ecosistema. poiché gli animali non sono oggetti, riconsiderando tutte quelle pratiche che causino sofferenze o pressioni ambientali non necessarie.
4. Il trend della privatizzazione dei servizi sanitari degli ultimi vent’anni va invertito con investimenti nelle 4P (1. Pubblico 2. Posti letto 3. Personale, 4. Prevenzione primaria). La fiducia verso le istituzioni sanitarie va ricostruita con la trasparenza, la digitalizzazione, la tutela della privacy dei pazienti e il benessere organizzativo per sostenere il merito e l’efficienza. Vanno ribilanciate le abnormi spese in marketing delle multinazionali del settore per favorire invece le spese in Ricerca e Sviluppo. Rispetto alla crisi Covid-19 va comparata la risposta del nostro sistema con i sistemi sanitari che hanno dato le migliori risposte nel mondo senza cadere in forme di “società del controllo” e hanno puntato su un’efficace rete di sanità di iniziativa, medicina territoriale e assistenza domiciliare. Va affrontato il tema dell’equilibrio fra competenza nazionale e regionale della Sanità. il PIL di spesa per la Sanità 'pubblica dovrà essere elevato ai livelli di Francia e Germania.
5. Ribadiamo un “no” incondizionato alle politiche di austerity. Chiediamo la revisione dei vincoli di convergenza fiscale economici UE che da decenni concorrono a impedire la nostra crescita economica (dagli anacronistici parametri di Maastricht al loro sviluppo negli accordi successivi, quali quelli del Patto di Stabilità, del fiscal compact e dei regolamenti “six pack” e two pack” regola del 3%). Nel rifiutare strumenti dannosi ed inefficaci come il MES, ribadiamo la massima prudenza verso fonti di finanziamento gravate da condizionalità, specie in presenza di tassi di accesso al mercato particolarmente favorevoli. La Repubblica italiana deve riservarsi ogni mezzo occorrente per affermare senza interferenze la propria Costituzione a tutela dell’interesse pubblico e della collettività.
6. Affermiamo l’importanza del ruolo dello Stato nell’economia, nella tutela e nella promozione dei beni comuni, riportando nelle mani pubbliche tutti quegli asset strategici e i monopoli naturali che, attraverso le privatizzazioni, hanno arricchito pochi individui a discapito di tutti, a partire da Autostrade. Occorre rilanciare la funzione del credito con una banca pubblica degli investimenti e le banche del territorio. Serve garantire che al sistema bancario e finanziario italiano non sia impedita una funzione organica a questo fine, anche tutelando nelle sedi opportune il rilevante investimento che ha attuato in titoli di Stato italiani, difendendo questo interesse nelle riforme che potrebbero limitarlo o penalizzarlo (ad esempio, EDIS). Puntiamo a una piattaforma per far circolare le compensazioni fiscali e attivare nuova liquidità nell’economia reale.
7. Consideriamo della massima importanza il patrimonio culturale materiale e immateriale del paesaggio, di cui siamo eredi e custodi per le generazioni future, riconoscendo alla sua tutela il valore educativo e generativo che la Costituzione gli attribuisce espressamente.
8. Crediamo nella legalità e nell’onestà, anche intellettuale, da promuovere nelle istituzioni, nell’informazione e nella società, con un radicale contrasto alle rendite di posizione e ai legami d’interesse opachi, nonché alle mafie e al loro connubio con i poteri statali e sovrastatali. L’efficienza della Giustizia deve essere un obiettivo da perseguire senza però puntare alla privatizzazione della giustizia civile e della giustizia penale (mediante le depenalizzazioni). Va garantita la corretta gestione dei beni confiscati alla mafia e l’attribuzione a soggetti realmente capaci di renderli produttivi o che ne assicurino un uso destinato a finalità sociali. Rendere centrale nel paese la tutela dei diritti delle persone, siano essi diritti sociali, civili ed economici.
9. In campo Fiscale, vogliamo attuare una riforma fiscale che superi i salti troppo bruschi negli scaglioni delle aliquote per rendere il sistema più progressivo e neutrale. Bisogna migliorare il rapporto tra fisco e contribuente, dare la più alta protezione normativa allo statuto del contribuente, riformare la giustizia tributaria e perseguire la ‘tax compliance’.
10. Per la lotta alla burocrazia, intendiamo perseguire vere politiche di semplificazione amministrativa raggiungendo due obiettivi: ridurre gli oneri di natura burocratica per i cittadini e per le imprese; riorganizzare i procedimenti che conducono all’emanazione dei provvedimenti amministrativi. Occorre aumentare l’efficienza, l’efficacia e l’economicità della P.A. attraverso le prassi migliori e razionalizzando molte norme inutili e frammentate con testi unici comprensibili che diano certezze.
11. La collocazione geopolitica dell'Italia dovrà essere più aperta al multilateralismo. L’ombrello istituzionale che ci lega ai trattati e alle organizzazioni internazionali di cui siamo parte deve affidare più spazio a un ruolo del nostro Paese che preveda più indipendenza e autonomia per l'Italia e l'Europa, similmente ad altri grandi paesi che hanno già ritagliato per sé scelte in controtendenza. Il tema non è più un tabù nemmeno nelle principali cancellerie europee e l’Italia ha una tradizione di protagonismo mediterraneo che conquistò spazi perfino dentro il contesto difficile della Guerra Fredda. Vale ancora oggi.
12. Consideriamo centrali Scuola e Università, da sottrarre ad ogni forma di precarietà e privatizzazione e da adeguare alla media europea in termini di finanziamenti pubblici inclusa la ricerca, fino ad almeno il 6% del PIL. Va superato il modello aziendalistico e verticistico per uno autenticamente ispirato ai principi costituzionali. Tempo pieno, contrasto alle povertà educative e inclusione. Inoltre: contrasto al precariato e valorizzazione della professionalità dei docenti, tutela del diritto allo studio.
Vediamo tanti nipoti di Thatcher che dicono ancora che “non c’è alternativa”.
Abbiamo un’idea e una fede diversa.
L’Alternativa c’è!