L’Argentina di Milei sprofonda nella povertà e nell’inflazione che ha raggiunto il 236,7% annuo

L’Argentina di Milei sprofonda nella povertà e nell’inflazione che ha raggiunto il 236,7% annuo

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di Michele Blanco

L'idolo dei liberisti, dei governi statunitensi e dell'ultradestra il Presidente dell'Argentina Javier Milei, grazie alle sue assurde e inumani politiche, di tagli alle spese sociali, sta conducendo il popolo argentino in un baratro profondissimo. In Argentina oggi una persona su due è poverissima, infatti con la presidenza Milei in pochissimo tempo è passata dal già alto tasso del 41,7% di povertà all'incredibile 52% di cittadini argentini in situazione di povertà.

L'inflazione è schizzata del 94,8%, raggiungendo il 236,7%. La moneta argentina equivale alla carta straccia. Solo una esigua minoranza vive bene ma di contro l'enorme maggioranza delle persone sprofonda nella povertà ed molti sono a rischio di morire di fame. Solo ad agosto si registra il +4,2% d’inflazione i prezzi alimentari sono aumentati molto e l’asado domenicale (la grigliata) per molti è un lontano ricordo.

Con il 94,8% d’inflazione da inizio anno, Milei che ha iniziato il suo mandato presidenziale il 10 dicembre 2023 non ha mantenuto la vana promessa di limitarla anzi il tasso dell’inflazione ha continuato inesorabilmente a salire, del 236,7% cumulata Il tasso tendenziale annuo, in questi giorni, confrontato con lo stesso mese del 2023, è il più alto del mondo. Buenos Aires sembra al centro una capitale europea ma si ritrova con un governo inqualificabile che non riesce a spiegare un tasso di povertà superiore al 50% in una nazione dal glorioso passato di granaio del mondo. E ancora oggi che sarebbe potenzialmente capace di produrre cibo per 400milioni di persone, ma totalmente incapace di sfamarne 46 milioni, gli abitanti dell’Argentina.

Dopo che l’agenzia di stampa Reuters diramasse il dato di agosto dell’inflazione, +4,2% rispetto al mese precedente, superando così le previsioni degli analisti, i siti web dei giornali di tutto il mondo, Wall Street Journal, Financial Times, El Pais, istillavano nuovi dubbi sulle capacità del neoliberista Milei, il ruggito del Leon, questo è il suo soprannome, pare già molto rauco. Sì, perché Milei lo aveva promesso in campagna elettorale, il giorno del suo insediamento, il 10 dicembre 2023, e poi ribadito spesso in questi nove mesi di malgoverno che: «L’inflazione è un ricordo del passato», «l’ho già sconfitta», «è un disastro che riguarda il governo peronista che mi ha preceduto». Invece al contrario, il dato implacabile dei prezzi al consumo, l’indice che racconta meglio la corsa dei prezzi, spiega che negli ultimi 12 mesi l’inflazione è stata del 236,7%, un livello superiore anche alle peggiori previsioni. Gli analisti avevano previsto un +3,9% e invece la battaglia campale di Milei contro l’inflazione incassa una sconfitta pesante.

Le manifestazioni di piazza che si susseguono con regolarità a Buenos Aires e in altre città argentine sono partecipate, sempre più, da una classe media scivolata nella povertà, che lo aveva potato, le rilevazioni dell’Indec (l’Istat argentino) spiegano perché : un chilo di patate 1,33 dollari, con un aumento del 40% rispetto a unmese fa. Carne, latticini hanno raggiunto prezzi esorbitanti in un Paese dove le pensioni medie, non le minime, si aggirano attorno ai 300 euro al mese.

Da gennaio a oggi l’inflazione è cresciuta del 94,8 per cento. L’asado, la grigliata domenicale, un momento topico nell’antropologia della famiglia argentina, non è più alla portata di tutti. I negozi vendono merce sfusa, perché la confezione intera è troppo cara per la clientela. I prezzi sono spesso scritti sulle lavagnette anziché sui cartellini, perché cambiarli troppe volte alla settimana sarebbe costoso. Persino il caffè diventa un bene di lusso: 4 euro per 100 grammi. La nota più dolente riguarda però, oltre alle bollette di luce e gas, l’impennata dei prezzi dei medicinali, in alcuni casi quintuplicati. Tutti sanno che: «Milei ripete ossessivamente la parola “libertà”» una libertà senza cibo per milioni di argentini. La povertà, secondo Indec, ha raggiunto il 52% della popolazione l’indigenza è 17,9%, si tratta di persone che soffrono la fame non trovano cibo.

Alla fine del 2023 i poveri erano il 41,7% e gli indigenti l’11,9 per cento. Milei malgrado questa terribile situazione sociale ha i media nazionali che lo appoggiato. I mezzi d’informazione controllati da pochi e di proprietà di persone ricche affermavano che le politiche neoliberiste avrebbero portato a una rivoluzione economica, in tempi brevi. Ma i tanto decantati risultati tardano ad arrivare, anzi. Qualche mese fa Milei ha incassato, secondo lui, alcuni risultati positivi: la riduzione del deficit fiscale, conseguente ai tagli di spese nel comparto della sanità, scuola e pubblica amministrazione. Per questo ha potuto annunciare che nel primo trimestre del 2024 l’Argentina ha registrato un avanzo primario. Ma saranno le classi medie che lo hanno votato i primi a pagarne dazio.

Oggi la verità sta inesorabilmente emergendo, persino il Fondo monetario internazionale, con cui Milei negozia e rinegozia prestiti di decine di miliardi di dollari, ha lanciato un allarme, poche settimane fa: «È importante che il peso delle riforme non cada in modo sproporzionato sulle famiglie lavoratrici». Il Pil del 2024, secondo le previsioni del Fondo, subirà una contrazione del 2,8 per cento.

Già qualche settimana fa il Financial Times, tempio indiscusso del liberismo economico, ha scritto: «Il sogno dell’anarco capitalista Milei si scontra con la realtà argentina». Speriamo che prima possibile gli argentini possani tornare al voto per fermare questa vera e propria deriva per l’intero popolo argentino. In caso ci saranno nuove elezioni, sicuramente, la propaganda di pagliacci neoliberisti non avra più presa sull’elettorato della classe media, anche perché la classe media è diventata povera.

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